Nel caldo infernale di Jerez abbiamo visto un pilota restare sulla moto mentre piombava sulla sabbia a 150 km/h. Abbiamo visto un pilota sfilare fin quasi all’ultima posizione e poi risalire, avversario per avversario, fino ad un passo dal primo. Fin qui è cronaca di un’impresa epica, di quelle che solo il dottor Costa saprebbe raccontare con le giuste parole. Il resto, invece, è cronaca della fallibilità degli uomini. E dei piloti. Pure quando si chiamano Marc Marquez, pure quando stanno per fare qualcosa che autorizzerebbe l’appellativo di dio della motocicletta. Ci sta. Succede.
E per quelli che dicono che Marquez avrebbe dovuto accontentarsi siamo andati a cercare Pierfrancesco Chili: uno che ha vinto, ma che ha vissuto il motorsport anche da una cabina di commento, uno che non ci gira intorno mai e dice sempre quello che pensa. “Marquez doveva chiudere il gas e accontentarsi? – dice Chili cambiando tono di voce – Non scherziamo! Chi si pone queste domande passa troppo tempo davanti alla televisione o, peggio, troppo tempo ingobbito sui social. Le moto sono un’altra cosa. Non scherziamo davvero”. Chili lo ripete due volte, poi si ferma un attimo e offre uno spunto di riflessione: “La gara di ieri senza Marquez sarebbe stata una rottura di scatole assoluta. Per carità, bravo Fabio Quartararo e complimenti a lui, a Andrea Dovizioso e a Franco Morbidelli, ma senza Marquez ci saremmo divertiti? Quello che stava per riuscirgli è qualcosa di incredibile. E quello che ha fatto è incredibile lo stesso anche se non gli è riuscito fino in fondo”. Insomma, viene da chiedersi, a questo punto, se quelli che oggi predicano la teoria della prudenza avrebbero cambiato canale ieri nel trovarsi ad assistere ad una gara di prudenti in pista. Con Chili che, poi, parte con i ricordi: “Ho vinto – ha raccontato – la mia ultima gara a 40 anni, qui a Misano. Avevo avuto un problema con le gomme ed ero molto indietro. Poi le cose hanno iniziato a girare per il meglio e in gara ho sorpassato gli avversari in una rimonta forsennata. Fino a quando ho visto davanti a me la sagoma del primo. Nel frattempo, un giornalista ai box ha intervistato qualcuno del team che si diceva sicuro che Chili avrebbe usato l’intelligenza essendo ormai al secondo posto. Quel qualcuno sbagliava. E non mi sono certo chiesto se ero intelligente: a metà dell’ultimo giro ho fatto il mio sorpasso e sono andato a vincere. E guai se non c’avessi provato. Certo, poteva andare male, come male è andata ieri a Marquez. Un pilota lo sa. E chi oggi fa dietrologia farebbe bene a stare zitto. Perché a Marquez dobbiamo solo dire grazie per la gara di ieri e augurare di tornare prima possibile”.
E’ l’unico augurio che deve farsi chi ama davvero questo sport, a prescindere dal tifo. Perché uno così è lì che deve stare. Anche quando ci fa arrabbiare, anche quando fa cose che lo rendono decisamente antipatico. Diciamolo chiaramente: possiamo discutere sui comportamenti, ma Marquez è un fenomeno senza tempo e chiunque vincerà il mondiale quest’anno (Quartararo o Dovizioso?) dovrà sapere che prima di tutto è stato Marquez a perderlo (ammesso che lo perda). Tutti quelli che da ormai un giorno intero commentano sui social che avrebbe dovuto accontentarsi, che avrebbe dovuto chiudere il gas, farebbero bene a prendere coscienza di una cosa: un bel tacer non fu mai scritto. Perché chi vuole un mondiale fatto con quelli che vanno piano e si accontentano, dovrebbe attrezzarsi e organizzare un campionato del mondo di impiegati statali su sedie da ufficio (dotate di freni e schienale massaggiante). Le moto sono per la bagarre. Per provarci sempre. Non lo diciamo solo noi, lo direbbe qualunque pilota ha provato almeno una volta sulla sua pelle il gusto della vittoria. E, ancora di più, quelli che hanno provato il gusto orgasmico della vittoria al termine di una impresa epica. Non è un caso se Valentino Rossi (uno che di rimonte ne sa qualcosa, guardate il video) ieri s’è praticamente spostato quando è arrivato Marquez: “Andava così forte che non avrebbe avuto alcun senso provare a resistergli. Quando un pilota ha quel fuoco, ne ha di più e tu ne hai di meno è inutile opporsi”.