“I piloti sono meravigliosi per alcune cose, ma per altre sono un po’ bamboccioni”. Carlo Pernat è spiazzante e sintetico nel commentare il nuovo caso che sta montando in MotoGP. Con noi di MOW ne aveva già parlato, ma adesso l’argomento, proprio come aveva previsto il manager genovese, è diventato decisamente caldo: chi paga per le Sprint Race?. La risposta, al momento, è che non pagherà nessuno. A spiegare meglio quello che sta succedendo è proprio Pernat, intervistato telefonicamente nel pomeriggio di ieri. “Le Sprint Race – ha detto – sono, di fatto, 21 gare in più. I piloti, però, hanno firmato i contratti quando di queste Sprint Race non c’era neanche l’idea. Ma non è giusto che loro debbano correre il doppio delle gare senza essere in qualche modo pagati. Possiamo accordarci sui numeri, sul fatto che in palio c’è la metà dei punti e che quindi anche i compensi dovrebbero essere almeno dimezzati, ma che non si siano previsti compensi è assurdo. Se i piloti si mettessero insieme e facessero una protesta, allora si rischierebbe di non correre e non si può sempre pensare che tanto i piloti non fanno mai squadra. Non è giusto”.
Il manager genovese parla quasi da sindacalista, poi, però, aggiunge: “Io temo che in Malesia possa succedere qualcosa perché quella è l’occasione in cui i piloti si troveranno tutti e se prima non si trova un qualche accordo, allora anche l’inizio del mondiale potrebbe slittare. Perché, di fatto, le case costruttrici hanno fatto cartello dicendo che i contratti restano quelli che erano, DORNA e gli organizzatori hanno fatto cartello dicendo che questa problematica non è affare loro e con il cerino in mano ci sono rimasti proprio i piloti. Con la nuova formula, è innegabile, saranno costretti a prendersi il doppio del rischio e loro sono professionisti, vanno rispettati. Io, ad esempio, ho fatto ricorso ad alcuni sponsor privati per riconoscere dei bonus a Enea Bastianini per i risultati ottenuti nelle Sprint Race, ma questa cosa andrebbe gestita in maniera corale. Capisco che i tempi sono quelli che sono e che denaro in più non ne ha nessuno, però quello che è giusto e doveroso è giusto e doveroso. Temo che dell’introduzione delle Sprint Race si dovesse parlare con più calma, facendo un confronto tra tutti, invece è stata una sorta di imposizione improvvisata e adesso inevitabilmente ci troviamo a fare i conti con questo casino”.
Un casino che, a detta di Pernat, si può risolvere solo in un modo: con i piloti che si mettono seduti a un tavolo e poi, insieme, vanno a parlare con chi di dovere, anche per avere, come dice proprio Pernat, “una sorta di forza contrattuale”. “La verità –ha aggiunto – è che gli unici contratti di cui si parla adesso sono questi. Sto leggendo in questi giorni un mare di indiscrezioni di mercato, ma non si sta muovendo proprio niente. Dicono di Jorge Martin in Yamaha, ma almeno fino ai test della Malesia è tutto chiacchiericcio perché è vero che Martin ha una clausola che potrebbe liberarlo da Ducati, ma è vero pure che Yamaha prima di cambiare i piloti vuole vedere i risultati. E poi chi ce lo dice, ad esempio, che se in Malesia la Yamaha dovesse andare forte e la Honda, invece, dovesse rivelarsi non competitiva, quelli di Yamaha andrebbero a cercare un Martin piuttosto che un Marc Marquez?”