Mancava una manciata di minuti alle 16:15, all'orario scelto per la conferenza stampa di Valentino Rossi. Una manciata: pochi. Pochissimi. Eppure quei pochi minuti sono bastati per un giro di messaggi infuocato, pieno di soluzioni alternative, di "vedrai che non succederá", di "magari non andrà come sappiamo che andrá". Invece niente lacrime, neanche un tavolo a nascondere la violenza del pugno sullo stomaco che abbiamo preso tutti quanti. Poche parole: l'avevo detto e non c é niente di nuovo, questa é la mia ultima stagione. Una sintesi estrema, per Valentino Rossi, quasi a fare in modo che le cose da dire fossero così poche da non cedere all'emozione. Lui non ha ceduto. Lui. Il ragazzino come noi, quello che faceva i conti con i nostri stessi guai, lo scooter sequestrato, gli insegnanti che non ti capiscono, i genitori che si separano mentre coltivava un grande sogno. E mentre se lo andava a prendere quel sogno, scoprendosi capace di concretizzarlo in dimensioni ancora più enormi di quanto avesse fatto fin lì la sua fantasia. Nove volte campione del mondo, il riferimento, il "c'è Rossi che corre" (mica la MotoGP). Adesso fa male. E tanto pure. Perché ragazzini non si puó esserlo per sempre, perché arriva un momento in cui bisogna pinzare forte. Valutare l'ipotesi che le emozioni non necessitano per forza di velocità estreme. E Valentino Rossi che smette diventa una metafora di tutti noi che diventiamo grandi e che, sia perdonato il cinismo, prendiamo coscienza che il tempo passato è, adesso, più di quello che resta. Che non significa, peró, che è la fine delle corse, ma solo la fine di una corsa. La maturità a scuola e Valentino campione del mondo, il primo figlio e Valentino campione del mondo, la seconda figlia e Valentino campione del mondo, la rivoluzione totale e Valentino campione del mondo senza titolo (era il 2015): come una costante delle nostre emozioni. Delle mie, almeno. Tanto che le analisi non servono, i ragionamenti mettono solo tristezza e le parole giuste non esistono. Cioé, né esiste una, una e basta: grazie! Solo grazie, Vale!
Be Folk
Solo grazie, Vale!
Emanuele Pieroni
Arriva un momento in cui bisogna pinzare forte e valutare l'ipotesi che le emozioni non necessitino per forza di velocità estreme. Valentino Rossi smette, la sua carriera come una metafora, il suo ritiro come la dimostrazione che tutti (anche noi), prima o poi, diventiamo grandi