La World Boxing Federation ha annunciato l'introduzione obbligatoria del test di genere per tutti i pugili che competono in incontri internazionali. Una decisione che ha già diviso l’opinione pubblica e che tocca un tema delicato, quello dell'identità di genere nello sport, in particolare in una disciplina fisica e diretta come il pugilato.
Il test, che consisterà in un'analisi PCR capace di rilevare la presenza del cromosoma Y, mira a garantire maggiore equità e sicurezza all'interno del ring. Una linea che trova d’accordo alcuni atleti, come l’olandese Heijnen. Intervistata da Nos, ha dichiarato: "Se questo rende lo sport più equo, non è un problema per me. Penso che sia giusto garantire la sicurezza, perché nel pugilato c'è davvero una differenza di forza."
Heijnen ha inoltre sottolineato che, dal suo punto di vista, si tratta solo di un esame in più tra i tanti già richiesti: "Devo anche vaccinarmi contro l'HIV e fare il test per l'epatite prima di un incontro di boxe importante. Che differenza fa una provetta in più o in meno, se rende lo sport più equo?"
La decisione della World Boxing, guidata dall’olandese Boris van der Vorst, ha avuto immediate conseguenze. Tra queste, la sospensione momentanea della pugile algerina Imane Khelif, che non potrà partecipare alla Eindhoven Box Cup in programma questo fine settimana. Khelif è diventata una figura centrale nella discussione dopo le Olimpiadi di Parigi, dove ha attirato l'attenzione battendo l'italiana Carini in soli 46 secondi, conquistando poi la medaglia d’oro.

Heijnen, che ha affrontato Khelif due volte in carriera (l'ultima volta nel 2022 ai Campionati del Mondo, con una sconfitta per 5-0), racconta: "All'epoca mi dicevano che avrei dovuto rifiutarmi di combattere con lei", ma la sua risposta è stata decisa: "Penso soprattutto che devo semplicemente batterla se voglio essere la migliore al mondo. Se devo affrontarla, lo farò. Non ci penso più."
Senza nascondere il fatto che Khelif le sia sembrata diversa rispetto ad altre avversarie, Heijnen aggiunge: "Ho notato che Khelif aveva pochi tratti femminili. Sembra molto in forma e sì, colpisce un po' più forte. Ma lo faccio anche io per la mia categoria di peso. Quindi la gente può dirlo di me." La questione non le ha comunque creato disagio: "Ho anche pensato: chi vuole competere come uomo nella categoria femminile? E se le è permesso fare boxe, allora dev'essere giusto, no?"
Tuttavia, la tempistica dell’introduzione del test solleva dubbi. Heijnen esprime un certo rammarico: "Sarebbe stato possibile tre anni fa, ma penso che legalmente non si sarebbe potuto organizzare così in fretta. Avrei potuto vincere un titolo mondiale." E conclude definendo la situazione "triste", soprattutto per quei pugili che si sono visti sfuggire premi importanti per questioni che oggi vengono affrontate con strumenti nuovi.
