Sulla vicenda Imane Khelif si è detto tutto, ma si sono poste poche domande. In estrema sintesi, l’International Boxing Association (Iba) accusa Khelif e un’altra pugile, la taiwanese Lin Yu-Tang, di avere un cronotipo maschile (cromosomi xy), in altre parole di essere maschi biologici. L’Iba dice di aver fatto due test genetici (test del dna) e di aver squalfiicato per questo motivo le due atlete dai mondiali di pugilato femminile del 2023. L’Iba ha rapporti stretti con la Russia e a fine giugno del 2023 il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha sospeso l’Iba. Per questo motivo non è considerato una fonte affidabile dai più. Il Cio dice che l’Iba avrebbe in realtà fatto dei testi ormonali, come quelli del Cio, e che avrebbe squalificato le due atlete per via dei livelli alti di testosterone. L’Iba dice che non è così e la decisione di squalificarle si sarebbe basata sulla definizione di donna data nel regolamento dell’Iba: persona con cromosomi xy. Dunque, la squalifica può seguire solo ai risultati un test in grado di dimostrare che le due atlete non erano, in realtà, donne secondo il regolamento dell’Iba. Quindi un test genetico. I test genetici sono vietati dal Cio dal 1999, nonostante l’82% delle atlete fosse favorevole alla verifica del sesso in modo non invasivo. Il Cio, dunque, non farà test genetici a Imane Khelif o a Lin Yu-Ting, che sicuramente vinceranno una medaglia olimpico (forse l’oro). L’Algeria minaccia ritorsioni contro chiunque abbia offeso o offenderà Khelif, che parla del trattamento ricevuto da giornali e politici definendolo “bullismo mediatico”. Esistono precedenti di casi di atlete con disturbo dello sviluppo sessuale maschile (46xy dsd) che hanno gareggiato nella categoria femminile. Il più famoso è quello di Caster Semenya, affetta da un deficit della 5-alpha reduttasi, che non permette a maschi biologici di formare i genitali maschili, pur avendo livelli di testosterone tipicamente maschili e uno sviluppo fisico maschile in età puberale. Questo particolare dsd è tra i più diffusi tra i dsd nello sport, quindi potrebbe essere l’ipotesi più verosimile nel caso in cui Imane Khelif non fosse, com’è fino a prova contraria, una donna biologica (xx). Anche il Cio, dopo aver corretto una precedente dichiarazione, parla di Khelif come di un’atleta con dsd.
Ora le domande. Una l’abbiamo già fatta: perché il Cio non fa un semplice test del dna? Abbiamo spiegata che è una pratica vietata e considerata discriminatoria da circa venticinque anni. Ma c’è una domanda simile che può essere posta all’Algeria e alla squadra di Imane Khelif: perché non chiedere a Imane Khelif di sottoporsi volontariamente a un test genetico? Un’altra domanda: se l’Iba è davvero poco affidabile e i due test genetici, uno fatto in Turchia nel 2022 e uno in India nel 2023, non dovrebbero essere presi sul serio, perché le due pugili non hanno fatto ricorso al Cas, il tribunale arbitrale dello sport, un organo indipendente dall’Iba, lo stesso a cui si affidò Semenya nel 2019? La prima ipotesi è che le due atlete, dopo aver dedicato una vita alla boxe, si siano scoperte poco interessate a competere ai mondiali femminili di pugilato, uno degli eventi più importanti della carriera. La seconda ipotesi riguarda invece una particolarità delle sentenze del Cas, che a differenza dei risultati dei test dell’Iba, sono di dominio pubblico. Tutti, in altre parole, avrebbero potuto sapere cosa il Cas avrebbe deciso riguardo al loro ricorso. È esattamente in questo modo che scoprimmo il dsd maschile di Caster Semenya. Un’altra domanda: l’Iba avrebbe comunicato i risultati dei test in via confidenziale al Cio con una e-mail del 5 giugno 2023, diciassette giorni prima che l’Iba venisse sospeso. Questo significa aver ricevuto informazioni importanti circa un anno prima dell’inizio dei giochi. Cosa è stato fatto per risolvere la questione? Chiaramente i test ormonali non sarebbero mai stati sufficienti a determinare il sesso delle atlete.