Con le giapponesi in difficoltà e KTM ancora alle prese con qualche problema di gestione piloti, secondo molti la vera anti-Ducati è l’Aprilia. La moto c’è e nel paddock è opinione comune che la RS-GP sia quella che, in termini di performance, si avvicina di più alla Desmosedici e adesso c’è anche una struttura che sembra realmente pronta a vincere, oltre a un team satellite con solide basi finanziarie che potrà contribuire allo sviluppo dei prototipi. Quello che manca, semmai, è una coppia di piloti costanti, ma il 2024 potrebbe segnare qualche cambiamento in vista della stagione successiva, visto che scadranno i contratti sia di Aleix Espargarò sia di Maverick Vinales.
A Noale, insomma, sognano in grande e per il marchio italiano, che ha vinto tantissimo nelle corse, manca solo il “trofeo grande” della MotoGP. E’ lì che sono concentrate tutte le energie dell’azienda, anche se ultimamente si parla con sempre maggiore insistenza della possibilità di un ritorno in Superbike. E se le porte fino a qualche tempo fa sembravano chiusissime, adesso sembra che a Noale ci stiano pensando davvero. A patto, però, che la Superbike cambi le sue regole e che Dorna decida di differenziare concretamente i due mondiali. Massimo Rivola, CEO di Aprilia, lo ha più volte lasciato intendere e ora l’ha detto anche chiaramente, in un’intervista di Simon Patterson per SpeedWeek.
“Siamo in un momento di revisione delle regole e dovrebbe essere una occasione – ha spiegato – La Superbike non può essere una Serie B della MotoGP”. La preoccupazione di Rivola, infatti, è che la necessità di ridurre le potenze in MotoGP porti a un livellamento rispetto al campionato delle derivate di serie e, quindi, a due mondiali in cui uno è la brutta copia dell’altro. "Rendere le MotoGP troppo lente non è intelligente – ha tuonato - Non possiamo essere più lenti delle superbike e l’unico futuro che vedo per il mondiale delle derivate di serie è quello di avere le stesse regole della Superstock”. Le moto, insomma, dovrebbero essere realmente identiche a quelle che i vari costruttori mettono a listino, con Rivola che si lascia chiaramente sfuggire anche quello che sembra a tutti gli effetti un attacco a Ducati: “E’ ridicolo permettere che moto da 45000 Euro competano contro moto da 25000 Euro”.
L’idea è quella di mettere un tetto e di restare più fedeli possibili a ciò che realmente gli appassionati trovano dai rivenditori e nelle concessionarie. “Le moto dovrebbero mantenere lo stesso nome – prosegue il CEO di Aprilia – dovrebbe bastare svitare gli indicatori di direzione, gli specchietti retrovisori, la targa e poi correre. Questo è il messaggio che ogni produttore vuole trasmettere perché così potrà vendere le moto". Se si lavorerà in questa direzione, quindi, Aprilia valuterà di tornere davvero in Superbike, al di là della regola sulla cilindrata che al momento impedisce alla RSV4 di essere sulla griglia del mondiale delle derivate di serie, con Rivola che conclude: “A noi non interessa il Mondiale Superbike perché, come ho detto, al momento sembra un campionato di serie B della MotoGP, ma se stabiliscono regole giuste, allora saremo felici di esserci anche noi. Per ora abbiamo omologato la 1100 per l'Endurance perché crediamo sia una classe in cui vale la pena essere presenti”.