L'ha detto addirittura Casey Stoner: "Credo che a un certo punto debbano realizzare che è il pilota, non la galleria del vento, a ottenere il risultato, quindi è meglio ascoltarli". Oggetto? Ducati, naturalmente, e il suo divorzio da Andrea Dovizioso.
L'australiano si è espresso in questi termini via Twitter, affermando pure, immediatamente prima, che a suo parere Ducati non sia nella condizione per permettersi di perdere un pilota come la sua attuale prima guida. Curioso che a dirlo sia proprio chi, nei suoi anni migliori, ha rappresentato l'argomento principale a sostegno della tesi per cui la strada filo-ingegneristica fosse sempre e comunque quella preferibile.
Ci riferiamo a quella tendenza, più volte manifestata in passato da Ducati, a voler in tutti i modi procedere nella pianificazione delle propria attività e nello sviluppo della propria moto, prescindendo quasi completamente da chi si trovi in sella ad essa. La questione era stata sviscerata in maniera più che abbondante a seguito del disastroso biennio firmato Valentino Rossi. In quel periodo, il pesarese aveva più volte affermato come, in Ducati, tutto ruotasse attorno ai dati, ai numeri, tutto dipendesse da ciò che gli ingegneri di Borgo Panigale ritenevano più opportuno. Poco importava se chi la moto doveva portarla al limite cercasse di dire in tutte le lingue che, ad esempio, quel telaio, fatto in quella maiera lì, non era comunicativo, non permettesse di capire cosa stesse facendo la moto e, di conseguenza, rendesse impossibile spingersi in maniera sicura oltre uno certo limite. Si diceva, all'epoca: i calcoli dicono che questa è la soluzione corretta e con questa moto Stoner ha vinto, il problema, evidentemente, è chi non riesce a sfruttarla. La verità la conosciamo tutti: a fare la differenza era davvero il pilota, ma non nel senso che Valentino (tanto quanto Melandri o Hayden) non avesse capito come interpretarla, quanto piuttosto in quello per cui Casey Stoner era una specie di alieno, capace di fare cose, che tuttora uno come Danilo Petrucci definisce incomprensibili, dati alla mano.
Insomma, quello stesso argomento dava in realtà ragione proprio a Rossi che, quando se ne andò, diede a Ducati un consiglio: cercate di ascoltarli di più i vostri piloti. Ma la storia si ripete e la notizia di oggi del mancato rinnovo di Andrea Dovizioso sembra porre nuovamente sotto i riflettori quanta e quale importanza abbia realmente chi sta in sella, nella gestione del progetto Ducati MotoGP.
Un atteggiamento che, curiosamente, avvicina proprio Duacti al suo principale rivale degli ultimi anni. Anche Honda, infatti, si ritrova quest'anno ad avere in mano una moto completamente inaffrontabile per chiunque, tranne che per il malconcio Marc Marquez. E questo nonostante da più di un anno, il povero Cal Crutchlow abbia cercato in tutte le maniere di far presente quali interventi fossero necessari per renderla più facilmente utilizzabile. Niente. La risposta, anche in questo caso, è stata: la moto va bene, Marquez ci vince, siete voi che dovete imparare a guidarla. OK.
È riflettendo su tutte queste cose che ci siamo così ritrovati a domandarci in che maniera il Reparto Corse Ducati possa guadagnare la fiducia necessaria in un pilota, per potersi fidare a tal punto da accantonare per un attimo i freddi numeri e ascoltarlo per davvero. Come fare perché un ingegnere di Borgo Panigale si fidi sul serio di qualcuno che sta sopra una moto? L'uovo di Colombo: bisogna che anche lui sia un ingegnere!
Ve lo immaginate un vivaio in stile VR46 Riders Academy pensato per allevare piloti fortissimi ma riservato a qualificatissimi progettisti o ingegneri di pista?
Un Dall'Igna velocissimo, un Furusawa dalla manetta pesante, un Albesiano re delle staccate. Uno che quando arriva ai box che gli vuoi dire? Non solo è un fenomeno ma poi ti dice anche di quanti punti percentuali va ammorbidito il telaio nella zona del cannotto di sterzo, per torcere nel migliore dei modi.
Forse questo è l'unico sistema perché in Ducati si dia retta a un pilota.
Cari Pecco e Jack Miller, ascoltate a noi, prima che a qualcuno 'sta cosa venga in mente per davvero, cominciate a studiare!