Interismo. La parola chiave intorno alla scelta di Christian Chivu si riassume nei valori più autentici della famiglia nerazzurra. Ex grande calciatore della migliore generazione della storia del club, ex tripletista nel 2010 e simbolo di attaccamento alla maglia, è certamente, sotto questo aspetto, una figura che mette tutti d’accordo. Un legame viscerale con i tifosi del Biscione che si è rafforzato dopo l’infortunio del 6 gennaio 2010, quando durante la partita contro il Chievo, a causa di uno scontro di gioco con Pellissier, riportò gravi fratture al cranio e rischiò di morire. Gli anni successivi in campo, con il caschetto protettivo, ne hanno fatto un simbolo di resilienza, carattere.

Ora però Chivu è chiamato a una sfida più grande. Dovrà sedere sulla panchina che, fino a pochi giorni fa, era di Simone Inzaghi, capace, in quattro anni di lavoro, di sognare altissimo, ma anche cadere rovinosamente. Un sentimento dolce amaro in casa Inter che, dopo il 5-0 rimediato in finale di Champions League, si è fatto più aspro e, in qualche modo, va superato. E’ lui l’uomo giusto per rialzarsi? Conoscendo il suo carattere c’è da essere ottimisti. Christian da Resita, città industriale della regione del Banato in Romania, è uno che combatte e non si tira mai indietro quando l’impresa sembra ardua.
Ma perché l’Inter ha scelto lui? Qui ci sono da fare più di una valutazione. Chiuso il capitolo Inzaghi, Marotta e Ausilio, hanno provato a fare carte false per portare a Milano, sponda nerazzurra, Cesc Fabregas. L’allenatore del Como, dopo i no a Roma, Lipsia e Bayern Leverkusen, all’Inter aveva strizzato l’occhio. Sembrava si potesse fare fino a quando il ricco e potente presidente Mirwna Suwarso non ha detto no. Saltato tutto, pareva si fosse finiti in mezzo a una strada. Il no al club che aveva appena perso una finale di Champions League era apparso inaccettabile. Quindi, anche per l’impellente impegno del Mondiale per Club, non vi è stata scelta: Chivu. Qui si è fatto veloce: accordo con il Parma per il via libera e proposta di contratto biennale a un personaggio del calcio legato a stretto filo con i colori nerazzurri. Tutto pare in linea se non la consapevolezza che si è trattato di un piano B.
Arrivare da riserva non è mai il modo giusto per entrare nell’ambiente con autorità e può generare nell’ambiente un sentimento quasi di resa. L’allenatore romeno, in effetti, non può nemmeno mostrare il curriculum per solidificare la sua posizione. Il suo palmares è un campionato vinto con la primavera e l’ottimo lavoro portato a termine a Parma con una salvezza che non era scontata da raggiungere. I segnali sono buoni, ma ci si chiede se sia pronto per guidare una squadra che ambisce a vincere tutto, con tante personalità forti nello spogliatoio.
Secondo le linee tracciate dalla nuova proprietà Oaktree che chiede ingaggi meno onerosi, rosa ringiovanita e tanto lavoro sullo sviluppo dei giovani, sembra il profilo perfetto. Addirittura Andrea Stramaccioni che, dopo tanti successi con la Primavera, si trovò ad allenare l’Inter nella tumultuosa stagione 2012/2013, lo ritiene più adatto a Fabregas: “"Già allora aveva una visione simile agli allenatori. Per me è l'uomo giusto per proseguire il progetto iniziato con Simone: Cesc invece avrebbe portato la rivoluzione”. Anche tatticamente rappresenta una scelta di continuità. Chivu principalmente piazza una difesa a tre e sviluppa un gioco concreto, senza voli pindarici.
La palla per questo passa alla società. Quali sono i veri obiettivi di questa nuova Inter? Le risposte, anche sulla scelta di Chivu, ce le darà il mercato. Dopo gli acquisti di Luis Henrique e Sucic, ci si aspettano colpi piuttosto importanti per ridare vigore a una rosa che probabilmente perderà alcuni dei pezzi più iconici: Chala, Acerbi, Mkhitaryan su tutti. Non dovessero arrivare, la prossima stagione per l’Inter, sarà una scommessa. E, visti i movimenti delle altre big italiane, un allenatore che ha fatto solo un campionato primavera, va aiutato con uno squadrone. Sempre che l’Inter voglia continuare a essere l’Inter.
