L’abbiamo cercato per farci raccontare di due avvenimenti che hanno segnato la sua vita, accaduti entrambi in questi giorni: la prima vittoria di Valentino Rossi, 25 anni fa, e la morte di Claudio Castiglioni, 10 anni fa, ma con Carlo Pernat finisce sempre allo stesso modo: chiacchierata lunghissima e tanti argomenti sul piatto. Perché, inutile dirlo, è da una vita l’uomo del paddock e, anche quando non è diretto protagonista, non c’è storia che non conosca o fatto di cui non sia al corrente. Ma andiamo per ordine..
Carlo, dieci anni fa ci lasciava Claudio Castiglioni…
Un visionario, un grandissimo. Cosa vuoi che ti dica? Non serve Carlo Pernat per raccontare agli appassionati chi è stato e cosa ha fatto, manca tantissimo. A chi lo ha conosciuto e manca tantissimo anche al motorsport, anzi al mondo dei motori in genere, perché di personaggi così non ne nascono sempre.
Venticinque anni fa, invece, Valentino Rossi saliva per la prima volta sul gradino più alto del podio…
Cominciamo con due enormi emozioni, una dolorosa, l’altra di autentica gioia. Quel giorno a Brno ho probabilmente vinto la più grande scommessa della mia vita, perché Valentino l’avevo voluto io a tutti i costi, esponendomi in prima persona, proponendogli un contratto che aveva urtato e non poco i vertici di Aprilia e molti altri. Non c’era una gran fiducia intorno a quel ragazzo. Sì, sembrava uno bravo, ma i dubbi erano tanti e anche quando sono cominciati ad arrivare i risultati in pochi avrebbero pensato che sarebbe arrivato così in fretta a vincere. Invece lo ha fatto, proprio quel giorno a Brno e per me, adesso lo dico ridendo, è stata una sorta di liberazione. Come se mi fossi tolto un peso.
A quella vittoria poi ne sono seguite altre, insieme a nove titoli mondiali. Che effetto ti fa sapere che non ci sarà più dal prossimo anno?
Che Valentino Rossi avrebbe smesso lo avevamo capito tutti, ma poi quando lo ha annunciato è stato comunque uno shock. Però la vita è così: niente è per sempre. Ha dato tanto, ha regalato popolarità al motociclismo, ha fatto girare denaro illimitato grazie al suo personaggio e, adesso, continuerà ad esserci attraverso l’Academy e i suoi piloti, anche se correrà in macchina e non credo che lo vedremo così spesso nel Paddock. Penso, piuttosto, che il vero shock non sarà a Valencia, in occasione dell’ultima gara, perché quella sarà comunque una grande festa, anche se si verserà qualche lacrima e l’emozione sarà altissima. Il colpo violento lo prenderemo alla ripresa, quando ricomincerà il mondiale senza il 46 giallo ovunque e, soprattutto, senza Vale.
Hai letto che diventerà papà?
Lo voleva da tempo, adesso è il momento e sono felicissimo per lui e la Francesca. Graziano nonno, però, ancora non riesco a raffigurarmelo, l’idea mi fa sorridere. E’ una bella notizia: un figlio è gioia pura
Invece sul Team che ci dici? Questo principe esiste, non esiste, se ne sentono veramente tante…
Di sicuro il team si farà, a prescindere da principi e sponsorizzazioni più o meno faraoniche. Il progetto c’è, è concreto e pure avviato, quindi l’anno prossimo ci sarà sicuramente una squadra con Ducati che porterà il nome della VR46. Quanto al resto, però, non so cosa dirti: le voci le ho sentite anche io, ma chiaramente sono voci e lasciano il tempo che trovano. Oggi dovrebbe esserci una conferenza stampa e magari ne sapremo di più. Non ha senso, adesso, stare a costruire o distruggere castelli se davvero tra poche ore sarà tutto più chiaro.
A proposito di futuro, quale sarà quello tuoi piloti?
Enea Bastianini, come è noto, sarà con il Team Gresini, sempre in sella ad una Ducati Desmosedici e con l’amico Fabio DiGiannantonio come compagno di squadra. Un bel progetto, una bellissima realtà. Enea è un gran pilota, non si diventa campioni del mondo per caso, sta facendo molto bene in questo primo anno in MotoGP e se non avesse dovuto fare i conti in ben più di qualche occasione con una sfiga impressionante sarebbe stato ancora più avanti in classifica. Tony Arbolino, l’altro mio pilota, se la sta cavando più che bene al primo anno in Moto2 e resterà in quella categoria.
Se fai questa precisazione allora è vero che era uno dei papabili per il passaggio nel Team Petronas in MotoGP?
Sarei un bugiardo se ti dicessi che non c’è mai stato un contatto con il team di Razali, ma sarei un bugiardo anche se ti dicessi che abbiamo rifiutato. Semplicemente le cose non si sono combinate, più che altro per una questione di tempi e per la convinzione che per fare il grande salto in MotoGP c’è ancora tempo. Maturerà ulteriore esperienza e magari si toglierà qualche grossa soddisfazione in Moto2.
Con il Team Marc VDS?
Troppe domande, passiamo oltre. Stiamo valutando diverse ipotesi e non c’è molto da dire adesso, se non che Tony ha un contratto di due anni in Moto2.
Chi prenderà il posto di Valentino Rossi e Franco Morbidelli, quindi, nel team malese della MotoGP?
Che Morbidelli andrà nella squadra factory di Yamaha non è ancora ufficiale, ma effettivamente credo che andrà così. Per il team di Razali è un momento particolare, penso che prima dei piloti si stiano definendo sponsor e accordi vari, su chi guiderà quelle due Yamaha, al momento, sento dire solo di Darryn Binder e non mi sorprenderei se l’altro fosse Jake Dixon, visto che c’è bisogno di un inglese in pit-lane. Ma sono sensazioni personali.
Maverick Vinales?
Aprilia ha fatto un gran colpo, dimostrando di credere davvero nel progetto e di essere fortemente convinta di poter fare bene. Sono contento, al di là di quelli che sollevano dubbi. Se e come andrà si vedrà con il tempo, di sicuro adesso è stato un ottimo acquisto perché, che se ne dica, Maverick Vinales è un top rider. Quanto al presente, invece, ho seri dubbi che sarà reintegrato, ma anche su questo si avranno comunicazioni ufficiali nelle prossime ore e, quindi, vedremo.
Chi vincerà il mondiale?
Il migliore! A parte gli scherzi, Fabio Quartararo mi sta davvero sorprendendo, ma Joan Mir ha ragione: nelle prossime tre gare si deciderà tantissimo.