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In un ristorante a Ferragosto ho capito l’immensità di Valentino Rossi (e forse ho rischiato pure il Covid)

Emanuele Pieroni

15 agosto 2021

L’esterno di un ristorante italico, un afoso Ferragosto del 2021, il meteo capriccioso dell’Austria e uno smartphone che ha scatenato l’assembramento. Solo perché qualcuno, per un attimo, si è accorto che Valentino Rossi stava per salire per la duecentesima volta nella sua carriera sul podio della MotoGp

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Del cielo sopra al RedBull Ring ricorderemo i capricci, ma ricorderemo, soprattutto, quell’enorme bandiera portata a spasso da un elicottero per rendere omaggio, per l’ultima volta tra i cordoli austriaci, a Valentino Rossi. Lui ha ripagato tutti restando in pista come un ragazzino, scegliendo di provare ad arrivare sotto la bandiera a scacchi con le gomme da asciutto sfidando pioggia e asfalto insidioso, vestendo i panni di quello che può permettersi di rischiare e che ha ancora tutto da dire. Anche se tra una manciata di settimane smetterà di rischiare la pelle come fa da ventisei anni. Ha fatto una cosa grande. E non è stata la prima volta. Forse solo l’ultima aspettando, o più semplicemente augurandoselo, che il duecentesimo podio in MotoGp possa arrivare davvero. Stava per succedere oggi, proprio durante il Gp d’Austria al RedBull Ring, mentre la stragrande maggioranza degli italiani stava seduta nel tradizionalissimo pranzo di Ferragosto. Vale che arranca in decima posizione, poi il cielo che cambia, la pioggia che comincia a farsi insistente negli ultimi giri e costringe la maggioranza dei piloti a rientrare per il cambio moto. La maggior parte, ma non quelli che non avevano niente da perdere, che invece c’hanno provato. Tra questi c’era Valentino Rossi.

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L’ho vista al ristorante la corsa, seduto in rigoroso distanziamento tra i molti tavoli di un grandissimo spazio esterno. E avevo dato un’occhiata tra la gente intenta a pasteggiare, per cercare di capire se e quanti stessero seguendo il Gp d’Austria. A occhio e croce un 1,5% del totale dei presenti. Ne ho contati tre, me compreso, infatti, con lo smartphone o il tablet accesi in attesa del via, di Guido Meda che dice “prima dentro, gas a martello e bla bla bla”. Pochi, pochissimi rispetto a qualche anno fa, quando Valentino Rossi vinceva ancora e a Ferragosto erano gli stessi ristoratori a farti sapere che ci sarebbe stata la tv, come valore aggiunto per scegliere proprio la loro proposta. E mentre un alveare di camerieri gironzolava tra “la sala all’aperto” e la cucina che il meteo al RedBull Ring è cambiato, con la pioggia che ha scelto di diventare protagonista e tutti i piloti di vertice che sono rientrati ai box per cambiare la moto. Poi, nella confusione di questo Ferragosto del ‘’21, s’è sentita una voce “oh, Valentino Rossi è terzo!”. E è successa una cosa che mi ha commosso. Perché tanta gente, fino a quel momento totalmente disinteressata, s’è alzata, prendendo d’assalto proprio quei tre (me compreso) che stavano seguendo la corsa. In un istante avevo dietro decine di persone, che avevano deciso di interrompere tutto solo per vederlo sfiorare il podio, solo perché qualcuno aveva detto che era terzo. Se ne fregavano prima. E se ne sono fregati subito dopo, tornando al tavolo quando da terzo è passato quarto e giù fino a ottavo.

Per un attimo, per quella manciata di metri, è stata ancora la MotoGp di qualche anno fa: l’1,5% è diventato, di botto, un 70% almeno. In quelle poche curve, con la gente dietro che quasi mi sfilava lo smartphone dalle mani per vedere “Vale terzo”, forse, ho rischiato pure il Covid, ma mi sono quasi commosso. Nonostante lo sapessi già di quanto la gente lo ha amato, avendo avuto la fortuna di poterlo raccontare per lavoro e nonostante da giorni vado blaterando a me stesso che la MotoGp saprà andare oltre Valentino Rossi. Tutti accalcati dietro a tre smartphone in croce nella sala esterna di un ristorante, in barba al Covid, agli assembramenti da evitare, al caldo pazzesco di queste ore e pure alla consapevolezza che non sarebbe durato più di qualche curva. Sì, è vero, forse è stato un segnale preoccupante, perché dimostra che non è così scontato che la MotoGp sopravviverà ad un addio che, probabilmente, dividerà per sempre i veri appassionati (quelli resteranno sempre, con i loro smartphone come tv di fortuna) dai semplici tifosi di un pilota solo.  Il pilota: l’immenso Vale!

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