La delusione è il più indigesto dei sentimenti. Se ne sta a ferire e infastidire dentro la bocca dello stomaco senza scegliere che cosa fare, fermentando insieme a tristezza e rabbia. E l'antidoto, la medicina contro questo mal di stomaco, non c'è. Non c'è quando, in una domenica di passione davanti al televisore, da sperare resta poco. Il poleman del sabato, quello che deve raccogliere i pezzi dopo due weekend tragici alle spalle, vede sfumare il proprio successo insieme al fumo bianco che esce dalla sua power unit. Charles Leclerc che per la terza volta consecutiva passa dai sorrisi felici di un sabato perfetto agli occhi lucidi di una domenica da dimenticare. E la Ferrari che inizia ad avere più incertezze che speranze, più dubbi che voglia di rialzarsi. Davanti a questa, di delusione, viene solo voglia di spegnere la televisione e pensare ad altro.
Che il lunedì, le preoccupazioni e il lavoro sono vicini, stare anche a guardare un monegasco disperato che raccoglie i cocci del proprio cuore per andare a rispondere alle interviste dei giornalisti è troppo. E' troppo per chi la Formula 1 la vuole guardare per vedere vincere la propria, di passione, quella rossa come la Ferrari di Leclerc e Sainz. È troppo per chi sperava, dopo anni difficili e un super inizio di mondiale, di vivere finalmente un sogno.
E allora chissenefrega di Perez e Verstappen, di ordini di scuderia e malumori, chissenefrega di Ricciardo e Norris che arrivano al traguardo in volata, di Vettel che ama Baku e Baku ama lui. Di George Russell ancora a podio, di Lewis Hamilton driver of the day, distrutto dal dolore alla schiena.
Chissenefrega, no? No. No perché forse è vero che una cura contro la delusione di un tifoso amareggiato non esiste ma la passione per lo sport, per il motorsport, non riguarda solo la tifoseria. Non si spegne con l'uscita di scena del proprio favorito, non si conclude lì. La Formula 1 è fatta di storie che cambiano giro dopo giro, che riguardano anche solo un pilota o che in qualche modo li riguardano tutti.
Sui social, nel post gara di Baku, tra i soliti insulti a Binotto e le strampalate teorie cospirazioniste contro la Ferrari, pullulavano i commenti di chi "piuttosto di vedere Verstappen vincere" ha preferito spegnere tutto. Come quelli che lasciavano il Mugello, il biglietto pagato e la vista mozzafiato su uno dei circuiti più belli del mondo, dopo aver visto Valentino Rossi uscire di scena sotto lo stesso fumo bianco di motori distrutti e drammi sportivi.
Le storie degli altri però, gli attimi che - anche se non riguardano il vostro favorito - resteranno per sempre nella storia del motorsport, sono storie che valgono sempre la pena di essere vissute, lette e guardate. Oltre la tifoseria, oltre le delusioni, oltre ciò che vorremmo vedere. Le storie degli altri sono carezza contro la tristezza di un doppio zero in classifica, un'occasione sfumata e un mondiale difficile da recuperare.
Sono il vero motivo per cui vale la pena vivere questo sport da appassionati, più che da tifosi, e resistere alle delusioni che spezzano l'entusiasmo di chi segue il motorsport solo per un nome, un colore, un risultato. Fragile tifoseria che fuma e si rompe in un attimo come un motore in pista.