È (anche) colpa di Michelin se Jorge Martin non ha vinto (o comunque non è riuscito a contendere alla pari a Pecco Bagnaia) il titolo mondiale di MotoGP? Le polemiche non sono mancate, dopo quanto avvenuto in Qatar. E su questo e altro ha risposto alla Gazzetta il responsabile del gommista francese Piero Taramasso: “Una stagione tranquilla è terminata in modo agitato. […] In Qatar – conferma l’uomo Michelin – la prestazione non in linea alle aspettative di Jorge ha generato polemiche e discussioni. Abbiamo fatto analisi sulle macchine […], controllato i processi di qualità e trasporto, la storia della gomma, se fosse stata scaldata o no: non c’erano problemi di fabbricazione o qualità. Questo è sicuro. Una gomma che non va, non funziona nel giro di riscaldamento e già dal primo giro ti fa essere un secondo più lento”.
Al riguardo Taramasso argomenta: “I primi 6-7 giri sono decenti, al 4° e al 7° fa lo stesso tempo di Bagnaia. Sbaglia il via, ma rimonta tre-quattro posti: se la gomma non va, non puoi farlo. Il resto, sono fattori di corsa che han fatto sì che il decadimento della gomma posteriore, e poi quella anteriore, lo abbiano portato alla fine a girare un secondo più lento”.
E Bagnaia a Barcellona, caso analogo? “Dai dati scambiati con Ducati non abbiamo visto niente. Abbiamo la fortuna di avere a disposizione i dati di tutti, non c’era nulla di anormale, di grosso”. Taramasso a Paolo Ianieri dice che anche aprendo e analizzando meglio la gomma non sarebbe stato trovato nulla. E sui presunti problemi di controllo qualità lamentati dai piloti: “Non è vero. Invito tutti, piloti, tecnici, giornalisti, a venire in Francia a vedere dove e come le fabbrichiamo. Facciamo uno sforzo enorme per avere controlli di massima qualità ed esser sicuri che le gomme funzionino. Non vogliamo brutta pubblicità, ma che i piloti siano contenti. Non investiamo [decine di] milioni per essere accusati. I nostri prezzi sono più cari, ma la qualità di Michelin è superiore ai concorrenti. […] Cerchiamo di produrre gomme perfette, anche se in un processo industriale può esserci dispersione. Ma che puoi valutare in 1-2 decimi, margini che rientrano in una tolleranza molto stretta. […] Sono come un elastico, a seconda di come le solleciti rispondono: ma una risposta diversa di 1-2 decimi non vuol dire che è fallata”.
Sui contestati limiti minimi di pressione: “Era necessario per la sicurezza. Sotto la pressione minima, la gomma flette di più e rischi di rompere la costruzione. La regola c’è in tutti i campionati, mancava la MotoGP. E ha funzionato. Non dico sia facile da rispettare, ma ora i tecnici sanno come controllare i valori. […] Ascoltiamo sempre i piloti, ma dobbiamo basarci sui dati attuali”.
E sulle critiche: “So che sforzo facciamo. Spesso le critiche non sono fondate, senti di complotti, gomme cattive date apposta… è assurdo. Dare la colpa alle gomme è la scusa più facile. Però mi spiace che nessuno abbia notato i 36 record, o come in Indonesia, Qatar e Valencia, su asfalti nuovi, le specifiche fossero centrate. È un buon risultato – conclude Taramasso – pochi l’hanno visto”.