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Imane Khelif è un uomo ma non si può dire (neanche dopo i test)? Le capriole di Puente (Open) e altri per negare l'evidenza (ma perché?)

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

3 giugno 2025

Imane Khelif è un uomo ma non si può dire (neanche dopo i test)? Le capriole di Puente (Open) e altri per negare l'evidenza (ma perché?)
Facciamo il fact-checking al fact-checker più famoso d’Italia che sbaglia sul caso Imane Khelif. Un test del dna dimostrerebbe che la pugile algerina è in realtà un uomo e l’ipotesi del disordine dello sviluppo sessuale che in molti sostengono (anche noi) dalle Olimpiadi di Parigi del 2024 e che dovrebbe portare alla squalifica dalle competizioni femminili per l’atleta. Perché c’è ancora chi, invece di fare chiarezza, vuole difendere l’ideologia?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

La notizia è questa e se avete letto MOW finora non sarà così nuova per voi. Dal primo giorno, è prima ancora dell’inizio delle Olimpiadi, abbiamo spiegato il caso Imane Khelif in modo molto chiaro, sottolineando i dubbi (reali), la poca trasparenza e il rischio che tutto questo potesse avere ricadute negative sulle donne e sullo sport femminile. La tesi era questa: Imane Khelif potrebbe non essere una donna biologica, ma un uomo con un disordine dello sviluppo sessuale (dsd), una particolare condizione che può portare una persona a non sviluppare i genitali normalmente associati al suo sesso di nascita.

Se fosse vero, allora Imane Khelif sarebbe strutturalmente avvantaggiata rispetto alle donne con cui ha gareggiato e vinto alle Olimpiadi e con quelle contro cui gareggerà in futuro. Dopo la denuncia della Internazional Boxing Association (Iba) si è aperto il dibattito ma il Comitato olimpico (Cio) lo aveva subito chiuso ricordando a tutti quanto fosse complicato fare la scelta giusta, e cioè obbligare le atlete a fare dei test del dna (anche semplicemente un tampone salivare). Difficile perché, di fatto, vietato nel 1999.

Ora, però, quei test che l’Iba fece fare per i Mondiali del 2023 e che portarono alla squalifica di Khelif sono stati resi pubblicamente noti. La World Boxing, qualche giorno prima, aveva chiesto che Khelif si sottoponesse a test per l’identificazione del sesso biologico prima di partecipare ad altre competizioni femminili. 36 ore dopo, come sottolinea Olivier Brown sul Telegraph, Alan Abrahamson, lo stesso che per primo denunciò il caso dell’atleta algerina a Parigi 2024, ha diffuso i risultati del test del dna condotto a Nuova Delhi a marzo del 2023. I risultati sono inequivocabili. Per tutti tranne per chi, da un anno a questa parte si è ostinato a fare disinformazione, mischiando le carte e coprendo di nebbia risultati, fatti oggettivi, testimonianze e semplici ragionamenti logici.

La pugile algerina medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi Imane Khelif
La pugile algerina medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi Imane Khelif

Ricordiamo che durante le Olimpiadi in molti si esposero a favore di Imane Khelif, ovviamente parlando in libertà, mentre altri, come J. K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, la criticarono pubblicamente. Non bisogna essere un mago (o una scrittrice fantasy) per avere ragione in questo caso. Basta attenersi a quanto riportato nel referto reso pubblico. Eppure c’è anche chi, di fronte ai fatti oggettivi, si ostina a voler fare “fact-checking” su una questione totalmente limpida. Tra questi David Puente, forse il più famoso tra i fact-checker italiani, che su Open, a poche ore di distanza dalla notizia della diffusione pubblica dei risultati del test di Nuova Dehli, firma un articolo abbastanza confuso su una notizia abbastanza semplice da interpretare. Ma ci arriviamo fra un momento.

Mentre alcuni parlavano di Sindrome di Morris o della bella donna, altri di intersessualità (ma femminile), altri di iperandrogenismo, tutti tentando di difendere la partecipazione dell’atleta a Parigi, l’ipotesi riguardo a Khelif era che l’atleta fosse affetta da un disordine dello sviluppo sessuale maschile molto specifico (46xy dsd), il deficit della 5-alpha reduttasi, che impedisce agli uomini di sviluppare genitali maschili nonostante un livello di testosterone nella norma (gli uomini, in questi casi, non riescono a convertire il testosterone in un androgene più forte, il diidrotestosterone, Dhd). Chi soffre di questa condizione, ovviamente, è un maschio ma non avrà genitali tipicamente maschili. Questo lo rende meno maschio? Biologicamente no. Il deficit della 5-alpha reduttasi non ti rende meno performante, meno forte, meno veloce, meno aggressivo di un maschio. Non solo. Questo specifico dsd è tra i più comuni nello sport.

Un indizio per capire quanto fosse importante indagare sul caso Khelif arriva anche dal Paese di provenienza dell’atleta, dove questo genere di dsd non viene riconosciuto e raramente è diagnosticato, preferendo associare al neonato il sesso espresso esteriormente in base ai genitali. Dunque un maschio con un deficit della 5-alpha reduttasi, in Algeria, verrà considerato una donna. Come facciamo a essere certi che non sia stato anche il caso dell’oro olimpico Khelif? Esistono altri casi del genere, come quello di Caster Semenya, dunque non è difficile immagine una situazione simile nel caso di Imane Khelif.

Per risolvere la questione un anno fa, comunque, sarebbe bastato un semplice test e che il Cio obbligasse le società sportive a produrre documentazione sul sesso, dal momento che il semplice documento di identità, come è chiaro, non è sufficiente. Questo non è stato fatto e attualmente l’unico test del dna esistente e pubblico di Imane Khelif è quello fornito da Dr. Lal Path Labs di cui ora vi parliamo. Lasciamo qui un’altra domanda. Perché Khelif, per fugare ogni dubbio, non ha semplicemente accettato di fare un test del dna, facile e non invasivo, chiudendo la questione prima di Parigi 2024?

