Ma quanto cacchio è cresciuta la KTM? Ce lo siamo chiesti noi, che guardiamo e basta, al limite, tifiamo, figuriamoci uno come Danilo Petrucci. Uno che la KTM la guiderà l’anno prossimo, dopo una separazione triste, e per certi versi anche decisamente poco elegante nei suoi confronti, dalla Ducati. Petrucci domenica scorsa a Brno ha tagliato il traguardo nelle retrovie con la sua rossa ufficiale di Borgo Panigale, ma probabilmente sotto al casco, dietro la fisiologica rabbia di un pilota che non riesce a far bene, c’era anche un sorriso. Quello dettato dalla consapevolezza di aver vinto una scommessa.
Non significa, chiaramente, che Danilo Petrucci vincerà il mondiale il prossimo anno, perché poi in pista bisogna andarci e lì ci sono anche gli altri a vendere cara la pelle. E perché anche con una moto che va forte bisogna trovare il giusto feeling. Ma significa che Danilo Petrucci s’è ritrovato col poter definire “vincente” una scelta che in verità, fino a poche settimane fa, era una scommessa che s’era quasi trovato costretto a fare. Perché Ducati gli aveva dato il ben servito e perché selle libere non ce ne erano. “Ho proposte anche molto interessanti dalla Superbike – aveva dichiarato in una intervista a Moto.it – ma francamente penso di poter avere ancora delle cose da dire in MotoGP”. Il problema è che in quel momento non c’era un palcoscenico dove poterle dire quelle cose e l’unico libero, per altro non del tutto, era quello di KTM.
Una moto e un team che sono in MotoGP da qualche anno, che sono sempre cresciuti, ma che non erano mai riusciti a giocarsela nelle posizioni che contano. Fino, appunto, a Brno, quando Brad Binder ha messo la moto austriaca davanti a tutte le altre e Pol Espargarò, con l’altra KTM RC16, ha mancato il podio di un soffio a causa di un incidente di gara con Joahnn Zarco. Il missile arancione messo a punto da Dani Pedrosa, vera arma in più e punto di svolta per la casa austriaca, è oggi una moto in grado di stare sullo stesso livello degli altri team ufficiali e per Petrucci, alle prese con una Ducati che proprio non sembra fare pace con gli pneumatici Michelin, è certamente una vittoria in una stagione, quella in corsa, cominciata male e proseguita peggio. Quella di Danilo Petrucci, però, non sarà la KTM arancione, ma quella in livrea differente del Team satellite Tech3. L’azienda austriaca ha però già fatto sapere che, di fatto, nel 2021 ci saranno quattro moto ufficiali nel mondiale e che il secondo team godrà di mezzi, strumenti e aggiornamenti del tutto identici a quelli factory. Per il pilota di Terni, quindi, nessun ingresso dalla porta secondaria, come ha specificato in una recente intervista Hervé Poncharal. "Sarà fantastico – ha detto – avere in squadra Danilo. È un uomo che rispetto molto: una persona semplice che saluta tutti, con grande carisma e senso dell'umorismo. Ma soprattutto, e questa è la cosa più importante, è un vincente e un grande uomo squadra. Ci saranno quattro KTM in pista, tutte con lo stesso supporto e lo stesso equipaggiamento e questa è la dimostrazione di quanto la casa madre sia intenzionata a raggiungere grandi obiettivi".
Per Danilo Petrucci, quindi, le premesse sono ottime e, adesso, anche le promesse, visti i risultati che KTM sta ottenendo e la continua crescita di moto e team. Tanto che se Danilo Petrucci è, per questa ragione, l’unico vincitore già scritto della MotoGP, il suo compagno di squadra attuale, Andrea Dovizioso, potrebbe essere considerato l’unico sconfitto già scritto. Perché, almeno stando alle indiscrezioni di mercato trapelate prima dell’inizio del Mondiale, KTM aveva cercato proprio il pilota forlivese, arrivando a promettendogli di poter portare avanti anche la sua grande passione per il cross attraverso la partecipazione a qualche gara con il supporto della stessa KTM (che nel motocross non è certo l’ultima arrivata) e di RedBull. Una scommessa che, però, Dovizioso non si sarebbe sentito di fare, proprio perché non convinto della competitività delle moto austriache.