Eh ma non è un campione! Eh ma non ha il carattere! Eh ma gli manca la manovra da matto! Adesso, però, tutti zitti: Pecco Bagnaia a Jerez ha spazzato via tutti gli “Eh, ma” possibili in una sola domenica d’aprile. Prima trovando una buona partenza, che però non gli ha permesso di mettersi subito in testa, e, poi, azzardando un sorpasso che in altri tempi e con altri protagonisti sarebbe stato definito “da straccio di licenza”. Due piloti infilati con una sola manovra da matto vero e testa guadagnata, fino al piccolo errore che ha permesso a Jorge Martin di rimettersi davanti.
E’ lì che il campione del mondo è venuto fuori veramente, nell’espressione massima del suo talento vero: l’intelligenza. S’è messo alla ruota dello spagnolo del Team Prima Pramac e gli ha soffiato sul collo giro su giro, curva su curva, affiancandolo in qualche staccata e portandolo, poi, all’inevitabile errore. Una chiusura di anteriore per l’89 che ha poi aperto la strada a Pecco, rimasto solo davanti a tutti. Mentre dietro Marc Marquez cominciava la sua marcia di avvicinamento a Marco Bezzecchi, superandolo dopo un paio di tentativi con tanto di contatto e cominciando, a sua volta, l’attacco al numero 1.
Una rimonta forsennata, con il duello tra Bagnaia e Marquez che è cominciato prima a suon di tempi sul giro sempre più bassi, nonostante la stanchezza, le gomme in sofferenza e i motori che urlavano già da una ventina di giri, e che, poi, è diventato un vero e proprio corpo a corpo. Impossibile, per Marquez, provarci nelle staccate che a Jerez si prestano di più per i sorpassi. Meglio provare il colpo a sorpresa alla Curva9, con Pecco che, però, ha difeso di prepotenza. E’ rimasto lì, gli si è reinfilato all’interno e in uscita l’ha pure toccato, rischiando il replay di Portimao. Invece sono rimasti in sella entrambi, ancora una volta con Bagnaia davanti e Marquez ancora lì. Lì dove? A provarci di nuovo. E di nuovo alla 9. Ma con lo stesso esito. Fino quasi alla realizzazione di una convenienza: meglio arrendersi. Perché Bagnaia, nel frattempo, trovando una riserva più nel cuore che nel motore della sua Desmosedici, è stato capace di abbassare ulteriormente il record della gara, fino a arrivare a mettere tra il suo numero1 e il 93 di quello dietro quasi mezzo secondo. Quel mezzo secondo che poi è bastato per passare sotto la bandiera a scacchi davanti a tutti. E per mettere, una volta per tutte e senza farlo davvero (Bagnaia ha un’altra eleganza) il dito indice davanti alla bocca. Per spiegare a quelli che non l’hanno ancora capito che è un campione. E che quando serve esagera pure, costi quel che costi.
Adesso, dopo Jerez, dovranno capirlo gli appassionati. E dovrà capirlo anche Marc Marquez insieme a tutti quelli che, dicendolo esplicitamente o meno, si sono messi in testa di soffiare la leadership Ducati al ragazzo di Chivasso trapiantato a Pesaro. Che oggi, oltre la gioia e la pazzesca soddisfazione personale, s’è potuto regalare anche un sorriso in più quando, una volta al parco chiuso, s’è accorto che sul podio con lui e Marc Marquez ci sarebbe salito anche Marco Bezzecchi, terzo con la Desmosedici del Team che porta il nome di Valentino Rossi.
Una storia dei primi tre che basterebbe da sola a raccontare Jerez 2024, ma non renderebbe giustizia a un GP che legittima, di fatto, a prendere a calci in cu*o tutti quelli che ancora si ostinano a dire che questa MotoGP non è spettacolare e che non è più come una volta. Signori, non è più come una volta perché per molti aspetti è pure meglio. Soprattutto adesso che la classifica generale s’è accorciata ulteriormente, visto che con il capolavoro di questa domenica Pecco Bagnaia s’è portato a soli 17 punti da Jorge Martin. E che i protagonisti, al contrario di quello che succedeva una volta, non saranno più i soliti tre o quattro.
A proposito di quattro: appena sotto al podio c’è arrivato l’altro Marquez, Alex, con l’altra Ducati del Team Gresini. Mentre Enea Bastianini, dopo una lotta feroce con Brad Binder, ha chiuso quinto. Cinque Ducati davanti a tutti, dunque, con Fabio Di Giannantonio settimo con l’altra Ducati del Team VR46 davanti alle Aprilia di Miguel Oliveira e Maverick Vinales.
Solo decimo, ma dopo una rimonta forsennata con tempi in linea a quelli dei primi, Pedro Acosta, seguito da Raul Fernandez, Joan Mir e Alex Rins, bravo a mettere la sua Yaaha davanti a quella di Fabio Quartararo (oggi solo quindicesimo dietro a Takaaki Nakagami). Sedicesimo Stefan Bradl e diciassettesimo Luca Marini. Oltre a Jorge Martin, non hanno invece finito la gara Dani Pedrosa, protagonista di una brutta caduta, Augusto Fernandez, Johann Zarco steso da Aleix Espargaro e Jack Miller, steso da Franco Morbidelli.