Tony Cairoli è primo in classifica nel mondiale della MXGP con Gajser, Herlings e Seewer ad inseguire a distanza ravvicinata. Ma è anche l'unico pilota in griglia a festeggiare 35 anni oggi, 23 settembre. Con nove titoli mondiali nel suo carniere e tra i piloti piu vincenti di sempre, e dopo un periodo buio sembra poter salire ancora una volta sul tetto del mondo. Perche le tre cose che importano nella vita lui se le e tatuate sulla schiena: velocita, fango e gloria. E in queste tre parole c'e tutto. Talento e fatica, ma anche ambizione e successo.
Abbiamo scambiato due parole con il suo manager Alberto Martinelli, a fianco di Tony dal 2009, in una telefonata in cui non ha risparmiato nessuno: dalle scelte sbagliate della Ferrari a quelle di Marc Marquez, passando anche per Ducati e Valentino Rossi. Martinelli ci ha ricordato che i manager, quelli bravi, hanno l'occhio lungo...
Tony è primo in classifica all'alba del 35 anni, rischia di farsi un regalo importante in questa MXGP 2020.
“Si, tanta roba. E confermo, puo farlo: lui ha sempre una grande motivazione, viene da un infortunio davvero grave ma la voglia di stare davanti non gli e mai mancata. Sarebbe bellissimo, ma non dico nient'altro per questioni scaramantiche”.
Segui Tony da piu di dieci anni, da quando esordi in MX1 nel 2009. Quanto è cambiato il suo approccio alle corse nel tempo?
“Chiaramente è cambiata la tecnica di guida, si e evoluta molto. Poi sono cambiate le moto, c'è stata l'introduzione della telemetria ed altri dati che prima i piloti non avevano. Quello che non e cambiato in Tony e la sua gran voglia di guidare. Questo secondo me è il punto fermo, il fil rouge della sua carriera. In Tony leggi sempre questo sguardo, questo desiderio sfrenato di salire sulla moto da grande appassionato. Poi ha maturato l'esperienza e la capacita di gestirsi, sia negli allenamenti che in gara. Ma la cosa eccezionale di Tony e la sua capacita di sapersi reinventare costantemente negli anni, caratteristica che trovi soltanto dei fuoriclasse. Pensa che lui gira tantissimo a Malagrotta. Ci ha fatto migliaia di chilometri, migliaia di ore. E trovare ancora la motivazione di andarci, prepararsi e spingere avendo sempre quel focus e quella concentrazione li e tanta roba. Questo e Tony Cairoli.”
La sensazione è che quando si parla di carriere cosi lunghe e fenomenali il talento puro passi in secondo piano rispetto alla determinazione dell'atleta.
“Si, assolutamente. I piloti sono tutti bravi, altrimenti non sarebbero li. Poi c'è la categoria dei campioni, ma alla fine secondo me c'è un l'olimpo in cui ci sono i fuoriclasse. Gente come Tony, come Valentino, come Marquez.”
Di questi tempi si parla molto della differenza tra un pilota esperto ed uno piu affamato ed arrembante, come bilanceresti questi due fattori per avere un pilota perfetto?
“Il pilota perfetto è quello che ha un talento smisurato ma allo stesso tempo un cervello sopraffino per poter sfruttare al meglio il suo dono. Questa è la mia chiave di lettura. La capacita di avere sempre un confronto ed alzare l'asticella è uno stimolo pazzesco. La differenza tra un giovane con tanto impeto e talento ed un grande campione come Tony o come Valentino è la capacita di sapersi riadattare. Esperienza, malizia e gestione di gara, tutte cose che impari col tempo e che poi pesano sulla prestazione assoluta.”
Per vincere in uno sport motoristico ci vuole anche una buona dose di follia. Racconta la follia di Tony in un aneddoto.
“Beh, questa è una chicca che ogni volta mi lascia esterrefatto. Stavamo andando a Faenza e stava giocandosi il suo sesto mondiale, eravamo in macchina quando è uscito il calendario della stagione successiva. La prima gara era in Qatar, me lo ricordo. Lui in macchina mi guarda e fa: “Cazzo, non vedo l'ora che inizi la prossima stagione”. La cosa mi ha spiazzato perche non aveva ancora vinto il sesto, ma soprattutto eravamo a fine stagione, magari uno e comprensibilmente stanco e pensa a riposarsi. Invece era entusiasta, gia proiettato li, con una gran fame di vincere.”
Cosa dice la Jill quando Tony fa una gran gara? E quando ne fa una pessima?
“La Jill–non dice–niente! Gli fa i complimenti sia quando va bene che quando va male, e credo che sia un sostegno incredibile per Tony. Lei ha questa grande caratteristica di stare sempre un passo indietro, e qualsiasi cosa accada è li con lui, lo conforta sempre.”
Assieme a Jill e a Tony avete anche sviluppato il brand d'abbigliamento RACR.
“È un'intuizione che ha avuto Jill qualche anno fa, creando una linea d'abbigliamento cercando d'interpretarlo nello spirito racer. Di essere nelle competizioni, nel mood. Il brand sta andando molto bene anche se ovviamente non è facile, ma devo dirti che agli appassionati piace molto. Poi lei ha deciso di fare questa line-up usando solo il bianco ed il nero. Molto figo e molto racing. Il taglio, l'interpretazione ed il resto lo fa Jill... chiaro, poi Tony fa un po' da ambassador in famiglia, sai com'e...”.
