Franco Morbidelli dopo la Sprint Race del Mugello si presenta in sala stampa mentre un gruppo di giornalisti è impegnato ad ascoltare le dichiarazioni di Pedro Acosta, un altro a domandare curiosità ad Aleix Espargaró e registrare le sue risposte. Qualcuno si defila e, dirigendosi verso Morbido, gli stringe la mano: "Bella gara Franky". Franco ringrazia posatamente, abbozza un sorriso cordiale e si siede ad un tavolino libero, in attesa che i colleghi finiscano di parlare e che i giornalisti si riversino da lui. Dalla tasca dei pantaloncini estrae il telefono, clicca sul sito ufficiale della MotoGP - salvato tra i preferiti del browser di ricerca - e tocca nuovamente lo schermo in corrispondenza della voce "Analysis", dove si apre un file lungo una decina di pagine in cui sono elencati con un certo criterio tutti i tempi fatti segnare da ciascun pilota nella Sprint Race. Franco scrolla lentamente, guarda gli intertempi dei primi classificati, dal T1 al T4, per dodici giri. Siamo piuttosto sicuri che, se il dovere mediatico non avesse richiamato Morbidelli all'ordine, lui avrebbe moltiplicato questa operazione per tutti i diciannove piloti che oggi hanno tagliato il traguardo della Sprint toscana.
Franco studia, a fondo, e non si lascia andare ai facili entusiasmi di quella che è stata la sua migliore giornata stagionale. Ha dominato il Q1 firmando temporaneamente il record della pista di tutti i tempi del Mugello, ha agguantato la sesta casella in Q2, sta risolvendo gradualmente le difficoltà nel time attack e anche quelle in partenza. Allo spegnimento dei semafori della Sprint ha perso solamente due posizioni, poi - tra cadute e sorpassi - ne ha guadagnate quattro, chiudendo ai piedi del podio. Il ritmo del numero 21 è stato il miglior segnale della sua giornata: al penultimo giro ha siglato un 1'46'384, che tutti tranne Pecco Bagnaia e Marc Marquez gli invidiano. "È il più bel giorno sulla Ducati? Sì sì - risponde Franco - da quando ho iniziato la mia parentesi con Pramac ogni giorno è stato il più bel giorno sulla Ducati, quindi vuol dire che sono stati un sacco di bei giorni (sorride)".
Franco è salito per la prima volta sulla Ducati GP24 tre mesi fa, mentre i suoi compagni di marca - con quel prototipo - avevano fatti i solchi nei test invernali. Morbido in quel momento era in ospedale, a curarsi dopo un volo tremendo che - durante un allenamento di inizio febbraio - lo aveva lasciato privo di conoscenze nel ghiaione di Portimao. Oggi Morbidelli è nuovamente nella mischia, nonostante gli anni complicati in Yamaha, le paure di non trovare più posto in MotoGP e di non sentirsi più se stesso - un campione del mondo - in sella. Franco è lì vicino al podio - alle spalle di Bagnaia, Marquez ed Acosta - nonostante l'espressione non sia ancora quella serena del 2020 e il passo sia vistosamente claudicante. "Che voto mi do per oggi? Un bel sette, c'è ancora margine per arrivare alla vittoria. Alla moto e al team do dieci". In questa frase c'è tutto Franco Morbidelli, che è attento a quello che fa, a ciò che dice, a come lo dice, a chi gli sta attorno. C'è il Morbidelli che in molti frangenti esprime qualcosa di molto più profondo dell'analisi del passo gara della Sprint Race, prima di tornare umilmente alla dimensione che gli sta più a cuore, quella di un pilota - di uno sportivo - che pensa a far bene il suo mestiere. Franco non ha vinto, ha fatto quarto. Per questo oggi si da un bel sette, niente di più. E poi chissà, c'è ancora margine. "Costruisci mattoncino su mattoncino, sorridi, rispondi sempre educatamente e quando puoi, senza esagerare, goditela. Perché tutto sommato al Mugello è stata una gran bella giornata". È un mantra silenzioso che ronza nella testa di Franky e che andrebbe insegnato nelle scuole. Presto, probabilmente, questa MotoGP farà molta più attenzione a Franco Morbidelli.