Voto 0. A Maverick Vinales e Yamaha. Poco da dire, solo che è stato tutto veramente brutto. Soprattutto adesso, soprattutto in un momento in cui la MotoGP deve restituire un'immagine capace di resistere ad un presente condizionato dalla pesantissima crisi economica e dall'imminente uscita di scena di Valentino Rossi. I panni sporchi si lavano in casa o, se si decide di portarli in piazza, ci vanno portati tutti e senza nascondere alcuna macchia... e alcun cattivo odore! Voltare pagina, immediatamente!
Voto 1. Alla sfiga cosmica di Enea Bastianini. Ducati, con la Monster, ha, di fatto, scritto la storia delle moto nude e al povero Bastianini è toccata una Desmosedici che voleva diventare una Monster. Risultato? S'è tolta la carena in mezzo alla strada, restando completamente nuda e esponendo tutta la meraviglia che nascondeva sotto. Roba da lasciarci gli occhi a vedere tutta quella perfezione della meccanica e l'unico che non s'è incuriosito per niente, ma s'è più che giustificatamente incazzato come un'ape, è stato il povero Enea. Costretto al ritiro nel giorno in cui gli altri rookie, Jorge Martin e Luca Marini, hanno messo nel sacco risultati significativi. Per il pilota urge un esorcista, per la sua Desmosedici, invece, urge qualcuno che le spieghi che per fare i nudisti ci sono luoghi specifici e che tra questi non compare il RedBull Ring. Vade retro Satana!
Voto 2. A Pol Espargarò. Parla sempre tanto, ma non ce lo ritrovi mai, nemmeno per sbaglio. Anche ieri, quando i piloti che non avevano niente da perdere hanno provato a restare in pista con le click, buttando il cuore oltre l'ostacolo e chiudendo la gara ben più avanti di dove l'avrebbero chiusa senza pioggia, lui è rimasto dietro: penultimo davanti a Cal Crutchlow. Pol Esparagarò sta diventando una costante: qualunque sia la variabile, lui arranca. Honda può permettersi un secondo pilota così adesso che Marc Marquez, ancora alle prese con i suoi guai fisici, avrebbe bisogno (e non è assolutamente una battuta) di una buona spalla? Desaparecido!
Voto 3. A Jack Miller. C'è gente che è nata per vivere sull'istinto e sugli impulsi. Sì, è vero, tanti riescono a raggiungere il successo imparando a fare i conti e a rispolverare la razionalità, ma tanti altri devono solo assecondare la loro natura per poter esprimere al massimo il proprio potenziale. Jack Miller è uno di questi e l'atteggiamento del pilota ufficiale non fa proprio per lui. Come non faceva per un suo illustre connazionale: Casey Stoner. L'altro australiano della Ducati, ad un certo punto, ha fatto di testa sua e ha scritto la storia. Jack dovrebbe solo ispirarsi. Uno con quella faccia da matto non sarà mai a suo agio nei panni del ragioniere e cadere, per un pilota così, dovrebbe essere meglio che "scadere". Rosso Ducati, Rosso fuoro e passione. Rosso estintore non ci piace.
Voto 4. A Alex Marquez. Bisognerebbe smontarlo, dare la sua spalla buona al fratello e poi rimontarlo. Bravo ragazzo e pure gran talento, ma quanta fatica quest'anno! Fa quasi tenerezza
Voto 5. A Cal Crutchlow. Ma c'ha voglia? Lui era sempre protagonista, generoso dentro e fuori dalla pista, funambolico tra i cordoli e istrionico con i giornalisti. Adesso, invece, c'è ma non si vede. Ok che si sentiva un pilota in pensione, ok che è stato mezzo costretto a tornare e non ne aveva alcuna intenzione, ma che in un anno Cal Crutchlow sia diventato il nonno di Cal Crutchlow non è credibile, dai! Bisogna dire, però, che il buon vecchio Cal sta rendendo tangibile la straordinarietà di quanto fatto prima dell'infortunio da Franco Morbidelli. L'inglese, infatti, nonostante non sia certo l'ultimo arrivato o uno senza manico, arriva costantemente ultimo e con distacchi siderali usando la stessa moto dell'italobrasiliano che, invece, riusciva a difendercisi. Ora Cal Crutchlow dovrebbe salire sulla moto di Maverick Vinales e quella povera M1 sembra condannata, quest'anno, a piloti demotivati. Rivogliamo PsycoCal!
