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Chi siamo noi per dire
che Hamilton non si merita
il casco di Schumacher?

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

12 ottobre 2020

Chi siamo noi per dire che Hamilton non si merita il casco di Schumacher?
Il record è eguagliato: Hamilton ha raggiunto le 91 vittorie di Schumacher. E il gesto della famiglia di Michael ha reso un momento storico ancora più bello. Ma la polemica sui social attacca tutto, dal regalo alle modalità di consegna, rovinando una scelta che non spetta a noi giudicare

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

"Non se lo merita". I social rispondono così - categorici e lapidari - al gesto bellissimo della famiglia Schumacher nei confronti di Lewis Hamilton. 

Nel giorno in cui, proprio nella Germania del Kaiser, il campione britannico ha raggiunto quelle che sembrano le impossibili 91 vittorie del più vincente di tutti, Mick Schumacher si è presentato al cospetto del Re della Formula 1 contemporanea con un casco del papà Michael. 

Un casco degli anni in Mercedes, scelta anche qui al centro di mille polemiche, a simboleggiare il passaggio di consegne tra Michael e Lewis. Un simbolo che ricorderemo per sempre e un grande esempio di sportività e rispetto da parte della famiglia dello sfortunato sette volte campione del mondo. 

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Fenomenologia del campione antipatico

"I record sono fatti per essere battuti" diceva sempre Schumacher e, proprio partendo da questa frase più volte ribadita dallo stesso Mick, anche solo tentare di fare polemica non dovrebbe avere alcun significato. 

Perché il regalo arriva direttamente da chi Micheal lo conosceva e continua a conoscerlo, sperando che ci sia anche un po' di lui dietro a questo regalo, arriva dalle mani di un figlio che si sta facendo strada nel mondo di suo padre, e arriva nel mezzo del dominio assoluto di Hamilton, un'egemonia che tanto ricorda gli anni del Kaiser in Ferrari. 

E anche se non ci fossero tutti questi perché, queste giustificazioni, anche se fosse solo l'immagine di un pilota che raggiunge i numeri di un altro pilota, andrebbe bene comunque. I numeri sono senz'anima, e il superamento delle vittorie non significa che uno sia meglio di un altro, ma la storia è da celebrare, per mantenerla viva. 

Ieri - al Nurburgring - grazie a Mick, alla famiglia Schumacher e grazie a Lewis, Michael c'era. Era lì, tra i suoi tifosi tedeschi e nel casco donato a un campione che lo guardava correre quando era bambino. Senza quel gesto ci sarebbe stato un po' meno, un po' più sbiadito dei nostri ricordi, un po' meno campione nella memoria di questo sport. 

Allora basta con queste polemiche inutili, perché d'altronde, chi siamo noi per dire che quel casco non andava donato? 

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Quella volta in cui Ricciardo girò al Nurburgring con la sua Fiat Punto (e uscì di pista)

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