Manca qualche giorno e basta. Per fortuna. L’attesa è quasi finita. Ma questo non sarà un campionato come gli altri, ma non per la mancanza del pubblico, degli ospiti o per il periodo che stiamo vivendo. La grande particolarità di questa campionato è che quest’anno sarà in versione short, un calendario serrato, una gara dietro l’altra, estenuante per i piloti, per tutti. Sarà, e arriviamo subito al punto, una stagione più lenta delle altre. Siete d’accordo? Vediamo il perché.
In un campionato che sarà veloce i piloti andranno piano. Sembra un ossimoro ma pensateci: ci sono meno gare (tredici) tutte ravvicinate, senza pause, senza la possibilità di pensare, di staccare, di riformattare mente e corpo, e moto, e di ricominciare. Sarà un campionato corto che non aspetta nessuno ed è per questo che corriamo il rischio di non assistere a record della pista, giri veloci mai visti o sorpassi fuori di testa. Nessuno potrà permettersi di sbagliare. Chi dovesse incappare in un incidente, anche banale, e farsi male non salterà soltanto un gran premio o due con la possibilità di rifarsi in quelli successivi, ma potrebbe saltarne quattro o cinque e la possibilità di recuperare punti in così poco tempo e poche gare a quel punto è davvero complicato, se non impossibile e il Mondiale sarebbe compromesso. È vero, parliamo comunque di piloti che giocano i jolly della vita anche in allenamento tra enduro, motocross e dirt track, ma si tengono sempre un po’ di fortuna in tasca, perché non si sa mai quello che può succedere in pista. Ed è per questo che quest’anno assisteremo a un Marquez più parsimonioso, a un Quartararo diversamente Diablo e un Miller meno cowboy. Però questi tre, Marquez in testa, non sono così abituati a sapersi controllare.
Sarà un Mondiale più noioso e brutto? No. Anzi. Magari sarà meno veloce e aggressivo, ma proprio per questo i candidati alla vittoria possono essere i piloti strateghi, vedi Dovizioso o Valentino. Piloti che sanno guidare nel mondo più sicuro e allo stesso tempo proficuo. Sarà un mondiale per ragionatori, meno istinto e più cervello, meno follia e più tattica, che spesso - in queste ultime stagioni - non ha pagato in termini di successi, ma in questo strano, regolare e differente Motomondiale 2020 potrebbe invece fruttare. Prepariamoci quindi a guardare gare con pochi sorpassi, quasi nessuno al limite, quasi nessuno da segno della croce, quasi nessun record della pista e quasi nessun jolly della vita. Ma prepariamoci anche a essere smentiti. Tutto sommato, stiamo parlando di motociclismo. E infine, sia Dovizioso sia Valentino avranno uno stimolo in più, perché il primo è l’unico big a non avere ancora una moto per il 2021 nonostante tutto quello che ha dimostrato in Ducati e il secondo per lasciare Yamaha ufficiale ristabilendo gli equilibri. Dovi e Vale di carattere sono duri. Nelle difficoltà non sono di quelli che mollano, né di testa, né di polso. E magari li ritroveremo come ad Assen 2018...