Per la prima volta nella storia gli Stati Uniti d’America vincono l’oro nel fioretto femminile a squadre. L’Italia, il dream team, si “accontenta” di una medaglia d’argento che ha un gusto agrodolce, non essendo una disfatta ma nemmeno un trionfo. Le fiorettiste statunitensi hanno espresso una scherma eccellente, confermandosi la bestia nera delle azzurre che hanno comunque tirato al meglio delle loro possibilità senza commettere errori tecnici. Durante la telecronaca andata in onda su Eurosport, l’ex fiorettista Margherita Granbassi ha velatamente criticato la scelta di Stefano Cerioni che, in una situazione di svantaggio, ha sostituito Martina Favaretto con Francesca Palumbo.
La differenza tra le due fiorettiste è nello stile schermistico: se la fiorettista padovana classe 2001 parte in attacco subito dopo l’a voi dell’arbitro, la collega potentina classe 1994, entrata da riserva per un solo parziale, punta tutto sulla difesa, cercando la parata e risposta che, in questa finale, era praticamente impossibile da trovare con una Maia Weintraub impeccabile sia nella fase di attacco che in quella di difesa. Francesca Palumbo d’altronde, proprio per aver tirato un solo parziale tra l’altro con uno svantaggio abbastanza pesante per l’Italia con molte stoccate da recuperare, non ha neanche avuto la possibilità di mettersi in mostra, avendo avuto poco tempo e tanta pressione sulle spalle a causa dello svantaggio e della necessità di recuperare quante più stoccate.
A penalizzare le fiorettiste azzurre è stata proprio la completezza delle statunitensi: parliamo di quattro fiorettiste che in ogni fase dell’assalto risultano in grado di studiare le avversarie per capire quale strategia adottare e in che modo trovare il bersaglio, se cercare il ferro o la botta dritta. Non a caso a fare la differenza tra le azzurre sono state proprio le esperte Arianna Errigo e Alice Volpi. Sia Martina Favaretto, che è giovane e ha un’intera carriera davanti, sia Francesca Palumbo, alla loro prima convocazione ai Giochi Olimpici, hanno peccato un po’ di inesperienza su una pedana come quella delle Olimpiadi, che è unica al mondo per il livello di tensione e di interesse che genera l’evento.
Sicuramente però, oltre all’esperienza di una fuoriclasse come Arianna Errigo e il talento enorme di Alice Volpi, la sapiente guida di due maestri esperti come il tecnico Stefano Cerioni e la maestra Giovanna Trillini sarà fondamentale per limare le piccole imperfezioni che sono emerse in questa finale. D’altronde, sebbene sia naturale un pizzico di amarezza per la mancata conquista dell’oro, più che parlare di un oro perso avrebbe senso parlare di un argento conquistato, segno che il dream team non solo sta tornando ma, già a tre anni dalla poco lusinghiera spedizione di Tokyo 2020, è tornato a giocarsi il metallo più prezioso in finale risultando la seconda miglior nazionale al mondo. Per un percorso tortuoso, in una scherma sempre più globalizzata e con nuovi talenti che emergono gara dopo gara, è già un ottimo punto da cui partire per preparare le prossime competizioni.