Ducati è campione del mondo costruttori, Ducati è prima e seconda, Ducati è favorita (a questo punto) pure per il mondiale piloti, Ducati, probabilmente, è il futuro della MotoGP visto che nelle prime otto posizioni ce ne erano sei a Aragon. Tutto bellissimo? Certo! Ma anche tutto molto preoccupante. La preoccupazione, però, che ti arriva da quel tipo di problemi che non ti stancheresti mai di avere. Così, nel rivedere gli ultimi giri del GP di Aragon, abbiamo provato a concentrarci non sull’impresa che Enea Bastianini e Pecco Bagnaia stavano facendo in pista, ma sulle inquadrature all’interno del box Ducati.
Sia inteso, interpreteremo espressioni e non abbiamo la pretesa di saper leggere gli sguardi, ma è come se Davide Tardozzi, Paolo Ciabatti e Gigi Dall’Igna avessero in qualche modo rappresentato tutti gli stati emotivi che si possono vivere in questo 2022 all’interno del box Ducati.
Tardozzi c’è sembrato “incazzato”, quasi sfiorato dall’idea che se fosse successo qualcosa o Bagnaia dovesse perdere il mondiale per cinque punti, Enea Bastianini meriterebbe di correre l’anno prossimo con una Graziella. E’ l’emotivo della triade Ducati, Tardozzi, quello che è stato pilota e pilota è rimasto. E’ quello degli urli, delle esultanze eclettiche, dei pugni sferrati all’aria e ci sta se sul momento dovesse aver avuto davvero questo tipo di pensiero, unito alla felicità per una giornata che comunque è da incorniciare. Non ha tradito nulla nei gesti, sia chiaro, e meno che mai nelle parole, ma dei tre sembrava il meno felice. Probabilmente consapevole che in una partita come questa, con un Bagnaia che ha recuperato 81 punti in 5 gare e un Quartararo che perde colpi solo se ci si mette di mezzo la sfiga, ogni punticino potrebbe essere oro da qui a Valencia. Ci sarà tempo per riordinare i pensieri, per farli sedimentare e magari ragionarci anche sopra.
Ciabatti ha pensato al mondiale già vinto: il quarto titolo costruttori consecutivo. Quello snobbato perché “eh ma con otto moto è facile”. No, vincere non è mai facile e a riuscirci è sempre uno solo e quell’uno solo è da quattro anni proprio Ducati. Negli occhi di Ciabatti abbiamo visto gioia e basta, come a rimandare eventuali preoccupazioni e legittime domande a momenti successivi, a ruote ferme e motori spenti. Il cartello “World Champion 2022” da esibire e venti punti recuperati, quindi, invece di cinque lasciati in questa domenica in cui Fabio Quartararo ha fatto zero. La gioia di Ciabatti sembrava la gioia di chi è anche consapevole che s’era messa male, che dopo le premesse e le promesse, la Ducati era fuori dai giochi per il titolo piloti già dopo un pugno di gare. La gioia di chi ha realizzato di aver raddrizzato una storia, senza che si ripetesse la solita storia. A prescindere da come andrà a finire, a prescindere da chi vincerà, come se essersi dimostrati di saper reagire bastasse, almeno oggi in questa domenica di Aragon, a non lasciare che le pur legittime preoccupazioni prendessero un minimo di luce.
A unire i due stati emotivi - oltre a tutti gli appassionati che, tifo o non tifo, hanno vissuto le stesse sensazioni - ci ha pensato Gigi Dall’Igna, andando a cercare proprio un abbraccio a tre che probabilmente resterà nella storia del motorsport e di un marchio che sta imponendo la sua legge in un mondiale che fino a ieri è stato solo dei giganti giapponesi. Perché non c’è solo la Desmosedici ad andare più forte, ma c’è un esercito di piloti perfetto per un presente da protagonisti e un futuro garantito. Basta pensare che Bastianini e Bagnaia, nelle ultime due gare, sono arrivati a meno di un battito di ciglia l’uno dall’altro: 34 millesimi in favore di pecco a Misano e 72 millesimi in favore di Enea a Aragon. C’era, negli occhi di Dall’Igna, la consapevolezza di scelte azzeccate e c’era pure la legittima preoccupazione per quello che resta del 2022 e per quello che verrà ancora dopo. Come quegli allenatori di calcio che sanno che dovranno gestire più di un fenomeno dentro lo stesso spogliatoio. Ma c’era anche una vena di rivalsa, probabilmente per quei bastoni tra le ruote che Ducati s’è trovata con la storia dell’abbassatore vietato per il 2023, da una associazione costruttori che invece di inseguire e superare, come ha fatto Ducati, s’è preoccupata di rallentare gli avversari.