Una lunga intervista, sul canale ufficiale della Superbike, per raccontare un po’ della sua straordinaria carriera, della battaglia che sta combattendo contro il Parkinson e, soprattutto, del futuro della Superbike. Perché Pierfrancesco Chili è una istituzione nel mondo delle derivate di serie ed è proprio a lui che si sono rivolti quelli di worldsuperbike.com per scaldare un po’ l’ambiente prima della prima bandiera a scacchi.
Soprattutto ora che lo stesso Chili è tornato ad entusiasmarsi per un campionato che magari non è sui livelli di adrenalina e spettacolo dei suoi tempi, ma che inizia a dare qualche segnale di significativa ripresa. “Lentamente – ha detto in perfetto stile Chili, senza girarci troppo intorno – sto tornando ad appassionarmi nuovamente al World Superbike! Ora vedo che ci sono dei piloti italiani che stanno venendo su bene, soprattutto Michael Ruben Rinaldi. Lo conosco dai tempi del CIV in Moto3 e già allora era un pilota molto valido. Ora è chiamato a compiere l’ultimo step e a vincere delle altre gare. Nel team ufficiale può sentire tanta pressione e quindi avrà bisogno di un buon feeling con il team. Poi vedremo come andranno le cose. Jonathan Rea, invece, è incredibile. Due anni fa contro Bautista ha dimostrato a tutti che ha ancora tanto da dare. Grazie al grande lavoro dentro e fuori dalla pista ha vinto il titolo. Nel corso della mia carriera non ho mai visto nulla di simile. Per me solo Jonny può battere se stesso. Anche Scott Redding ha una mentalità forte ed è molto veloce ma se dovessi scommettere punterei su Jonny!”.
Il presente e un avversario di nome Parkinson
La Superbike, quindi, sta tornando a divertirlo dopo anni bui. Anni in cui anche la vita privata di Frankie Chili, come aveva raccontato proprio a noi di MOW nel settembre scorso, ha subito anche uno scossone di quelli che stordirebbero chiunque. Chiunque, ma non lui: “All’inizio è stata dura da accettare – ha ribadito nell’intervista dell’organo di informazione ufficiale della SBK - ma ora provo a controllare questa malattia con le pillole e le medicine. Sento meno energia ma mentalmente sono ancora preso da tante cose, quindi questo mi permette di restare impegnato”.
Spirito del pilota: mollare mai. E di Chili in particolare, come lui stesso ha ammesso, raccontando alcuni aneddoti della sua pazzesca carriera. Anche perché non basta smettere di correre, quando le corse in moto sono state tutta la tua vita, per pensare e agire da “pensionato”. “Ho smesso nel 2006 – ha aggiunto - Nell’ultimo anno della mia carriera ero molto deluso dato che mi ero rotto il bacino e non riuscivo a essere veloce come prima. Ero molto dolorante. Da solo non riuscivo a mettermi e a togliermi la tuta, mi aiutava mia moglie. In pista nelle chicane ero molto lento e arrivato all’età di 42 anni non volevo andare avanti così. Sogno ancora che devo prepararmi per un weekend di gara. Ma fortunatamente sono solo sogni!”
Gli avversari di una vita e quella volta che ha curato le fratture con i kiwi
Una carriera così lunga è stata piena di momenti grandiosi e memorabili. Gli avversari incontrati, e a volte anche battuti, sono stati i più forti della storia della Superbike, ma non mancano gli aneddoti che ancora oggi generano risate. Come quella volta nel 1996. “Si correva a Monza – ricorda - ma la settimana prima mi ero già rotto una mano e un piede nel campionato italiano. Per combattere l’infiammazione utilizzavo un pacchetto di kiwi dato che hanno un effetto antinfiammatorio. Dopo le prove ho messo la mano e il piede in una scatola di kiwi! Vinsi nonostante un errore e rimasero tutti sconvolti. L’adrenalina era incredibile e mi sono dimenticato di tutto il dolore che avevo all’inizio!”.
Dietro di lui, quella volta a Monza, anche king Carl Fogarty, che è stato il suo grande rivale. “Ma adesso siamo amici – racconta – Siamo arrivati alle mani in pista, ma c’è grande rispetto tra di noi, anche se su quella rivalità ci giochiamo ancora. Una volta, ad un evento, ci hanno pure regalato i guantoni da boxe per ironizzare sulle nostre liti del passato. Carl Fogarty non aveva una grande tecnica in sella alla moto ma riusciva sempre a essere forte. Haga, Troy Bayliss, Troy Corser sono stati gli altri che con Chili hanno dato vita alle bagarre più belle, “ma ce ne son stati tanti veramente forti e, nonostante questo, sono riuscito a vincere per diciassette volte”.
Anche contro Colin Edwars, con cui ha un ricordo speciale. “Ho vinto a Monza, Brands Hatch, Donington Park e Assen – ha concluso Chili - ogni volta ho dovuto lottare con qualcuno di diverso. Sono state tutte delle grandissime gare. Nel 2000 ho vinto a Monza per l’ultima volta; in Gara 1 Colin Edwards ha iniziato a prendere un gran margine di vantaggio ma sono riuscito a riportarmi sotto. A due giri dalla fine alla prima chicane era dietro di me e ho pensato ‘come fai a essere qui?’ ma ho vinto io e lui era molto arrabbiato!. Gli ho spruzzato lo champagne, la sua bottiglia invece si è rotta e anche per questo motivo era arrabbiato. Per me è stato un momento molto divertente! In Gara 2 a mezzo giro dalla fine all’uscita dalla Lesmo 2 ho commesso un errore e sono andato largo. Nonostante fossi arrivato secondo, sono rientrato in pitlane senza vestiti con addosso solo le mutande e il paraschiena! Mi sono divertito davvero tanto in quel periodo nel WorldSBK! Per me è stato fantastico, in pista c’erano nomi molto importanti e inoltre amavo i tifosi!”.