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I risultati del test fatto a marzo 2023

Passiamo al test. Il risultato è “anormale” e si spiega che “l’analisi cromosomica rivela un cariotipo maschile”. Questo significa che il corredo cromosomico di Imane Khelif è quello di un maschio (xy). Ora, se il documento risulterà ufficiale e verificato, bisognerà negare la realtà per negare quanto si trova scritto qui. Ci prova Puente, che scrive: “Si potrebbe trattare della prova definitiva per sostenere che sia un uomo? No, lo avevamo già spiegato in passato. Inoltre, basta leggere il documento per comprendere che non riporta con certezza l’effettiva e totale condizione della pugile che fin da piccola, in un Paese come l’Algeria, è stata identificata e riconosciuta alla nascita come femmina”. Puente mischia due elementi, quello riguardo al sesso biologico di Imane Khelif e quello riguardo al tipo di dsd che Khelif potrebbe avere e che nel test non viene indicato.

Partiamo dal primo aspetto. Secondo Puente “il referto non smaschera alcun imbroglio o complotto sulla vicenda di Khelif. Di fatto, il documento riporta un dato genetico (XY), ma non dichiara che Khelif sia un uomo e non basta per sostenerlo”. Infatti, “possedere un corredo cromosomico XY non equivale automaticamente a essere uomo. Esistono condizioni genetiche rare, come la sindrome da insensibilità agli androgeni (Aia)”. Ovviamente non è così. Puente confonde due cose diverse, il sesso e la differenziazione sessuale. Come spiegato in vari articoli (uno su tutti: Biological sex is binary, even though there is a rainbow of sex roles di Goymann, Brumm e Kappeler del 2022), sesso e differenziazione sessuale non sono la stessa cosa. Una persona può essere di sesso maschile o femminile e avere poi delle anomalie legate allo sviluppo (differenziazione) sessuale, cioè al modo in cui un organismo (un essere umano) acquisisce le caratteristiche tipiche del suo sesso biologico. Queste differenze non cambiano il sesso dell’individuo, ma solo il modo in cui questo individuo “dimostra” il proprio sesso. Quindi sì, avere un cariotipo maschile è sufficiente a parlare di maschio.

Quello di cui parla Puente è invece il modo in cui una persona sviluppa il proprio sesso. Ma Puente non si accorge che persino l’esempio che fa, quello della Sindrome di insensibilità agli androgeni (che comunque non è quello ipotizzato per Khelif, che sarebbe sensibile agli androgeni), viene definitino come dsd maschile (46 xy dsd)! Il suo stesso esempio dimostra che si tratta di un’anomalia legata al sesso maschile. Una donna, cioè una persona con cariotipo XX, non può avere questa sindrome di cui parla. Il test, quindi, dice esattamente quale sia il sesso biologico della persona su cui è stato fatto.

Il pugno di Imane Khelif dato a Angela Carini a Parigi 2024
Il pugno di Imane Khelif dato a Angela Carini a Parigi 2024

Passiamo ora al secondo aspetto. Puente ha ragione quando sostiene che il referto non dichiara quale sia l’effettiva condizione della pugile e cioè quale tipo di dsd, eventualmente, abbia. Ma il passaggio logico tra il fatto che il sesso sia maschile e l’ipotesi che la caratterizzazione sessuale di Khelif sia anomala per via di uno specifico dsd molto comune e scarsamente diagnosticato in Algeria è perfettamente ragionevole. Per avere il dsd che si crede abbia, Khelif dovrebbe essere un uomo (XY). E secondo questo test è esattamente ciò che è, dunque è ragionevole ipotizzare e chiedere una verifica per questa particolare condizione, il deficit della 5-alpha reduttasi.

Puente prova anche a fare degli esempi di persone che abbiamo socializzato come donne e che sono affette dalla Sindrome di insensibilità agli androgeni, come la modella Hanne Gaby Odielle. Fa anche un altro esempio, quello dell’ostacolista spagnola, José Martínez Patiño, “esclusa dalle gare perché risultata 46,XY, salvo poi essere riammessa dopo aver dimostrato di essere affetta da sindrome da insensibilità agli androgeni (Ais)”. Ma questo caso, ancora una volta, serve ad aumentare la confusione. L’ipotesi su Khelif, infatti, non riguarda l’insensibilità agli androgeni, che non ti permette di avere uno sviluppo sessuale “maschile” e comporta, in parte o totalmente, lo sviluppo di un corpo puramente femminile. Khelif, se fosse affetta dal deficit della 5-alpha reduttasi, avrebbe avuto invece uno sviluppo del corpo, in termini di muscoli, ossa e performance, tipicamente maschile.

La diffusione di questo test non chiude il caso Khelif, semmai ne apre uno più grande, discusso in precedenza e legato al modo in cui l’ideologia viola la scienza ormai sistematicamente, in favore di una politica progressista in campi e settori dove “l’essenzialismo” (l’idea che il genere che scegli debba essere come il tuo sesso biologico) è un prerequisito necessario per garantire competizioni eque e sane. Lo sport, che fin dall’antichità era considerato parte dell’educazione dei giovani (paideia), oggi è diventato l’ennesima confusione per piegare la natura e lo sforzo che dovremmo fare per comprenderla in favore delle battaglie politiche e dell’attivismo negazionista (che non richiede molto sforzo), con risultati negativi per le donne, che non vengono più tutelate (qui un report per le Nazioni Unite). Alla faccia dell’inclusione.

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