L’arrivo di Manuel Poggiali nel mondo delle corse fu deflagrante: titolo italiano nelle mini moto nel 1997 (a 14 anni), titolo mondiale in 125 nel 2001 e trionfo in 250 nel 2003. Molti lo vedevano come il nuovo Valentino Rossi, ma poi l’allora ancora giovane pilota si era un po’ perso. Ebbene, negli ultimi anni Manuel si è “reinventato” coach, per aiutare i piloti di oggi a superare le difficoltà incontrate in prima persona da pilota di ieri: il sammarinese ha cominciato questa nuova avventura nel 2018 e, pochi anni dopo, nel 2024 sarà già nel paddock della MotoGp con il team Ducati campione iridato, come “allenatore” di Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini. In un’intervista a Paolo Ianieri sulla Gazzetta dello Sport Poggiali (che oggi è un quarantenne sposato e con due figli) ha raccontato del periodo in cui, solo ventunenne, si era appunto smarrito, tanto da non voler più per molto tempo nemmeno sentir parlare di moto. Fino alla chiamata del compianto Fausto Gresini, cinque anni fa: “Avevo il suo contatto da anni a fine 2003. Vinto il Mondiale in 250 – dice Poggiali alla Gazzetta – mi voleva in MotoGP. Ma avevo un contratto con l'Aprilia e per serietà non volli romperlo, senza immaginare che da lì a poco sarebbe fallita. Sfortuna. È uno dei miei più grossi rimorsi”.
Ora, dopo un paio di decenni, arriva in Ducati Factory come coach. Ecco com’è nata la cosa: “Da una chiacchierata a metà stagione con Gigi Dall'Igna, che mi ha chiesto se fossi disponibile. Per me è stata un'occasione inattesa, non me l'aspettavo, ma è stata una bellissima gratificazione. Avevo già un accordo con Gresini, che ho voluto mantenere, perché per me il rispetto viene sempre prima di tutto”.
Ma cosa fa (e farà) Poggiali da coach? “L'ho vissuto da pilota, so cosa c'è bisogno di sentirsi dire, nel bene e nel male. Devo integrarmi in un gruppo super affiatato, ma già il modo in cui mi hanno accolto mi ha reso orgoglioso”.
Sul passato da pilota, in cui avrebbe beneficiato a sua volta di un coach: “Mi avrebbe aiutato in tutti quei momenti in cui ti senti solo. A volte mi facevo domande senza sapermi dare risposte, mi sarebbe servito avere al mio fianco persone che capiscono e ti capiscono, sapendo anche cosa significhi guidare una moto. […] So cosa ho provato e cosa mi è mancato, anche se a 18-20 anni non lo capisci fino in fondo. Non avere vicino una persona come mio padre non è stato d'aiuto. È grazie a lui, a mille sacrifici e alla passione che mi ha trasmesso se ho intrapreso la mia carriera. Il suo addio mi ha lasciato un vuoto che nei momenti difficili è diventato una voragine. La sua mancanza mi ha tolto molto”.
Dopo un periodo lontano dalle moto (“Quando ho lasciato ero saturo, non seguivo le gare e per due-tre anni non sono più salito in sella, ero arrivato a un punto di non ritorno. La passione è ricresciuta pian piano. ma prima ho dovuto ritrovare me stesso. Avevo sofferto, volevo passare tempo a casa, godermi mia moglie, vedere crescere ì miei figli”), la chiamata di Gresini: “Mi invitò al reparto corse a Faenza. Tenevo corsi di guida, collaboravo con Ducati, ma ero fuori dalle gare. Fausto cercava qualcuno per crescere i giovani nell'Italiano. Non so perché pensò a me, ma con il suo carisma mi aveva convinto già prima del colloquio. Con Spinelli vincemmo varie gare, poi su suggerimento di Fabrizio Cecchini, suo socio, mi chiese di aiutare nel Mondiale”.
Dopo Di Giannantonio (“L’ho visto crescere e maturare. Il legame durerà per sempre”) e Alex Marquez (“Un ragazzo eccezionale e in stagione è maturato tantissimo. Credo che le sue potenzialità siano maggiori di quello che abbiamo visto quest'anno”), in Gresini con Nadia Padovani (“Mi ha voluto fortemente. Ha chiesto a Ducati di continuare a lavorare con me, ma lo volevo anch'io: la famiglia Gresini mi ha dato un'opportunità e non lo dimentico, Sono felice, tanti sognerebbero di essere al posto mio”) arriva Marc Marquez: “Sono molto curioso, in questo momento è tutto quel che posso dire. Marc è un otto volte campione del mondo, lui e Pecco sono due piloti che hanno vinto più di me, da loro avrò tanto da imparare su molti aspetti”.
Ora Poggiali in Ducaty factory ritrova Bastianini (“Quanto fatto nel 2022 è indelebile, la prima vittoria in Qatar è stata un'emozione speciale, arrivava dopo la scomparsa di Fausto e il ritorno di Gresini da team indipendente. Enea occupa un posto speciale nel mio cuore”) e seguirà direttamente anche Bagnaia: “Pecco è stato sempre un riferimento nelle nostre analisi, è quello che abbiamo cercato di capire maggiormente, per poi prendere da lui quel che più ci serviva. Adesso – conclude coach Manuel sentito da Ianieri – lo osserverò ancor più da vicino. Non vedo l'ora”.