Marc Marquez non vinceva da millequaranta e fischia giorni. Un lasso di tempo lungo quasi tre anni nei quali si sono corse un’ottantina di gare della MotoGP (Sprint Race comprese), che non sempre hanno visto il numero 93 tra le caselle della griglia di partenza (per diplopia, reiterate operazioni a spalla e omero, infortuni vari). Eppure questa sorta di maledizione Marquez sembra volersela tenere stretta ancora per un po’, prolungarla per un’ulteriore notte: oggi ad Aragon ha dominato la Sprint Race, ma nei libri di statistica e anche in quelli di storia si leggono solo i dati relativi alle gare lunghe, che scattano di norma domenica alle 14.
“Il team era euforico e io dicevo ‘ma è solo una Sprint’, loro giustamente mi rispondevano ‘da qualcosa si deve partire’. Hanno ragione, è la mia prima vittoria al sabato. In Austria avevamo già avuto un bel weekend in termini di feeling, qui ci siamo confermati. La storia dei 1042 o 1043 giorni dobbiamo chiuderla domani, che è il giorno più importante” – confida Marc Marquez ai microfoni di Sky, come se al traguardo del suo commino verso la redenzione mancasse ancora un gradino, un passo, una curva.
Quella di Marc è una redenzione da un periodo lungo sportivamente infelice. Un capitolo che potrebbe chiudersi definitivamente nel deserto dell’Aragona, dove l’otto volte campione del mondo – tra l’asfalto nuovo e scivoloso e la pioggia sabbiosa caduta nella notte tra venerdì e sabato – ha trovato terreno fertile per esprimere al massimo il suo talento e guidare in una maniera che gli altri sette ducatisti della top class non riescono nemmeno lontanamente ad emulare. “Marquez in due o tre punti della pista riesce a curvare a sinistra con tanto angolo di piega, senza che la sua moto inneschi chissà quali movimenti”, ripetono Bagnaia e Martín quando vengono interrogati sui pesanti distacchi rifilati dal 93, che si è messo tutti dietro in entrambi i turni del venerdì, nelle qualifiche del sabato mattina, negli undici giri della Sprint Race pomeridiana. “È un mix di condizioni che mi consente di essere così veloce qui ad Aragon” – spiega Marc. “È un circuito che mi piace, che gira a sinistra. Siamo su un asfalto che dopo la pioggia di stanotte è diventato molto scivoloso. Io questa stagione faccio fatica con l’anteriore che spinge in frenata, ma su questa pista non lo sento e guido facile. È una cosa che tuttavia dobbiamo capire per il prossimo anno”.
Marc Marquez vorrebbe che aspettassimo le ore 15 di domenica per scrivere che sì, è davvero tornato. Il suo weekend ad Aragon, fin qui, somiglia terribilmente ad uno di quei suoi fine settimana da killer seriale, quelle giornate pre Jerez 2020 (rottura dell’omero) in cui tutti i suoi avversari entravano in pista consapevoli che per loro ci sarebbe stata possibilità di vita solo dalla seconda posizione in giù. Di certo Marc è tornato quello di un tempo sulle piste sinistrorse, come Aragon, dove i rivali guardano con un certo imbarazzo i suoi dati: vedono cosa fa, ma non capiscono come fa. Una superiorità talmente evidente che sembra impossibile immaginare la prima domenica di settembre, anno del Signore 2024, senza Marc Marquez sul gradino più alto del podio di Aragon. Per questo motivo lui non smette di puntualizzare: “Sono contento ma concentrato, voglio finire il lavoro per bene domani”.
Eppure l’occhio lucido di Carlo Merlini al muretto box Gresini, la gioia di Nadia Padovani che - affacciata sul rettilineo in corrispondenza della bandiera a scacchi - grida ‘è arrivata finalmente’, lasciano intendere che – se anche Marquez non dovesse vincere il Gran Premio dell’Aragona – il capitolo più oscuro della carriera del 93 possa già considerarsi concluso. Una sensazione che si riflette sul viso di Marc mentre viene premiato con la medaglia d’oro: disteso, snodato, improvvisamente liberato da un peso che si misura in tonnellate di giorni senza poter dire ‘ho vinto’. Così nel paddock non si perde tempo e, a Marquez, viene domandato se – continuando per i prossimi mesi sull’andazzo di Aragon – non sia azzardato fare un pensierino al titolo mondiale: “Mi piacerebbe rispondere di sì, di sentirmi ancora in lotta. Ma un weekend non fa una stagione, dobbiamo trovare la costanza. Mi piacerebbe essere come Pecco, che fa fatica un weekend ma va forte per gli altri dieci”.
Mentre un otto volte campione del mondo aspetta domenica per dirsi risorto, sotto il podio della Sprint di Aragon la gente si accalca e urla un solo nome. Ci sono due giovani spagnoli rampanti e un terzo che - da posizione rialzata - ride, alza le braccia al cielo, accenna passi di danza. La MotoGP è di nuovo ai piedi di Marc Marquez.