Le penali sono state sdoganate e non sono un gran problema per i team, le rescissioni si fanno ormai all’acqua di rose e i mal di pancia sono veramente tanti in MotoGP; quindi per il 2022 aspettiamoci veramente di tutto. A sostenerlo è Carlo Pernat, uno che di motomondiale, piloti e contratti ne sa qualcosa visto il mezzo secolo di vita passato nel motorsport e i tanti anni nel paddock e su una cosa non ha dubbi: “I contratti, ormai, sono come carta straccia. Fidati di me: un tempo bastavano le strette di mano, adesso non valgono più niente neanche le firme”. Raggiunto al telefono per avere una panoramica sugli scenari che potrebbero configurarsi dopo l’annunciato addio tra Maverick Vinales e la Yamaha, il manager genovese è stato, come suo solito, molto diretto: “La faccenda Vinales ha creato un precedente e ha dimostrato che, ormai, un accordo per disattendere un contratto si trova sempre, perché conviene comunque a entrambe le parti. D’altronde se non ci sono più i presupposti per continuare insieme è giusto separarsi, ma da un altro lato questo porta ad una conclusione che è pericolosa: non ci sono più certezze perché ormai si può fare tutto. Non è polemica la mia, ma solo una presa di coscienza”.
Per Pernat, quindi, la sella lasciata libera dal pilota spagnolo potrebbe innescare un effetto domino in cui le squadra andranno a cercare non solo i piloti in scadenza di contratto, ma anche quelli che hanno accordi già stipulati pure per i prossimi anni. “Con gli ingaggi che sono oggettivamente più bassi rispetto al passato, anche l’ipotesi di andare a pagare una penale non è più così assurda per un team che vuole davvero un pilota. Questo significa che sono saltati gli schemi e che pensare che i vari manager possano farsi scrupoli a contattare questo o quel pilota è roba da Libro Cuore. Ormai se un pilota vuole andare via va via e se una squadra vuole un rider piuttosto di un altro, lo chiama e gli fa la sua offerta. Prendiamo lo stesso Maverick Vinales: con Aprilia sembrava cosa fatta e data per certa, ma appena si è saputo della rescissione sembra che la trattativa abbia subito uno stop. Evidentemente perché sono arrivate altre proposte da valutare. E magari, nel frattempo, anche la stessa Aprilia si è fatta due conti e non è stata più tanto convinta”. Per Pernat, dunque, non è così scontato che Vinales finisca in sella alla moto di Noale e nemmeno che la rescissione del suo contratto con Yamaha possa restare l’unico in questa stagione. “Aprilia – ha aggiunto – si sta rendendo conto che prima di puntellare il box con i piloti titolari, bisogna avere certezze sul test team che, oggi come oggi, è più fondamentale che mai e KTM ne è la prova provata. Quanto al resto dello schieramento, i mal di pancia dei piloti in seno ai vari team sono davvero molti e se passa il treno giusto qualcuno potrebbe fare la stessa esatta cosa che ha fatto Vinales. O anche la stessa fine: mi viene in mente Pol Espargarò, ad esempio, che ha un contratto, ma che di certo adesso che c'è Maverick sul mercato non dorme tranquillo”.
Il manager genovese resta nel campo delle ipotesi, ma l’esempio che porta è piuttosto eloquente: “Maverick Vinales è uno che tornerebbe molto volentieri in Suzuki e i due piloti Suzuki, attualmente, non sembrano contentissimi di come stanno andando le cose. Il mio è solo un esempio, sia chiaro, ma pensi che se davvero Yamaha facesse una offerta a Joan Mir basterebbe un contratto per trattenerlo? Male che va si paga la penale e tutti liberi. Oppure, ma ripeto che siamo nel campo degli esempi, in Aprilia sono da sempre innamorati di Alex Rins, se provassero a prenderlo fregerebbe davvero qualcosa a qualcuno del fatto che è sotto contratto fino al 2023? E poi c’è l’altra grande incognita e si chiama Valentino Rossi”. Per Pernat la decisione del nove volte campione del mondo sarà determinate per capire quale potrà essere lo scenario della prossima stagione, perché se Valentino decidesse realmente di appendere il casco al chiodo, difficilmente il principe saudita che ha finanziato l’intera “operazione Aramco” si accontenterà di non avere un top rider nella squadra che è associata all’immagine delle sue aziende. “E’ vero che Vinales ha detto di non volere un team privato, ma con le palanche e una moto identica alle ufficiali qualunque pilota diventa facile da convincere. E magari in una operazione così anche Ducati ci metterebbe del suo, perché comunque Vinales è un vecchio pallino. La verità vera è che adesso s’è innescato un terremoto e che è quindi impossibile prevedere quali potranno essere realmente gli effetti. Gli unici che secondo me hanno certezze in tasca sono quelli di KTM, nonostante sia Binder sia Oliveira sono corteggiati anche da altri team. Loro due difficilmente cederanno alle sirene esterne, con Oliveira che lo ha anche già detto. Ma per tutti gli altri piloti, escluso Iker Lecuona che ormai è spacciato, potrà veramente succedere di tutto, clamorosi cambi di casacca compresi, magari pure all’interno degli stessi marchi”.