Mentre guardavo la partita tra Milan e Bologna, per cui mi erano già bastati i primi 45 minuti per verificare l’incredibile stato di forma della squadra rossonera, mi sono imbattuto in un tweet di Andrea Saronni che più di tanti altri mi ha fatto riflettere sulla recente metamorfosi del Diavolo: "Divertirsi guardando il Milan. Incredibile ma vero". Dopo aver fatto penare i propri tifosi per mesi, dopo aver esaurito già dopo poche giornate le scorte di pazienza previste per l’intera stagione, la squadra allenata da Pioli sta mostrando la sua versione migliore in questa seconda fase di Serie A che è di fatto un campionato 2.0. Il miglior attacco nelle ultime otto giornate (25 gol, meglio anche di Atalanta, Inter e Sassuolo!), le cinque reti al Bologna con cinque marcatori diversi come non accadeva dal 2013, l’exploit all’Olimpico contro la Lazio seguito dalla rimonta vincente contro la Juventus sono solo alcuni dei segnali più evidenti di quello che sta vivendo il Milan in questa nuova fase, un cambio di passo oggettivamente inconfutabile. Ma com’è possibile che in pochi mesi sia avvenuta una trasformazione del genere?
Al netto dei discorsi sugli effetti di un’ottima preparazione atletica alla ripresa delle attività, la rosa del Milan è di fatto la stessa capace di subire un incredibile, se ci pensiamo oggi, 1-2 casalingo contro il Genoa, i primi di marzo. Un roster completamente trasformato dall’arrivo, nel mercato invernale, di un solo giocatore, Zlatan Ibrahimovic: il campione svedese non ha solamente partecipato attivamente alla rivoluzione dei risultati con i suoi 5 gol e 4 assist messi a segno da gennaio ad oggi, ma è servito a spronare i suoi compagni più giovani grazie alla sua mentalità vincente. Sebbene alcune sue recenti dichiarazioni come "se fossi arrivato ad inizio della stagione avremmo lottato per lo scudetto" suonano fin troppo ambiziose e leggermente surreali, l’impatto psicologico di Zlatan è stato fondamentale, soprattutto se consideriamo che la rosa del Milan è l’unica, in Serie A, a viaggiare sotto la media dei 25 anni di età. A beneficiare della presenza di Ibrahimovic nell’undici titolare sono stati principalmente i compagni del reparto offensivo come Ante Rebic e Hakan Calhanoglu, che hanno letteralmente fatto esplodere il loro rendimento al di sopra di ogni aspettativa, e addirittura anche un giocatore su cui molti avevano perso ogni speranza come Franck Kessie, che è forse la metafora perfetta di questo Milan: dannoso, discontinuo e criticato fino a qualche mese fa, semplicemente perfetto nelle ultime uscite.
Divertirsi guardando il Milan. Incredibile ma vero
La fluidità del gioco, la gamma di soluzioni e l’enorme quantità di occasioni create nel corso delle recenti gare è sicuramente riconducibile al lavoro dell’allenatore Stefano Pioli, che partita dopo partita ha sistemato alla perfezione i tasselli del nuovo Milan: Simon Kjaer al centro della difesa, Ismael Bennacer in mezzo al campo e Alexis Saelemaekers come cursore laterale sono state tre grandi mosse azzeccate di cui l’undici rossonero ha beneficiato parecchio. L’avventura del tecnico emiliano sulla panchina rossonera però potrebbe bruscamente interrompersi sul più bello al termine della stagione, rendendo ancora più surreale il 2020 rossonero, se andrà in porto il tanto chiacchierato cambio di gestione che vedrebbe il tedesco Ralf Rangnick come suo successore. Un avvicendamento non ancora ufficiale su cui l’amministratore delegato Ivan Gazidis sta lavorando da mesi e che mai quanto oggi sembra un grandissimo rischio da evitare, che spezzerebbe di certo l’alchimia positiva degli ultimi mesi: se la questioni societarie sembrano per certi versi avulse da ciò che accade in campo, i risultati degli ultimi mesi hanno dimostrato che il gruppo rossonero ha beneficiato tanto proprio dal fatto di essere riuscito a rimanere il più possibile distaccato dai rumors sul futuro concentrandosi solo sul presente, isolandosi da ogni coinvolgimento indiretto.
Tra le differenze del Milan di febbraio e di luglio c’è infatti un dirigente in meno, quello Zvonimir Boban cacciato da Gazidis per le sue forti dichiarazioni sparate contro l’ad sudafricano, di cui neanche Zlatan Ibrahimovic ha fatto capire di essere un grande sostenitore. Anche questo episodio apparentemente distante dal rettangolo di gioco potrebbe aver contribuito a rinsaldare lo spirito del gruppo rossonero, riunito su se stesso più che mai e deciso a far emergere le proprie virtù cancellando le delusioni del campo, su tutte quella del derby di ritorno perso 4-2. La novità dell’assenza del pubblico sugli spalti, poi, secondo molti addetti ai lavori avrebbe contribuito ancor di più a diminuire notevolmente la pressione del pubblico sulla squadra, come già detto un gruppo molto giovane chiamato spesso e volentieri a confrontarsi con i fasti del passato e con i malumori di un pubblico raffinato e molto esigente. E’ rimasto Paolo Maldini, l’unico estraneo a cui è stato concesso di potersi chiudere come dentro ad una bolla, senza intromissioni e distrazioni dannose. Aver privato i ragazzi di Pioli di certe zavorre mentali l’ha resa più libera, aver eliminato tanti discorsi scomodi ha permesso ai rossoneri di lavorare più serenamente alla conquista di un posto in Europa, lo stimolo in più che ha reso questa squadra capace di sognare qualcosa da raggiungere tutti insieme, da condividere con i tanti tifosi che non l’hanno abbandonata mai e che ora impazziscono di gioia vedendola giocare così bene.