Carlo Pernat crede nell’importanza dei ruoli: a ogni figura la piena libertà di operare dove è più competente. Così faceva ai tempi di Aprilia e così dovrebbe fare oggi la Ferrari per cercare di risollevarsi da una situazione drammatica. Ma ogni ruolo funziona nel proprio sport e i travasi tra quattro e due ruote non gli sono mai piaciuti, così come non gli piacciono i lavori fatti a metà.
Qual è il vero problema in Ferrari?
In una scuderia non ci può essere tutto il potere concentrato su una sola persona e gli ingegneri non possono avere capacità decisionale su qualsiasi cosa. In passato Arrivabene era il team principal e Binotto capo tecnico, oggi invece tutto il controllo è in mano a un ingegnere.
Parlo per esperienza personale - come uomo di sport - e posso dire che quando ero in Aprila le figure erano ben separate: io non mettevo becco sulle scelte tecniche e ingegneristiche, anche se fuori da lì eravamo tutti molto amici, ma non mi sarei mai permesso di andare a togliere valore alle altre figure.
Che cosa succede se c’è troppo potere su una sola persona?
Non giudico le competenze del singolo, non conosco Binotto e non mi permetterei mai di parlare del suo lavoro, ma è ovvio che se una persona ha su di sé troppe responsabilità deve poi lasciare qualcosa a metà. Inizia a occuparsi di faccende che non lo riguardano e finisce per fare il suo lavoro al 50%. Gli ingegneri devono fare gli ingegneri. Quindi credo che per risollevarsi da questa situazione la Ferrari debba prima di tutto sistemare le posizioni.
Chi ci vuole per risollevarla? Magari qualcuno del mondo moto…
No, io non credo ai travasi tra quattro e due ruote. Quelli del passato sono stati tutti un disastro. Mi viene in mente John Barnard che dalla Formula 1 passò alla MotoGP con il team Team KR, o anche Alan Jenkins. Le figure competenti si formano nella propria categoria ed è giusto che rimangano lì. Ma resto convinto che il problema del singolo tecnico, se c’è, sia secondario rispetto a un problema di gestione dei ruoli.