Noriyuki Haga è la prova che il motociclismo è uno sport vagamente artistico, perché non consacra i suoi eroi esclusivamente sulla base dei risultati ma li sceglie per indole, talento e genialità. Kevin Schwantz e Marco Lucchinelli, un solo titolo mondiale a testa, condividono il titolo di leggenda delle due ruote. C’è chi ha vinto molto di più, ma nessuno ha mai perso come loro. Nitronori Haga un mondiale non lo ha mai vinto ma è sempre stato lì, mentre ci si rendeva conto che qualcuno aveva buttato via lo stampo dei piloti alla sua maniera. Vedi il video di Haga che spiega alla giornalista il suo allenamento per correre a trecento all’ora e ridi. Lo rivedi e ridi di nuovo e, quando qualche percorso dell’internet ti porta a vederlo ancora, finisce che ridi ancora.
Ma lì c’è anche tutta la filosofia dei piloti di una volta, quelli che ci mancano di più. Che Haga sia riuscito a riassumerla in due parole è quasi un miracolo. Anche se dice “Allenamento solo chiavale” con accento giapponese, potrebbe aver detto: “Guardi, io corro per passione e ho del talento per farlo. Ma non mi prendo troppo sul serio, non prendo sul serio nemmeno queste interviste. Ho imparato ad andare forte senza sapere cosa fosse la telemetria. Non vado in palestra, non ho il mental coach. Ho il polso pesante e nessuna paura di non invecchiare”.
Erano altri tempi, c’erano più soldi e le gare le trasmettevano in chiaro. La7 per la Superbike, Italia1 per la MotoGP. Noriyuki Haga ha rischiato più volte di vincere il mondiale e quando si è presentato al GP del Giappone della 500, per una wildcard, ha chiuso sul podio. Ha vinto le 8 Ore di Suzuka assieme a Colin Edwards, ha corso con la Yamaha R7 quando gli altri avevano guidavano i mille. Ha combattuto con i grandi insomma, spesso vincendo, ma non ha mai avuto quel colpo di fortuna che nel motorsport ha sempre fatto la differenza.
Così sono le corse, e questo lo sa anche lui. Però alla gente, del titolo, non gliene può fregar di meno. È Nitronori Haga, the one and only, ed è pieno il mondo di piloti che mettono il 41 sul cupolino in suo onore, che guardano i suoi video e ricordano le sue gare. E che, soprattutto, si dimezzerebbero lo stipendio per avere un po' del suo genio.
Tanti auguri Noriyuki, non cambiare mai.