Tim Gajser, sloveno classe 1996, è tra i piloti più forti di sempre della MXGP. Ha più fame, più rabbia e più fede di altri. Il mondiale del tassello lo accoglie nel 2013 e lui risponde con tre titoli, il primo nel 2015 con Honda nella MX2 e gli altri nella classe regina, il primo all'esordio nel 2016 ed il secondo nel 2019.
Oggi ha tutto per raccogliere la pesante eredità di Tony Cairoli, e lo sanno entrambi. Nessun re vuole abdicare, mai, ma forse se dovesse scegliere un successore anche Tony punterebbe sullo sloveno. Anche lui partito dal niente, da una terra povera e dalle lacrime dei genitori, fino ad arrivare sul tetto del mondo.
Gli inizi: Dio, pane e motore
La storia di Tim Gajser comincia quando lui ancora non c’era. C’era il padre Bogomir, crossista da sempre, e c'era il fratello Zan. Una famiglia religiosa, ma anche terribilmente legata al motocross. Dio, pane e motore. Le abbiamo imparate a conoscere quelle famiglie, in uno dei tanti circuiti da minimoto della riviera ne puoi sempre trovare qualcuna. Il bambino che gira, gira, e ancora gira mentre il babbo è lì, ad aggiustare la carburazione e a dare consigli.
Bogomir era così, portava anche i figli alle corse. Li portava anche quando a correre era lui. Zan Gajser aveva tre anni quando, con l'innocenza di un bambino, entrò in pista durante una gara del padre. Forse per correre dal papà, magari riconoscendo la moto che stava arrivando, era la sua. Bogomir è a gas spalancato, guarda la salita, poi il salto. Quei salti da fare con lo scrub, la moto di traverso, quei salti che vengono rallentati nei video. Solo che adesso il tempo è lentissimo per davvero. Bogomir non vede il figlio, non può sapere che è lì dietro ad aspettarlo. La sua moto atterra, colpisce il bambino alle tempie, Zan resta ucciso all'istante.
Le corse danno, le corse tolgono. A tanti hanno tolto tutto, con il padre di Gajser hanno fatto di peggio. Ma lui, in qualche modo, è riuscito a rimettersi in piedi, a tornare sulla moto dopo quello che era successo. “Quando ho continuato con il motocross dopo la tragedia di Zan hanno pensato che fossi pazzo. - ha raccontato in un'intervista - Ma cosa sarebbe stato “normale”? se fossi caduto in depressione o fossi diventato un alcolizzato sarebbe stato più normale, più giusto per molte persone. Anche se mi fossi ucciso sarebbe stato “normale”. Ma sono una persona profondamente religiosa e so che ci sono molte prove davanti ad ognuno di noi. E tutti dobbiamo portare la nostra croce, soltanto che la mia è molto pesante.”
Non solo, Bogomir ha messo sulla moto anche suo figlio Tim, nato poco dopo l'incidente. Ce lo ha messo da giovanissimo, a cinque anni, mentre la gente lo giudicava nel più feroce dei modi. Sei un mostro, gli avranno detto. è impazzito, si saranno detti. Ma per fuggire dai pensieri, dalla depressione e dalla rovina serve passione, una passione immensa. Tim Gajser corre nella MXGP con la tabella 243: è il 24 marzo, compleanno di Zan.
Il talento e l'arrivo in MXGP
Tim Gajser ha 11 anni quando vince il suo primo campionato europeo, il 65cc. Due anni dopo conquista il campionato 85cc e nel 2012, ad appena sedici anni, arriva la vittoria nella classe 125 dell'europeo. Così al giovanissimo sloveno, sempre sotto la guida del padre, si aprono le porte del mondiale. Nel 2013 corre in sella di una KTM Marchetti con cui prende parte soltanto ad 11 dei 17 appuntamenti previsti. Il livello è più alto, le piste sono difficili e i rivali hanno esperienza, ma Gajser mostra una progressione -culminata col sesto posto in Gara 2 a Bastogne, in Belgio- che nonostante le diverse cadute convince il Team Honda HRC di Giacomo Gariboldi a metterlo sotto contratto per la stagione seguente. È il 2014, Tim Gajser chiude al quinto posto assoluto con 11 podi di cui due vittorie negli ultimi appuntamenti, rispettivamente in Brasile e Messico. E l'anno successivo arriva il primo titolo mondiale, sempre con Honda. Finalmente gli sforzi di una vita, le rinunce, e le speranze pagano. Finalmente quella storia così brutta, così difficile, ha un senso. Poi il passaggio alla Classe Regina, la MXGP, in cui Tim Gajser sale sul tetto del mondo da debuttante. Con 15 vittorie e 25 podi complessivi, il 243 in onore del fratello diventa il numero del campione del mondo: un debuttante che ha battuto Herlings e Cairoli. Ci si chiede chi sia davvero, quanto vincerà ancora il Rookie. La strada, così lunga e faticosa, l’ha premiato davvero. “Correre con il numero di mio fratello, con lui che mi guida, è qualcosa di incredibile per me. Zan e io siamo sempre insieme, ne vado molto fiero” ha raccontato Tim.
