Le cose tra loro non andavano già da tempo, inutile negarlo. Una differenza di vedute, quella tra Charles Leclerc e Mattia Binotto, che con gli errori e i problemi del 2022 non ha fatto altro che incrinare un rapporto ormai precario, spaccando il box e portando la presidenza Ferrari all'obbligo di prendere una decisione.
Speculazioni, nomi, smentite e rumors si sono inseguiti per settimane, fino a una calma apparente che sembrava indicare una, almeno momentanea, risoluzione. Mattia Binotto lascia o non lascia? Che cosa si farà nel 2023? Ha senso continuare con lui dopo i risultati degli ultimi anni? E soprattutto: è giusto cambiare ora, proprio adesso che il progetto 2022 è nel pieno del suo sviluppo per la prossima stagione? Domande che sembravano indicare la via della conciliazione tra il team principal e la presidenza ma che invece, lo conferma il Corriere della Sera, non hanno funzionato: manca solo l'ufficilità - che dovrebbe arrivare in giornata - ma le decisioni sono state prese: Mattia Binotto lascia la Ferrari dopo 27 anni di lavoro, una strada iniziata insieme nel 1995 quando l'attuale team principal entrò a Maranello nel ruolo di stagista.
Ma c'è davvero Leclerc dietro all'addio di Binotto dalla Ferrari? A quanto si apprende da rumors vicini a Maranello le cose tra i due avrebbero iniziato ad andare male dopo le dichiarazioni del boss della scuderia, che aveva affermato "in Ferrari non ci sono primi piloti", delegittimando il monegasco da un ruolo che tutti - dai colleghi alla stampa fino ai tifosi - consideravano da tempo suo. Ci hanno pensato personaggi come Max Verstappen e Toto Wolff a smentire Binotto, dichiarando che Leclerc è, e si merita di essere, a tutti gli effetti la prima guida della Ferrari. Un ruolo che gli è stato assegnato, nel corso di un'intervista alla Gazzetta dello Sport, anche dallo stesso presidente John Elkann che ha definito "Charles Leclerc in pole position” per il ruolo di pilota dominante per il Cavallino Rampante.
Sempre secondo fonti vicine al box Ferrari le cose si sarebbero definitivamente rotte a Silverstone, giorno della prima - e unica - vittoria in carriera del collega Carlos Sainz, conclusa con una dichiarazione amara per Leclerc: "Io non sono nessuno per chiedere spiegazioni alla Ferrari", arrivata dopo un quarto posto di frustrazione ed errori da parte del muretto. Da quel momento in poi la situazione sarebbe degenerata in fretta, arrivando alle battute finali di una stagione di rinascita ma anche di enorme delusione, visti i successi dei primi risultati del 2022 che sembravano lanciare la rossa verso il titolo mondiale.
A intensificare le voci su un ruolo di Leclerc nell'addio di Binotto c'è l'ottimo rapporto tra il monegasco e il presidente Elkann. "Con John Elkann parla spesso - ha scritto solo una settimana fa sul Corriere della Sera Giorgio Terruzzi - i due si frequentano, hanno trascorso una giornata sui kart in Francia la scorsa estate, accompagnati dai figli del presidente. Manifestano reciproca simpatia. Resta da capire che tipo di risposta può dare il capo supremo della Ferrari ad un pilota che pretende una posizione di privilegio dentro un team deliberatamente formato da due piloti forti, scelti in quanto portatori di punti".
Un punto che oggi, vista la notizia delle dimissioni di Binotto, fa riflettere sul potere e la fiducia che il ragazzo - stella di Maranello - si è costruito intorno al proprio talento. Il presunto arrivo di Frédéric Vasseur - attuale team principal di Alfa Romeo Sauber - spinge proprio in questa direzione: l'ingegnere francese, amico ed ex socio del manager di Leclerc, ha già lavorato con il monegasco ai tempi del suo ingresso in Formula 1 con Alfa Romeo ed è cosa nota, tra chi frequenta il paddock, che i due vadano ancora oggi molto d'accordo.