Il Campionato Mondiale Endurance sta vivendo il suo miglior momento degli ultimi dieci anni, con tantissimi nuovi appassionati, una classe regina che conta sempre più iscritti - anche in vista del 2024 in cui sono previste circa trenta Hypercar al via della stagione - e parecchia attenzione all'interno del mondo del motorsport. Si tratta di un momento particolarmente importante per il campionato, dove può farsi conoscere per quello che è e trasmettere tutta la passione che si porta dietro a moltissimi occhi curiosi che si stanno avvicinando alle sue corse. È anche una condizione a cui il WEC, sfortunatamente, non è affatto abituato, dato che fino alla stagione passata doveva accontentarsi dei soliti e storici appassionati e di qualche nuovo fan - ma comunque in numeri minimi.
La domanda è quindi lecita: perché è arrivato tutto questo interesse proprio quest'anno? Non è sicuramente un quesito facile a cui dare risposta ma ci sono alcuni punti principali che possiamo tenere di conto, partendo da una questione tecnica per arrivare al confronto con la classe regina del motorsport, la Formula 1, che il WEC sta portando avanti molto bene. Sicuramente ad attirare almeno un quarto di attenzione sono state le case automobilistiche che si sono messe in gioco in classe Hypercar come Porsche, che nell'endurance possiamo considerare la più vincente della storia, Peugeot, che ha presentato una vettura totalmente fuori dagli schemi, Cadillac, che rappresenta e si trascina con se la cultura oltreoceano statunitense, e Ferrari che, banalmente, è l'equivalente di velocità per ogni appassionato.
Via libera ai costruttori
Ciò che affascina di più di questo campionato è la varietà di vetture che si trovano in pista, sia per quanto riguarda il fatto che ci corrono tre categorie diverse, sia per la particolarità di ognuna di esse, soprattutto in Hypercar. Pensandoci un attimo, se colorassimo di nero tutti i prototipi in griglia riusciremmo poi a distinguerli lo stesso, cosa che invece non succede se provassimo tale esperimento in Formula 1, ad esempio. Il regolamento tecnico del WEC lascia molta libertà ai suoi costruttori per realizzare l'Hypercar, andando a irrigidire effettivamente solo la potenza che i vari motori possono erogare. Poi vengono indicati gli indici massimi di downforce e il minimo coefficiente di drag raggiungibile ma per il resto ogni costruttore è libero di muoversi come preferisce. Lo stesso discorso vale per l'aerodinamica: pochi limiti ma chiari.
La categoria Hypercar è nata per sostituire le LMP1, dei prototipi estremamente performanti quanto costosi, quindi porta avanti questo concetto a 360 gradi. I prototipi che vediamo in griglia permettono ai vari team di portare in pista una vettura veloce e dinamica ma con somme di denaro accessibili - per questo riusciamo a vedere in pista anche squadre come Glickenhaus e Vanwall. Inoltre la tipologia di prototipo sviluppabile non è una sola, i costruttori possono scegliere se presentare una LMh - ovvero un prototipo sviluppato da zero - o una LMDh - partendo da una base condivisa di determinati costruttori e inserendo il sistema ibrido di Bosch, X-Trac e Williams Advanced Engineering.
Ma cosa succede se una vettura è estremamente dominante? Qui entra in gioco lo strumento magico della commissione tecnica del WEC, il Balance of Performance.
Che cos'è il BoP
Tante vetture diverse, tante prestazioni diverse: il Balance of Performance, letteralmente il bilanciatore di prestazioni, è uno strumento che ha la commissione tecnica del WEC per bilanciare le vetture e portarle tutte allo stesso livello. Si tratta di limiti che vengono imposti su vari aspetti della vettura come il peso minimo - modificato eventualmente con l'aggiunta di zavorre - o la capacità del serbatoio del carburante e vengono revisionati all'incirca dopo ogni gara per impedire il dominio di un determinato team. La 24h di Le Mans ha dato il perfetto esempio: Toyota ha dominato le prime tre gare della stagione quindi, con un BoP più severo ha avuto più difficoltà permettendo a Ferrari di poter lottare per la vittoria.
Non sempre il Balance of Performance è perfetto ma si è rivelato finora efficace per impedire l'allungo di qualsiasi team in termini di campionato. Il BoP non decide necessariamente il destino delle gare ma è sicuramente l'ago della bilancia.
WEC vs. F1: un confronto che in questo momento pesa più che mai
Il World Endurance Championship ha fatto parecchio rumore ultimamente e con l'attenzione e la popolarità è arrivato anche il grande confronto con quella che per molti è la massima espressione del motorsport, la Formula 1. Per quanto siano due categorie diverse a sé stanti, interessanti e divertenti a loro modo, in molti le hanno confrontate quasi naturalmente dato che quello che stiamo vivendo in questo momento in F1 spinge i suoi spettatori a guardarsi intorno. Quello che si è visto a Le Mans è improbabile vederlo in Formula 1: la vittoria di un team al debutto alla gara più importante della stagione, quindi come Ferrari con la 499P gestita da AF Corse, è inimmaginabile. Inoltre, con un campionato di Formula 1 che ci regala sempre lo stesso scenario ogni weekend capitare sul canale che trasmette una gara del WEC sembra quasi un miraggio.
La Formula 1 dovrebbe forse prendere ispirazione dal mondiale endurance? Può darsi, fatto sta che comunque sono due mondi diversi e ci sono caratteristiche del WEC che non vestirebbero bene addosso alla F1, come il BoP, mentre altre più affini, anche se sono scenari improbabili visti gli ultimi anni. Per molti sarebbe come paradisiaco vedere una Formula 1 con libertà nella progettazione delle monoposto, senza le stringenti clausole del Budget Cap o con meno domini stagionali; il WEC sta vivendo la prima fase di quella che potrebbe essere la sua fase d'oro mentre ha tutti gli occhi puntati addosso, forse lasciando qualcosa da imparare anche alla Formula 1.