Attimi di terrore sulla spiaggia di Isla Verde, nella parte nord di Porto Rico, dove la giornalista sportiva Eleonora Boi, moglie del cestista Danilo Gallinari, è stata attaccata da uno squalo mentre si trovava in acqua. L’episodio è avvenuto il 31 luglio nel primo pomeriggio. Secondo quanto riferisce l’emittente locale Wapa Tv, la donna, incinta del terzo figlio, è stata morsa alla coscia destra ed è stata immediatamente soccorsa dagli agenti che le hanno prestato le prime cure prima del trasferimento al Centro Medico Río Piedras. Le sue condizioni sono stabili, non è in pericolo di vita, ma l’episodio ha destato grande allarme. La conferma della natura dell’attacco è arrivata da Nilda Jiménez, biologa del Dipartimento delle Risorse Naturali e Ambientali di Porto Rico, secondo cui la ferita riportata dalla giornalista è compatibile con un morso di squalo. Lo stesso Dipartimento ha aggiunto che, in questo periodo dell’anno, gli squali nutrice si avvicinano alla riva per motivi legati alla riproduzione e che frequentano abitualmente acque basse. Si tratta di una specie generalmente non aggressiva, ma che può comunque risultare pericolosa in determinate circostanze.

Ma quanto sono frequenti, in realtà, gli attacchi di squalo nel mondo? La risposta arriva dall’International Shark Attack File (Isaf), il più autorevole database globale in materia, gestito dal Museo di Storia Naturale della Florida. Secondo l’ultimo report pubblicato e riportato da Fanpage, il 2024 si è rivelando un anno insolitamente tranquillo: finora sono stati registrati 47 attacchi non provocati, contro i 69 dell’anno precedente e ben al di sotto della media dell’ultimo decennio, che si aggira intorno ai 70 episodi. Solo 4 gli attacchi mortali. Nel 2023 le vittime erano state 10. Per “attacco non provocato” si intende un evento in cui la persona non ha cercato in alcun modo il contatto con lo squalo: sono esclusi dunque casi di immersione volontaria, pesca subacquea o interazione diretta con l’animale. L’obiettivo, spiega Gavin Naylor, direttore del Florida Program for Shark Research, è analizzare soltanto gli incidenti legati a comportamenti naturali degli squali per comprenderne meglio le dinamiche e le motivazioni.

A livello geografico, gli Stati Uniti guidano come sempre la classifica per numero di attacchi, con 28 casi nel 2024, 14 dei quali avvenuti in Florida. Seguono California, Carolina del Nord e Carolina del Sud, dove sono stati segnalati altri tre episodi significativi. Tra i motivi principali dell’elevato numero di incidenti ci sono le acque torbide, la presenza di giovani squali che faticano a distinguere l’essere umano dalle prede abituali (pesci, razze), e la concentrazione di bagnanti in determinate aree durante le giornate più calde. L’Australia, che ospita tutte le 13 specie note per poter attaccare l’uomo, di solito è il secondo Paese più colpito. Ma c’è anche da analizzare il profilo delle vittime: nel 2024, come negli anni precedenti, i surfisti sono risultati i più colpiti, rappresentando il 33% del totale degli attacchi. Le zone ideali per il surf tendono infatti a coincidere con aree a visibilità ridotta, in cui gli squali possono confondere una tavola da surf con una foca o un leone marino. Il caso che ha coinvolto Eleonora Boi rientra tra gli attacchi sporadici e non prevedibili. In attesa che la diretta interessata faccia sapere qualcosa attraverso i suoi canali, l’unico dato certo è che la situazione clinica è stabile.