"Brad Binder è un toro, un animale" - quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase dai piloti (soprattutto italiani) della MotoGP? L'impressione è che il sudafricano si porterà per sempre addosso l'etichetta del pilota maschio, ruvido, che stacca ferocemente, che è difficile da sorpassare, che quando vuole infilarti non chiede "permesso", che alza l'asticella dell'aggressività. È vero, alle volte Brad può esserci sembrato ai limiti della pericolosità per sé stesso e per gli altri, semplicemente eccessivo - e sporco - in alcune manovre di sorpasso (vedi il Gran Premio dell'Indonesia). Nel paddock, però, nessuno riesce a volere male al classe 1995 di Potchefstroom. Perché Binder può essere duro, durissimo, ma resterà sempre leale, onesto: le dà, e quando si rende conto di aver esagerato si scusa; le prende, senza mai offendersi. Brad Binder, semplicemente, ha una concezione pura, selvaggia e primitiva - se vogliamo - delle corse. In pista si trasforma, corre solo per se stesso, per non avere rimpianti o piaghe sulla coscienza prima di andare a dormire. Un po' come il "Pensa se non ci avessi provato" di Valentino Rossi, un po' come il "Dovevo tentare quel sorpasso all'ultima curva altimenti non avrei chiuso occhio stanotte" di Marc Marquez. Ecco, Brad ci prova sempre, strizza la sua KTM e piega il filo del limite, non si risparmia. A motori spenti, poi, è un ragazzo estremamente educato, pacato, gentile - il primo a preoccuparsi del prossimo, dell'avversario. È abbondantemente generoso Brad, in pista come nella vita.
Avere un arbitro del Mondiale come lui, adesso, rende la MotoGP ancora più bella, imprevedibile e spettacolare. È stato lampante oggi, a Buriram, dove Brad ha battagliato per tutta la durata della gara con Jorge Martín e, negli ultimi giri, anche con Pecco Bagnaia. Il sudafricano non ha avuto un occhio di riguardo per i due contendenti al titolo, ma ha corso alla pari, infastidendo l'uno e l'altro, senza - alla fin fine - danneggiare nessuno. Brad ha tenuto l'atteggiamento aggressivo di sempre, come sempre ha gestito alla grande le gomme, portandole al limite insieme alla KTM. È finito al di là del limite solamente all'ultimo giro, quando in uscita di curva 4 - mentre dava il tutto per tutto nel tentativo di attaccare Martín e assaltare la vittoria - ha pizzicato il "verde" oltre il cordolo. Il regolamento, che non ammette eccezioni ai track limits all'ultimo passaggio durante una lotta ravvicinata, ha fatto sì che Binder - dopo aver concluso secondo sulla bandiera a scacchi - cedesse il secondo gradino del podio a Pecco Bagnaia.
"O la vittoria o nient'altro oggi, questo era l'obiettivo" - ammette Binder ai microfoni di Sky dopo la Gara. Brad sembra più che soddisfatto della sua prestazione, non ha rimorsi ripensando al terzo posto e agli ultimi giri, consapevole di aver fatto tutto il possibile per provare a strappare il successo. È tornato a guidare tra i migliori in gara, dopo due weekend opachi in Indonesia e Australia. Ha contribuito a rendere il Gran Premio della Thalandia uno dei più avvincenti del 2023, sembra avere tutta l'intenzione di proseguire su questa strada nel prossimo mese, quando la MotoGP sparerà le ultime cartucce della stagione. Noi siamo contenti di vederlo così, Pecco Bagnaia e Jorge Martín forse meno. Ma questo è il bello dello Sport. "È stato divertente - racconta Brad a Sandro Donato Grosso - volevo davvero vincere ad un certo punto, ho dato tutto quello che potevo dare e ci ho provato in qualsiasi modo a superare Jorge negli ultimi giri. Però nel momento in cui ho spinto di più, allo stesso tempo ho perso un po' di aderenza al posteriore. Ho cercato di essere intelligente, di resistere, ad un certo punto sono finito largo alla 4, toccando il verde. Il terzo posto comunque è meglio di niente. Credo avessimo tutto quello che serviva per battere Martín, ma non sono riuscito a mettere insieme tutti i pezzi. Jorge ha fatto una gara migliore. La prossima volta proverò a rendergli la vita più difficile".