Non ci si crede ancora, eppure dopo Rino Gattuso alla guida della Nazionale maggiore è arrivata la notizia della nomina a nuovo ct dell’Italia Under 21 di Silvio Baldini. E il merito di questo duplice miracolo laico, prosaico e profanatore è di Gigi Buffon, capo delegazione azzurra nonché a dir poco esperto di imprecazioni in campo, passato recente nascosto dietro un completo da dirigente ma indimenticabile. Buffon, che ormai si muove nella Federazione come chi ha capito tutto della vita e ha deciso che tanto vale divertirsi, ha scelto i due uomini meno raccomandabili, nel senso migliore del termine, per ridare anima alla Nazionale. Il primo, Gattuso, con i suoi mitologici “Se mio nonno aveva tre palle era un flipper” e “C’ho la barba, son brutto, son nero... va bene. Non ci posso fare nulla. Son scarso? Va bene”, quello, che mangia lumache vive perché sfidato dai compagni e perché tanto non gli fa schifo nulla, quello che si presenta ai microfoni ai Mondiali 2006 e, vedendosi nel monitor, ride di sé stesso: “Ammazza quanto sono brutto, ho una moquette in faccia”. Il secondo, Baldini, genio e pirata (con tanto di allenamenti con occhio bendato per i suoi giocatori), sciamano della conta per scegliere i rigoristi, condottiero come dicono in questi casi “verace” che “non ricorda” di aver bestemmiato 67 volte in una sola partita, ma che in fondo “se è successo è giusto che mi abbiano squalificato”.
Chi è Baldini? Uno che è capace di dichiarare: “La mia grande forza è la fede: nella preghiera riesco veramente a capire chi sono. Eppure dico tante bestemmie, perché chiedo aiuto a Lui, che mi venga a dare una mano”. E ancora, dopo la promozione col Pescara e proprio sulla Nazionale: “Se l’Italia ha perso 3-0 contro la Norvegia il problema non è Spalletti, il problema è che creano una generazione di persone che non sanno più cos’è la bandiera italiana, cosa vuol dire indossare la maglia azzurra. La Nazionale vera è quella dell’82. Non me ne frega, quelli sono stati eroi. Quello era il calcio, quelle erano persone. Se i nostri dirigenti non capiscono queste cose andranno sempre avanti i lestofanti”. Lestofanti, parola che il mister ha riportato nel dibattito pubblico assieme al proprio smanicato durante un’intervista Rai, rifiutandosi di cedere la linea.

Non c’è niente di istituzionale, e proprio per questo potrebbe essere tutto bellissimo. “Non sento più la magia e la follia per cavalcare i miei sogni”, ha detto Baldini nell’addio al Pescara. E Gigi ci ha regalato la magia e la follia di chiamare il suo conterraneo ad allenare la Nazionale. C’è della poesia, anzi della prosa balorda, in tutto questo. Nell’aver affidato i giovani italiani a un allenatore vietato ai minori, quello che nel 2007 prima si è fatto espellere e poi ha tirato un calcio in culo al collega Di Carlo, quello che di recente ha ringraziato “i sapientoni che invitavano il presidente a disfarsi di me perché sono una testa di cazzo e non so gestire un gruppo”. Ma come giocano le sue squadre a calcio? E chissenefrega. Siamo qui per la partita o per il post-partita, per le rotture di pallone o per lo spettacolo?

Baldini e Gattuso sono due bad boys assoluti, ma portano in dote quella violenza della sincerità che ci salva dall’imbarazzo dei moralisti da studio. Passiamo (o almeno lo speriamo) dalle conferenze stampa in cui nessuno dice nulla ai monologhi marinettiani di Baldini e alle massime fantozziane di Gattuso che si voleva legare al pullman pur di andare in Germania con l’Italia. La panchina degli Azzurri diventa la riserva degli ultimi eretici, i nuovi santi protettori delle nomine impossibili, questi due uomini che hanno fatto della sfrontatezza il loro Vangelo. Riusciranno Baldini e Gattuso a cambiare la Nazionale, o sarà la Nazionale – e con lei la Federazione, i lestofanti e i benpensanti – a cambiare loro? Se sarà davvero tutto bellissimo – anche il calcio? – lo scopriremo solo vedendo. E, probabilmente, bestemmiando.