Presente, passato e futuro Ducati in prima fila. Viene da raccontarle così le qualifiche del GP di Aragon, con Pecco Bagnaia sempre più in stato di grazia, capace di mettere a segno il giro perfetto (con tanto di record della pista in 1,46) e Jack Miller, che invece è ai saluti ma vuole onorare la sua storia con Ducati fino all’ultimo secondo, immediatamente dietro. Terza piazza per Enea Bastianini, che in Ducati rappresenta il futuro. Roba da sentirsi sazi già al sabato, ma a Borgo Panigale nessuno intende accontentarsi. L’animazione diffusa dai canali social della MotoGP, infatti, racconta dell’incredibile recupero di Pecco e a Aragon c’è la sensazione che potrebbe cominciare un secondo mondiale, perché il pilota di Chivasso potrà in qualche modo contare sulle altre Desmosedici che sono tra lui e Fabio Quartararo (solo sesto in griglia, ma di più non poteva proprio fare). Una situazione quasi ideale, se non fosse che i piloti, per loro stessa natura, vogliono una cosa sola: vincere.
Il francese, però, un qualche sospetto ce l’ha e, pur mantenendo il suo solito sorriso e il suo solito garbo, questa volta ha aggiunto una frase sibillina ai tradizionali commenti del weekend: “Non è normale che Ducati possa dire a sette piloti di aiutarne uno”. Lo ha affermato nell’intervista esclusiva concessa a Repubblica, con il francese che, però, resta convinto che un mondiale così aperto, anche se decisamente stressante per lui, può solo fare bene alla MotoGP. “Bisogna puntare sulla qualità – ha aggiunto – La crisi di pubblico c’è e è evidente, ma più piloti ci sono in lotta e più lo spettacolo ne guadagna. Il problema del pubblico dipende anche da un paddock troppo aperto: c’è troppa gente in giro, in Formula1, invece, non entra nessuno. Dovremmo provare a fare come la Formula1”. Solo che in Formula1 esistono, e da sempre anche, anche i giochi di squadra. Gli stessi che Fabio Quartararo teme: “La strategia è comprensibile quando è tra due compagni, ad esempio Miller che aiuta Bagnaia o Morbidelli che aiuta me. Ma non è normale che un costruttore possa chiedere a sette piloti di tutelarne uno. Ma io posso farci poco, non sono cose che dipendono da me e per quanto mi riguarda devo solo pensare a essere veloce”.
La stessa cosa che, malizie a parte, pensano probabilmente anche gli altri piloti Ducati. Dall’Igna e gli altri del box Lenovo, infatti, hanno fatto sapere che non ci saranno strategie fino a quando i singoli piloti di casa avranno la possibilità matematica di giocarsi il mondiale e questo, tradotto in termini terra terra, significa che quella prima fila tutta Ducati potrebbe rivelarsi non un vantaggio, ma un boomerang. Ci sarà da usare intelligenza, anche perché dall’analisi del passo gara è evidente che Fabio Quartararo non sarà affatto fuori dai giochi. Lui, Pecco e Bastianini sono quelli che, almeno sulla carta, si giocano le possibilità più concrete di passare per primi sotto la bandiera a scacchi del GP di Aragon, con tempi praticamente identici per tutti e tre, ma è noto che la Yamaha M1 soffre moltissimo il dover stare dietro a altre moto. In un altro sport, la F1 giusto per non allontanarsi troppo dall’odore di benzina e dall’esempio di Quartararo, in una situazione analoga si sarebbe ricorsi ai famosi ordini di scuderia, con un pilota da far scappare e due a tenere dietro l’avversario comune. Ma non è la MotoGP e anche oggi, nelle dichiarazioni del post qualifiche, Enea Bastianini è stato chiaro: “Proverò a vincere, voglio giocare le mie carte”. Come a ribadire che un conto è non darsi fastidio correndo rischi inutili e pericolosi per tutti e un altro è aiutarsi spudoratamente.