Per un pilota correre in MotoGP è una delle cose più complicate che esistano. Di peggio, forse, c’è soltanto partire da favorito come è successo a Pecco Bagnaia dopo il secondo posto nel 2021, quando il torinese ha vinto quattro delle ultime sei gare del campionato. Lui non presta mai grossa attenzione alle chiacchiere dei media e durante l’inverno non ha parlato mai a sproposito. Però la Desmosedici GP22, almeno sulla carta, doveva essere tre passi avanti agli altri: era la moto migliore a fine anno e lo sviluppo a Borgo Panigale sembrava portare all’ennesima conferma del suo status. Invece, manco a dirlo, le cose sono andate in maniera drammaticamente diversa. La moto deve crescere ancora, anche solo per raggiungere il livello della GP21 con cui Enea Bastianini ha vinto in Qatar.
Ecco, in Qatar Bagnaia ha faticato oltre ogni aspettativa: 9° in qualifica e caduta in gara, oltretutto trascinando un incolpevole Jorge Martin. Lui si è scusato, si è dispiaciuto e si è sfogato: “Non sono qui per fare il tester, io faccio il pilota - aveva detto in conferenza stampa - ma qui continuiamo a provare nuovi componenti”. Un attacco a Ducati che a Borgo Panigale hanno ricevuto addirittura scusandosi, cosa piuttosto singolare per un Team della MotoGP. Dall’Igna, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, aveva calmanti le acque spiegando che: “È normale fare i test quando si hanno nuove componenti, è impossibile non farlo. È vero però che quest'anno è stato più complicato, perché siamo tornati a correre su un circuito che non vedevamo da due anni e l'altro era completamente nuovo, abbiamo avuto grossi problemi di grip. Questo è stato uno dei problemi che ha dato vita al ritardo nella preparazione”.
Entrambi, squadra e pilota, si sono trovati d’accordo su di una cosa: a Mandalika si cambia registro. Niente più test nel venerdì di prove, poche modifiche, tanti giri. Unico obiettivo, trovare un buon feeling con la moto e portare a casa punti. Anzi, Bagnaia in Indonesia aveva anche fatto una parziale marcia indietro: “Ducati non si deve scusare - le sue parole - siamo una squadra, lavoriamo insieme. Ci siamo parlati nel box, è tutto chiaro quello che è successo: adesso c’è un’altra gara, inizia un’altra storia. […] Ho detto di aver provato troppo materiale o assetti differenti, ma il messaggio che è passato non è veritiero: non è che non voglio provare, so che è uno dei lavori da fare quando sei in una squadra ufficiale. Ero un po’ nervoso dopo il GP per tutto quello che è successo, avevo fatto un brutto errore perché avevo coinvolto un altro pilota…”.
Tuttavia le prove libere del venerdì sono state difficilissime per lui: 9° nella prima sessione e terzo pilota Ducati (Zarco 5°, Bastianini 8°) ma soprattutto 21° nella combinata dei tempi dopo la FP2. Pecco è stato nella parte alta della classifica per buona parte del turno, ma al momento di cercare il giro non è riuscito a fare meglio di un 21° posto ad 1.237 da Fabio Quartararo. Colpa di due bandiere gialle esposte dai commissari per le cadute di Enea Bastianini e Marc Marquez. Se domani dovesse piovere, si ritroverebbe a dover passare dalla Q1 compromettendo almeno in parte la gara.
La reazione, del tutto comprensibile, non è stata delle migliori. Pecco è tornato al box sconsolato, discutendo animatamente con Davide Tardozzi. La MotoGP è velocissima, le cose possono cambiare in un attimo e lui se ne è già ricordato: "Abbiamo fatto un ottimo lavoro - ha detto, quasi a sorpresa - è stato senza dubbio il miglior giorno dell’anno, perché ho ritrovato grandi sensazioni con la moto. Purtroppo sono stato sfortunato nel finale e questo mi ha impedito di fare l’attacco al tempo con le gomme nuove. Ma il passo è molto buono: finalmente posso dire che è stata una giornata positiva”. A Pecco serve ritrovare fiducia, gli serve una vittoria. Se l’anno scorso poteva pensare a crescere e fare esperienza però, adesso ogni gara è fondamentale. Domani, in qualifica, dovrà ritrovare sé stesso e pure la moto. Ma quest’anno di tempo per cercarla ce n’è sempre meno.