Il Natale è passato da poco, ma a leggere l’ultima intervista rilasciata da Carmelo Ezpeleta c’è venuto in mente Ebenezer Scrooge, il personaggio della penna di Charles Dickens protagonista della fiaba Canto di Natale. No, non perché Ezpeleta è un anziano spilorcio odiato da tutti - visto che è tutt’altro che questo e che caratteristiche del genere non si addicono al suo personaggio di manager eclettico e per nulla spaventato dai grossi investimenti - ma perché Scrooge in quella fiaba ripercorre in un lungo incubo, accompagnato dagli spiriti del Natale passato, di quello presente e di quello futuro, ciò che è stato, ciò che potrebbe essere e ciò che rischia di accadere domani.
Esattamente come ha fatto Ezpeleta nell’intervista concessa a Marca in queste ore, con il CEO di Dorna che si sta preparando al vero natale di ogni malato di corse in moto: l’inizio del mondiale. Il primo senza Valentino Rossi, il terzo nel bel mezzo di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo e, probabilmente, anche uno degli ultimi capace di attrarre grandi investitori. Proprio come Scrooge in quella notte tormentata, è come se Ezpeleta si fosse fatto aiutare dagli spiriti del passato, del presente e del futuro per tracciare la rotta che la MotoGP dovrà seguire. Con una premessa che, però, è doverosa: il futuro è di chi è capace di immaginarlo. “Dobbiamo fare il nostro lavoro al meglio con quello che abbiamo, che è molto, che è meglio di quanto non sia mai stato. Non c'è bisogno di andare a cercare. Sono molto appassionato di tutti gli sport. Quando è stato il momento migliore di uno sport, quando uno ha dominato o quando molti hanno dominato? Ci sono stati entrambi. Ad esempio, il Tour de France, è stato fantastico in Spagna negli anni in cui vinse Indurain, ma non in Francia. Quello su cui dobbiamo lavorare è che il Motomondiale sia il più equilibrato possibile, che, se possibile, piloti e moto diverse continuino a vincere e, se possibile, che uno di quelli che vincono sia privato, molto meglio. Questo è il nostro compito".
Il natale passato: il pasticcio del 2015
Evitando, però, le brutte figure del passato. Una in particolare brucia ancora e Carmelo Ezpeleta non fa fatica a definirla “un brutto pasticcio”. Il riferimento, manco a dirlo, è ai veleni del 2015, alla lotta tra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo per la conquista di un mondiale in cui, volente o nolente, Marc Marquez ha fatto in qualche modo da arbitro. “Anche se tutti erano molto contenti dal punto di vista dell'impatto mediatico il pasticcio del 2015 tra Rossi e Márquez è qualcosa che non sognavo affatto. Non sogno queste cose, mai” – ha tuonato il CEO di Dorna che alla vigilia dell’inizio del mondiale 2022 pensa ancora a come è finito il mondiale di sette anni prima. E all’eterno dualismo tra il nove volte campione del mondo italiano e l’otto volte campione del mondo spagnolo, anche se, aggiunge, i due non possono essere paragonati: “Valentino è passato più volte da Honda a Yamaha, da Yamaha a Ducati e da Ducati a Yamaha perché riteneva che fosse la migliore possibilità per lui. Non ha niente a che fare con Marc, che è stato costretto ad andare peggio perché ha avuto un incidente che ha recuperato l'anno scorso e poi la diplopia, dovuta a un altro incidente. Non è paragonabile".
Il natale presente: Valentino Rossi c’è senza esserci
Nessun confronto, quindi, tra Valentino Rossi e Marc Marquez e nemmeno nessun paragone tra le parabole discendenti di due campioni che vengono continuamente accostati, pur appartenendo a generazioni differenti. Come se l’eredità di Rossi potesse raccoglierla, come in un paradosso da romanzo, solo Marc Marquez. Almeno per adesso. Aspettando che gli altri crescano. “In parte, l'eredità di Valentino è quella di lasciare alcuni ragazzi che guidano grandi motociclette – ha aggiunto Ezpeleta - Non credo che tutti gli attori che abbiamo in questo momento, se non fosse stato per Valentino, sarebbero al livello in cui sono. Tutti dicono che il loro idolo era Valentino e questo ti fa venire voglia di emularlo. Ma è già stata creata una scuola di persone che stanno andando molto bene. Non poteva correre fino a 60 anni: ha allungato la sua carriera quanto ha ritenuto necessario. Valentino, a Valencia, è arrivato decimo, a meno di un secondo dal ragazzo che ha vinto con una prestazione e un record bestiale. Quello che succede è che prima sarebbe stato il terzo e ora è il 15, il 10, il 18. L'unica cosa che posso dire a Valentino è grazie per quello che è stato e non posso chiedergli di allungare di più. Ha un piede nel Mondiale, con una squadra, e quello che ha fatto è fantastico: creare la scuola, il Ranch di Tavullia, l'Accademia. A noi è successo più volte. Tutti hanno detto: 'Cosa accadrà quando gli americani non ci saranno? Cosa accadrà quando Doohan se ne sarà andato?' Siamo partiti perché il campionato è molto importante. È più importante di ogni altra cosa".
Il natale futuro: finire come la Formula1
Non è, quindi, sopravvivere all’addio di Valentino Rossi la prima missione da compiere per Carmelo Ezpeleta, ma evitare un certo tipo di spettacolarizzazione che porta solo a confusione e, inevitabilmente, anche a snaturare il motorsport. Il CEO di Dorna non ci gira intorno e spiega esattamente a cosa si riferisce: la Formula1 e come è finito il mondiale del 2021. “Con la F1 abbiamo interessi comuni, altri divergenti. Lavoriamo insieme per migliorare le cose che sono comuni a noi e agli altri, ognuno facendo il meglio – ha spiegato Ezpeleta - Penso che il fatto che la F1 stia andando bene sia un bene per noi e viceversa, ma un finale come quello del mondiale della F1 di quest’anno non lo vorrei affatto. Vorrei che ci fossero due piloti in lotta per il titolo nell'ultima gara, ma per come è andata l'intera faccenda... Né a favore né contro nulla. È stato un campionato fantastico, combattuto tutto l'anno e, alla fine, ha suscitato polemiche non buone. Mi piace fare un campionato, se possibile, fino alla fine molto contestata. Ma non mi piace che dopo la fine creino dubbi, che il secondo classificato non parli più. Di certo non me lo sogno”.