Davide Brivio lascia, dopo tre anni, l’Alpine in Formula 1. Anni spesso difficili dovuti a una situazione che non ha permesso al manager di esprimersi al meglio, probabilmente a causa di un ambiente più complesso, politicizzato e meno spontaneo di quanto lo sia mai stata la MotoGP. Nel comunicato stampa congiunto di martedì 12 dicembre, Brivio spiega piuttosto chiaramente il suo punto di vista: “È stato un orgoglio essere coinvolto in Formula 1 dall’Alpine in questo capitolo della mia carriera nel motorsport. Vorrei ringraziare la squadra per l’opportunità di vivere l’esperienza della F1, che era il mio desiderio, e anche per la possibilità di trasmettere parte della mia esperienza nelle corse ai giovani piloti dell’Alpine Academy. Auguro al team e all’Academy il meglio per il futuro e sono sicuro che vedremo molti giovani talenti raggiungere traguardi fantastici nelle loro carriere: aver giocato un piccolo ruolo per questo successo, sarà certamente qualcosa che porterò con me con affetto. Sono grato ad Alpine per aver accolto il mio desiderio di perseguire altre opportunità che potrebbero, almeno spero, presentarsi in futuro”.
Futuro per il quale, evidentemente, sembra non servire la sfera di cristallo: Davide Brivio è, ormai da mesi, il candidato numero uno per la sostituzione di Alberto Puig alla guida di Honda HRC, ruolo che potrebbe prendere in carico già dal prossimo anno, anche se è più probabile che cominci nel 2025 quando il contratto di Puig arriverà alla sua naturale scadenza. Honda tuttavia è spaccata in due, una rottura inevitabile per chiunque dopo l’addio di Marc Marquez: i giapponesi che per decenni hanno dominato nel motorsport hanno sempre avuto un modo solenne di intendere i fallimenti e questo, di certo, non è passato inosservato a Tokyo. C’è chi vorrebbe una ricostruzione totale e chi invece preferisce continuare a lavorare come si è fatto negli ultimi anni., così la squadra in pista si ritrova in discussione, attaccata, perché dal Giappone la tentazione di radere al suolo il Team Repsol e ripartire da un foglio bianco è decisamente grande.
Ok, ma perché Davide Brivio e la Honda potrebbero funzionare bene?
A guidare le più grandi aziende giapponesi nei loro rispettivi periodi d’oro sono stati due italiani: Livio Suppo in Honda e Davide Brivio in Yamaha. Di loro, che per certi versi hanno lavorato agli antipodi, si è sempre esaltata la grande abilità di mediare tra la squadra in pista e il team di sviluppo in Giappone, una connessione che le case europee, anche soltanto per una questione logistica, tengono molto più viva. Brivio ha riportato la Yamaha a vincere - mettendo sotto contratto Valentino Rossi nel 2004 - e ha fatto lo stesso con Suzuki nel 2020, vincendo un titolo che resterà nella storia per l’incredibile maniera con cui è arrivato. Farlo anche in Honda sarebbe clamoroso e il passaggio di Luca Marini in HRC, voluto proprio dai giapponesi , potrebbe essere letto come un indizio in questo senso: con lui Davide troverebbe un buon punto di partenza sia in termini umani che tecnici, cosa fondamentale dopo anni di assenza dal paddock della MotoGP e con un progetto da far ripartire.
Ora non resta che attendere. Se le cose dovessero davvero andare così, seguirà una grossa rivoluzione all’interno di Honda, con un ricambio piuttosto netto delle personalità più influenti nel team.