Le regole sono regole. Brad Binder ripete questo motto per tre o quattro volte nella sala stampa di Assen, stracolma di giornalisti che attendono ansiosi le impressioni a caldo dei piloti, ancora zuppi del sudore e delle fatiche del Gran Premio d’Olanda. “Rules are rules” – ribadisce il pilota KTM con quel suo inglese a volte contratto e a volte trascinato, che alla fine dei conti dà forma ad una cadenza tipicamente sudafricana. Brad è “fresco” di un altro quarto posto, la seconda medaglia di legno del suo weekend olandese, cominciato ai piedi del podio con la Sprint Race e terminato con gli stessi rimpianti in Gara, quella della domenica pomeriggio. Due quarti posti che, qualche millimetro più in là, e sarebbero stati comodi podi. Perché Brad, sia sabato che domenica, ha tagliato il traguardo in terza piazza. Binder, in entrambe le occasioni, si è visto istantaneamente e automaticamente retrocesso di una posizione. Succede questo, in MotoGP, se tocchi quello strato verde che risiede aldilà dei cordoli, quella zona - verniciata col colore della speranza - che separa la pista dal fuori pista. In poche parole, come direbbero quelli bravi, si tratta di “penalità per eccesso dei track limits”. Limiti che Brad Binder ha sforato per questioni millimetriche sia in Sprint che in Gara. Sempre nello stesso punto, all’uscita della dannata curva 8, la Stekkenwal. Ieri per difendere il podio dagli attacchi di Fabio Quartararo, oggi per mantenere lo champagne in fresco, al riparo dagli assalti di Aleix Espargaró.
Brad Binder nel dopo-gara di Assen è inconsolabile. Le sue parole, però, non versano lamenti, non cercano scuse, non sono accompagnate dalle lacrime e nemmeno dalle autoassoluzioni. Il sudafricano è inconsolabile perché continua ad insultarsi, a colpevolizzarsi, a scusarsi con il suo team che ad Assen gli ha preparato la miglior KTM del 2023. Il numero 33 ride di una risata nervosa, autoironica, che scatena l’ilarità della sala stampa del TT. Le sue parole sono una lezione di integrità morale per tutto il paddock della MotoGP, che sulle penalità dei track limits si è scontrato e continuerà a scontrarsi (l’ultima volta questa mattina dopo la gara della Moto2; protagonisti Pedro Acosta, Fermin Aldeguer e soprattutto lo Stward Panel). Un po' come nel calcio, dove ancora si litiga per i falli di mano da rigore, nonostante il VAR. Brad Binder con un “I am a fucking idiot" scioglie qualsiasi possibile polemica: “La mia è stata una grande partenza, quasi irreale. Penso che abbiamo fatto un gran lavoro oggi fino all’ultimo giro, per il quale devo davvero scusarmi con il mio team perché tra ieri e oggi ho buttato via due podi. Loro hanno fatto grandi sforzi questo fine settimana per me e mi dispiace molto aver perso il podio così. Ma le regole sono regole, penso di essere stato molto stupido io a fare di nuovo lo stesso errore (ride, ndr). Ancora una volta all’ultimo giro non mi sono reso conto di aver toccato il verde, e non so come cavolo sia possibile che sia successo di nuovo (ride ancora, ndr). Quando ho visto il replay alla tv me lo sono chiesto un bel pò di volte. Queste sono le regole, ho toccato il verde forse per un paio di millimetri ma non c’è niente da fare, è giusto così. Comunque, l’idea era di fare resistere la soft fino alla fine e penso che abbiamo fatto un buon lavoro perché fino al traguardo la morbida è durata. Onestamente è la prima volta che riesco a correre con una soluzione più morbida degli altri e che con questa riesco ad arrivare alla fine. Sono orgoglioso di questo nostro piccolo progresso, ma proprio per questo sarebbe stato molto più carino finire con due podi. Da questa prima parte di stagione mi porto a casa di positivo il fatto che siamo stati veloci in ogni singolo GP, se non ero veloce io era veloce Jack. Questo ci deve dare confidenza per la seconda metà di stagione. La miglior moto che sento di aver avuto nel 2023 è quella di questo weekend. Sicuramente ci sono un po' di cose che devo sistemare, ho sempre lottato con la frenata e con i bloccaggi dell’anteriore, ma i ragazzi questo weekend hanno trovato qualcosa che mi ha aiutato e che mi ha fatto svoltare. Penso che questo miglioramento sarà più evidente in altri tracciati e sono eccitato di vedere cosa ci aspetterà nella seconda parte di stagione. La Ducati l’ho vista meglio di noi nelle curve lente e strette da prima marcia, girano davvero bene. A marce basse noi scivoliamo di più col posteriore, penso sia ciò che ci manca di più rispetto a loro al momento, ma la differenza è davvero piccola. Sono molto felice per lo step in avanti che abbiamo fatto questo weekend. Ok, poi ho finito come un idiota, ma sono le corse. La velocità c’era”.