Il biennio difficile
Ma il 2017 lo riporta letteralmente sulla terra e lo fa nella maniera brutale che i piloti di motocross hanno imparato a conoscere. Dopo le brutte cadute in Germania e Francia, Tim scopre di avere una frattura alla scapola sinistra ed il recupero, per quanto veloce, lo estromette dalla lotta al titolo. Gajser tornerà a vincere in Svezia e Repubblica Ceca, ma è Tony Cairoli a conquistare l'iride mettendo in bacheca il 9 titolo mondiale della sua straordinaria carriera.
Il 2018 è invece l'anno di Jeffrey Herlings, che domina il campionato mentre si comincia a parlare di Gajser come di uno che si è bruciato, vincendo troppo in fretta per vincere a lungo. Un altro anno difficile ed il quarto posto finale sono quello che lo sloveno è riuscito a raccogliere.
Il ritorno alla gloria
Il 2019 è l'anno della rinascita. Nonostante nelle prime gare Cairoli sembri poter dominare, un brutto infortunio al braccio al GP del Lussemburgo lo fermerà a lungo. E Tim Gajser risorge, implacabile, innescando una scia di vittorie che gli varrà il terzo titolo mondiale ed il secondo nella MXGP. Il periodo buio dei due anni passati è alle spalle, sembra a tutti gli effetti il ragazzo solare e combattivo visto nel 2016, solo con più esperienza. “A Tim bisogna dire di divertirsi - ha raccontato il Team Principal HRC Giacomo Gariboldi - gli serve pensare a questo per non avere addosso la pressione. Sul podio, in Francia, mi ha detto che si era divertito molto a guidare, e da fuori gli abbiamo detto che ce ne eravamo accorti. Il divertimento è la maniera migliore per caricarlo.” Oggi Tim Gajser è pronto a vincere il suo quarto titolo mondiale e, per quanto sia difficile accettare che Cairoli non sia riuscito nell'impresa del decimo titolo, è bello che sia così.
Never give up!
In tutto questo Tim Gajser ci lascia un solo, enorme consiglio: mai mollare, mai. Mai arrendersi né sentirsi arrivati, ma lottare sempre. Per vincere, per stare meglio con sé stessi. Perché oltre a questo c’è solo l’amore. L'amore per la famiglia, con quel 243 stampato sulla tabella e tatuato sul petto, sopra al cuore, e quello per la fidanzata di sempre, Spela Motaln. Ecco, non mollare. “Se non sei abbastanza forte psicologicamente, non ti senti pronto o non credi in te stesso avrai già perso prima che il cancello si abbassi. Il Motocross è uno sport difficile. Lo è davvero. Sappiamo che se non sei concentrato al massimo un infortunio può arrivare in un istante. La famiglia è importante, perché sono con te da quando cominci a correre, e come ho detto i loro sacrifici sono stati enormi. Perché tutti i soldi che c'erano in famiglia erano per il cibo e la moto nuova. A volte è difficile, ma è così. Prima non sei nemmeno al mondo, poi diventi un Campione. Bisogna cominciare da qualche parte. E poi allenarsi, sempre di più e senza mai fermarsi per arrivare al massimo livello. Il 24 marzo mio fratello è nato, ma oggi non c’è. 243 è il suo compleanno ed è un onore per me portare quel numero. Sono Tim Gajser, corro nel motocross per il Team Honda Gariboldi Racing e ho 19 anni. Vengo dalla Slovenia e quest'anno guiderò una MXGP per la prima volta".
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