Nel 2017 avevamo chiesto a Tony cosa avrebbe fatto da grande, se lo avremmo mai visto correre la Dakar. Al tempo rispose che è troppo pericolosa. La pensa ancora cosi?
“Tony ha sempre detto che la Dakar è molto pericolosa... con le due ruote! Ma la realta e che magari la farà su quattro, è certamente tra i suoi progetti futuri. Anche perchè va molto forte, andasse piano sarebbe più facile dirgli di lasciar perdere. Non credo lo fara mai a tempo pieno, ma ne correra sicuramente almeno una.”
Oltre a Tony, con la NEOX Management gestisci anche altri piloti, come ad esempio Nicolò Bulega in Moto2.
“Si, stiamo un po' strutturando l'agenzia per il futuro per il paddock della MotoGP e ora abbiamo questa collaborazione con Nicolò, immaginiamo che nel corso del tempo ne arriveranno altri.”
Come si fa a convincere Nicolò Bulega a passare dalla VR46 Academy al vostro management?
“Eh, (ride, ndr.) intanto diciamo che è stata una scelta sua quella di uscire dalla VR46 perche aveva bisogno di nuovi stimoli, quindi io ho la coscienza a posto! Anche perche VR46 fa anche il merchandising di Tony quindi con loro abbiamo un ottimo rapporto. È stata una decisione sua e ci ha chiesto se volevamo fare questo percorso insieme, e cosi è stato.”
Ora che siamo in tema: il decimo dell'altro “vecchietto” Valentino, come lo vedi?
“Un po' in salita purtroppo, lo dico da italiano. Darti una percentuale è difficile, però per tanti motivi la vedo dura. Come vediamo ogni domenica, lui il talento indiscusso ce l'ha, e che non è facile. La componente meccanica incide molto, dalle gomme a tutto il resto. La mia sensazione è che sara molto difficile, e lo dico con un po' di amarezza: Valentino è un punto di riferimento per il motociclismo italiano. L'ha sdogandato, portandolo a livelli di visibilita che prima di lui erano impensabili. Al di la delle tifoserie, questo sport a lui deve tantissimo.”
In questi giorni ha fatto molto discutere Dovizioso, “Unemployed” sulla tuta e primo in classifica. Nonostante i risultati opachi delle ultime gare è una situazione paradossale.
“Conosco personalmente Andrea e penso fosse davvero stanco delle pressioni che aveva all'interno del box, questa è la mia percezione. Poi sai, non frequentandolo sistematicamente, tantomeno quest'anno col Covid, e difficile avere una visione esatta. A me sembra che nel box Ducati ci sia sempre un'aria pesante, tanta pressione sui piloti e sui risultati. Da un certo punto di vista credo che andarsene l'abbia rasserenato, per il resto credo che in questo momento i risultati non rispecchiano il suo potenziale. Non è un pilota da ottavo posto.”
Cosa avresti fatto se avessi avuto in mano la gestione Ducati? E al posto di Simone Battistella, manager di Dovizioso?
“Sulla capacita della Ducati di gestire i piloti... diciamo che qualche zona d'ombra c'è, mettiamola cosi. Cerchiamo di essere eleganti. Poi dall'esterno è sempre facile giudicare, però onestamente qualcosa di diverso lo avrei fatto. Dal lato di Simone invece credo che un manager debba rispecchiare sempre un po' le aspettative e le decisioni che prende il pilota. Io credo che si sarà sicuramente confrontato con il Dovi, ma alla fine è il pilota a decidere. Come la storia di Marquez: non ci credo che sia rientrato per gli sponsor, se il pilota non vuole rientrare nessuno lo obblighera mai, e allo stesso modo se vuole provarci a tutti i costi e impossibile non accontentarlo.”
Si parla di un Team Suzuki clienti della VR46 con Marini e Dovizioso, qualcuno ipotizza addirittura Rossi in squadra con Marini.
“Beh, qui siamo alle chiacchiere da bar, credo che Vale continuera sempre con Yamaha. Che lui smetta, faccia un team con la Suzuki e ci corra suo fratello, per carita... puo starci. Ma che corrano insieme no, io da manager glielo sconsiglierei alla grande, mi sbilancio! Se lo volesse fare Tony cercherei di fermarlo.”
Un'ultima parola sul disastro della Ferrari: come la vedi?
“Mi fa cosi tenerezza Binotto, lo vedo come una grandissima persona, un grande ingegnere, ma non assolutamente tagliato per quel ruolo. Se sei in Ferrari sei sul palcoscenico piu famoso al mondo. Chi sta su quella scrivania a tenere il ponte di comando deve avere carisma, deve saper prendere decisioni che fanno male. Lui non mi sembra un leader, e questo alla fine si riflette su tante scelte. Ripeto, a me sembra una bella persona, ma non lo vedo per niente Team Principal della Ferrari. Anche quando rilascia le interviste sai... è troppo bravo. Devi anche far incazzare qualcuno, altrimenti se vuoi far contenti tutti finisci per non far felice nessuno.”