Voto 6. A Aprilia. Fuori di poco, poi palo, poi traversa, poi ancora palo; daglie che quando è così il goal, prima o poi, è arriva! Per questo a Noale meriterebbero otto, ma il voto si abbassa a causa di un atteggiamtno. Leali, tutto cuore e romantici ok ed è pure bellissimo, ma in MotoGP bisogna pure razionalizzare e andare all'altare proprio adesso con Maverick Vinales (considerando anche le caratteristiche del pilota in relazione a quelle della moto), forse meriterebbe un minimo di riflessione in più. Bella e promettente, ma occhio allo sposo!
Voto 7. A Marc Marquez. Sì, ok, è caduto. E allora? E' caduto mentre ci stava provando, è caduto dopo aver montato gomme da pioggia e aver bagarrato fin lì con Pecco Bagnaia, facendoci rivedere quei corpo a corpo che mancano tanto a tutti. Ha corso dopo essersi sottoposto a una infiltrazione, perchè aveva dolore alla spalla e nella foga della gara, con la possibilità di fare risultato a portata di mano, ha osato un pelino di più fino a stendersi. Praticamente ha fatto il pilota. E, al di là di chi lo tifa e chi lo denigra, sia chiara una cosa: solo Marc Marquez potrà salvare la MotoGP nell'immediatezza del post Valentino Rossi. Altri talenti all'orizzonte ce ne sono, ma avranno bisogno di tempo. Per adesso c'è lui e dobbiamo solo augurarci che riesca a tenere duro perchè al momento è l'unico in grado di inseguire il risultato dando pure spettacolo. Ci manca (anche se non l'avremmo mai creduto).
Voto 8. A Valentino Rossi. Senza parole. Chapeau, solo chapeau! Non è 10 solo perchè quella bandiera sopra al cielo di Spielberg ci ha fatto capire che, da qui a Valencia, toccherà piangere spesso. Un anno in più avrebbe significato salutare bene tutta la sua gente, in ogni circuito, al di là del vincere o perdere e ci resta un po' di retrogusto amaro per la decisione di non provarci! Immenso
Voto 9. A Jorge Martin. Occhio, perchè questo qua è un gran manico veramente. Il modo in cui ha tenuto testa a Marc Marquez, la prepotenza dimostrata nelle qualifiche andando a conquistare pole e record della pista, la capacità di "vincere o impattarla" sono caratteristiche da grandissimo campione. E' vero che Pramac trasforma in oro ciò che poi Ducati rovina, ma l'impressione è che questa volta la scommessa sia più che azzeccata. Lo aspettiamo a Silverstone, uno di quei circuiti in cui conta veramente tanto anche la tecnica per confermare il giudizio. Gagliardo e tosto.
Voto 10. A Joan Mir. Ieri ha contenuto i danni: quarto dopo un fine settimana difficile e una domenica capricciosa. Zitto zitto sta sempre lì e se si guarda la classifica oggi ci si accorge che ha rosicchiato tanto in sole due gare a Fabio Quartararo. L'anno scorso, dopo la prima gara a Misano, abbiamo scritto che sarebbe stato lui a laurearsi campione del mondo. Vi avvisiamo: stiamo per dirlo un'altra volta! Ma vogliamo prima aspettare Silverstone. Mir è come quei cani da guardia che non abbaiano, non fanno rumore, non ti lasciano il tempo di capire che stanno per saltarti sul collo. Fino alla sosta ha dovuto fare i conti con una moto a cui, a detta sua, mancava l'abbassatore. Suzuki adesso glielo ha dato e lui ha già colmato un po' di gap dal leader della classifica, in attesa di circuiti in cui la sua moto dovrebbe stare più a suo agio. Verso il bis!
10 e lode. A Brad Binder e Francesco Bagnaia. Uno ha vinto di coraggio e lucida follia, l'altro è arrivato secondo di tigna e determinazione. Modi diversi di intendere le corse, anche obiettivi diversi, ma ci hanno fatto godere perchè "coraggio", "lucida follia", "tigna", "determinazione", sono tutte parole che, alla fine, possono riassumersi in una sola: "cuore". E adesso, con la MotoGP che è davanti al bivio di "Valentino Rossi che smette", ce ne vorrà tanto e sempre di più. Spettacolo!