A caldo dell’asfalto ancora rovente di Jerez che cosa ci viene da dire mentre sul podio suona ancora la Marsigliese? Prima di tutto che avevamo ragione: Fabio Quartararo fa veramente paura. Ma è umano anche lui e su quel gradino più alto c’ha anche fatto vedere una lacrimuccia. E poi che Marc Marquez non è Dio. Il dubbio che lo fosse c’era venuto dopo pochi giri, dopo, cioè, che era riuscito a mantenere sulle ruote la sua Honda HRC e poi a guadagnare un secondo al giro fino a risalire in terza posizione, passando gli avversari come fossero birilli. Fino alla caduta che gli è costata una frattura dell’omero e che potrebbe aver lesionato anche il nervo radiale.
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Dispiace, perché le imprese epiche (e pure al limite della correttezza, visto il suo modo di sorpassare) sono sempre belle da raccontare e la rimonta che aveva messo in piedi, per come l’aveva messa in piedi, sarebbe entrata di diritto nelle pagine di storia. Ma Marc Marquez non è Dio, ora è chiaro, e ora probabilmente non sarà nemmeno il prossimo campione del mondo.
Senza togliere nulla agli indubbi meriti di Quartararo (e già detto che Marquez stava per fare il miracolo), ci viene da aggiungere che il vero vincitore di questa giornata è italiano, cavalca una Ducati e risponde al nome di Andrea Dovizioso. Non si può dimenticare che appena una manciata di giorni fa il forlivese ha subito un intervento chirurgico in seguito all’infortunio alla clavicola rimediato durante una gara di cross. E non si può dimenticare nemmeno che Jerez non è mai stata la sua pista preferita. Invece, zitto zitto e quatto quatto ha messo i suoi stivali sul podio. Candidandosi ufficialmente, come avevamo ipotizzato, anche per il prossimo titolo mondiale - per altro in un momento in cui si trova a dover dimostrare, telenovela del post quarantena, di meritare il rinnovo del contratto e alle sue condizioni. Dovizioso è un ragionatore, un calcolatore, uno che anche l’impresa epica fatta oggi la fa passare come una roba da mediocri. E questa, forse, sarà la chiave per fare veramente bene in questo mondiale così strano. Lui sta lì, le gare sono poche, chi sbaglia paga più del solito… e chi si accontenta, alla fine, gode!