È il giovedì del Mugello, nella piccola sala conferenze del circuito si celebra Andrea Dovizioso, ultimo pilota ad entrare nella cerchia ristretta delle leggende. Seduto davanti a lui, in prima fila, c’è Pecco Bagnaia, che nel giro di tre giorni si sarebbe preso il Mugello con la forza: è stato il più veloce alla fine delle libere, da record assoluto in qualifica, vincitore nella sprint race e dominatore la domenica. Da quando si corre anche il sabato una cosa del genere non si era mai vista, è ancora più del Grande Slam segnalato dagli uomini Ducati dopo la corsa: pole, vittoria, giro veloce e tutta la gara in testa, cosa che a Pecco è riuscita per la terza volta dopo Algarve 2021 e Jerez 2022.
Così durante la premiazione di Andrea Dovizioso non puoi che pensare che a lui, a Pecco, toccherà almeno lo stesso trattamento, d’altronde con la vittoria di domenica raggiunge le 14 del Dovi. Pecco con una piccola moto indiana ha fatto cose proibite al resto del mondo per poi vincere in Moto2 finendo nella squadra rossa in MotoGP. Di vincere una gara capita a tanti, un mondiale della MotoGP a qualcuno. Ma finita l’era di Marc Marquez, che nella ghiaia della Bucine allarga le braccia come un calciatore, l’uomo che si è preso questo mondo è lui. Non Joan Mir, che in questo momento vive una triste parabola, e nemmeno Fabio Quartararo, pieno di talento ma sempre più depresso. Bagnaia parla meno degli altri, ma il messaggio è chiaro e continuo: qui comando io. Tra otto Ducati velocissime è sempre il primo, incontestabile interprete. Francesco non vi piace? Peggio per voi.
Prendetevi Pecco che si incazza con Marquez in qualifica, che davanti ai giornalisti nella sala stampa a Le Mans dice che le moto satellite dovrebbero andare più piano. Che mette il casco di Dennis Rodman, e ancora: che fa un incidente a Ibiza in stato d’ebrezza e cade ad Austin e chiede una moto più lenta, tutte cose che fanno impazzire un certo genere di tifosi. È più forte di tutto questo, Bagnaia. È più forte e continua a vincere come hanno fatto solo i più grandi, sempre a confrontarsi con la polemica di chi al loro posto voleva un altro.
Francesco Bagnaia è quello che vince anche con le stampelle, che riporta la Ducati dove cercava di tornare da 15 anni, che mette il numero uno sul cupolino perché è convinto di poterlo confermare spezzando questo falso mito secondo cui per vincere due titoli in fila devi tenere la tua cifra. Il suo rapporto con i tifosi è come Barzellette di Gigi Proietti, quando l’avvocato parla al plurale delle vittorie e accolla le sconfitte al cliente. Abbiamo vinto, hai sbagliato.
Uno così continua a vincere solo se se ne sbatte. Lo aveva fatto dopo il Sachsenring lo scorso anno, con quei 91 punti di distacco ormai famosi, davvero pensate che non lo farà ancora? Pecco Bagnaia al Mugello ha ucciso la MotoGP perché gli sforzi degli altri non contano più nulla, la qualifica perfetta per Marc Marquez non basta e la gara inappuntabile di Jorge Martín nemmeno. Pecco è più forte degli altri piloti, delle critiche, delle cadute. È una bestia. Questo periodo verrà ricordato così, come quella volta in cui un italiano su di una moto rossa ha preso in ostaggio il campionato del mondo e l’ha appoggiato sulla mensola in salotto. Oggi Bagnaia lascia il Mugello con una stampella, una medaglia e la coppa con il giglio di Firenze, mentre il prato del circuito il numero uno comincia a diventare un marchio.