L’Inter vuole Fabregas per il dopo Inzaghi. Ormai si gioca a caste scoperte. In queste ore, infatti, il direttore sportivo Piero Ausilio sta facendo di tutto per convincere l’allenatore spagnolo ad accettare la proposta che la società, anche secondo quanto da noi ricostruito, gli avrebbe recapitato da tempo. Siamo al gioco delle percentuali, perché dai primi approcci pare che il probabile accordo sia sfumato. Vuoi per l’intervento del ricchissimo Mirwan Suwarso che, durante il Festiva SXSW London, ha tenuto a precisare che il progetto Como calcio è "Solo all’inizio e ruota intorno a Cesc Fabregas". Parole decisive affermate di fronte a migliaia di persone e dallo stesso palco sul quale era seduto anche il tecnico. Vuoi per la posizione dell’allenatore che ha confermato l’unione di intenti con la società. Però l’inter non molla.

Ausilio è volato a Londra per più di un appuntamento di mercato, ma nel caso in cui si aprisse uno spiraglio, proverebbe ancora a portare in nerazzurro il tecnico che vorrebbe con lui per cominciare un nuovo ciclo. Perché, come sappiamo, quello di Simone Inzaghi era finito prima della drammatica finale di Monaco di Baviera. Era dal 13 maggio che lo spogliatoio sapeva e provava lo stesso a stare unito per raggiungere l’obiettivo Champions, il sogno più grande di tutti i quattro anni di lavoro.
Sconfitti poi sul campo, umiliati dal PSG, ma se si guardano i soldi l’inter può sorridere. La stagione ha portato tantissimo grano nelle casse della società. Il 30 giugno infatti si chiuderà il miglior bilancio della storia moderna del club: ricavi più alti di sempre per una squadra italiana con un fatturato che supera il mezzo miliardo di euro e un utile, al netto delle tasse, di 25 milioni. Si può comprare e, come trapela dall’ambiente, ci sono le basi per costruire ancora una grande Inter. E l’indetikit perfetta è quella di un allenatore dello status di Fabregas, capace con il Como di mettere in mostra gioco appassionante, visione dei talenti da sviluppare e risultati. Oggi chiudiamo la giornata con un quasi no, perché la strada pare segnata. Ma sappiamo che le vie del mercato sono infinite.

Diamoci un’alternativa. E quella più giusta, veloce, che potrebbe calzare a pennello per essere già pronti per il Mondiale per Club con data di inizio 18 giugno, è rappresentata da Patrick Vieira. L’allenatore francese, arrivato in Serie A come un oggetto misterioso in panchina, ha dimostrato di saperci fare. Il suo Genoa si è salvato senza affanni con una media punti impressionate (1.47 a partita), la più alta dei rossoblù dai tempi di Gasperini. La scuola è quella del Manchester City, quindi uscita palla a terra dalla difesa, terzini che si alzano sulla linea dei centrocampisti, tocchi palla veloce e centrali di difesa che impostano. Tutto senza integralismi, perché se non hai la qualità della rosa di Guardiola, a volte c’è da adattarsi. In più si è notata la propensione a lanciare i giovani, come è accaduto con Masini e Venturino, e la capacità di riportare sempre la prestazione a casa. Caratteristiche che identificano un allenatore pronto per il grande salto. Poi va aggiunto che si parla di un campione. Perché quando scendeva in campo Patrick era il numero uno ad altissimi livelli, anche in Italia con la maglia di Juve e Inter.
La stampa mainstream ci mette davanti anche all’ipotesi di Chivu. Bravo sì, intersita ok, ma onestamente ci viene la tristezza come quando apriamo la dispensa e troviamo le fette biscottate integrali. Chi, come noi, vede il calcio con uno sguardo più ampio e coraggioso, spera sempre in uno spunto creativo. E c’è da chiedersi perché in questo sport, soprattuto in Italia, questo non avvenga. Se le società sono ormai aziende, perché non si punta mai su manager preparati e con visioni meno conservatrici del gioco? Il pallone italiano è come la pizza: si pensa che sappiamo farla solo noi, ma non è vero. La ricetta e il sistema di lievitazione l’hanno imparato tutti e, se vai all’estero, la pizza puoi trovarla anche molto buona. Ma guai a dirlo.

Allora proviamo noi fornire un’idea al tema di Ausilio. C’è un allenatore in Francia, quest’anno ha guidato lo Strasburgo prendendo la panchina a Vieira, che è un autentico genio. Si chiama Liam Rosenoir, ex calciatore inglese, figlio d’arte e allenatore che ha compiuto un autentico miracolo in questo campionato. 40 anni, phisique du role da predestinato, ha preso in mano la squadra in orbita del gruppo Chelsea e ha stravolto le gerarchie, arrivando a 4 punti dalla Champions League e qualificandosi per i preliminari di Conference League con una rosa di ragazzini. Gioco apppassionante e palla che gira a mille all’ora. Vero, in Italia gli esperimenti fanno paura, ma chi sarebbero le certezze? Allegri come ha fatto il Milan? O il fantasma di Mourinho che chiederebbero alcuni tifosi? Allora meglio giocarsi la carta giusta per scrivere il futuro. Sì, Rosenoir è il nome rivoluzionario per l’Inter nel caso in cui non si facesse Faregas. Ne sentirete parlare.
