Non è stato un torneo facile per Jannik Sinner, Rotterdam rappresentava una tappa fondamentale per la conferma del suo nuovo ruolo di star mondiale, per due motivi: mancavano i primi tre giocatori del mondo (Djokovic, Alcaraz e Medvedev) e soprattutto, c’era in palio l’occasione di diventare il primo giocatore della storia del tennis maschile italiano, a raggiungere la terza posizione del ranking ATP. Questi due fattori, che di certo creavano pressioni ed aspettative, uniti alle fatiche di Melbourne, fisiche e mentali - considerando anche tutte le vicende extracampo, tra conferenze stampa, inviti al Quirinale e a Sanremo - potevano rimandare l’appuntamento di Sinner con la storia (italiana certo, ma sempre storia rimane) alla prossima occasione.
Invece, come ormai gli abbiamo visto fare molte volte, Jannik ha eliminato qualsiasi pensiero che potesse allontanarlo dal risultato finale, facendo quello che solo i campioni sanno fare: rendere al massimo con quello che aveva ogni giorno, che fosse tanto, come nelle partite con van de Zandschulp e Griekspoor, o poco, come contro Monfils e Raonic. È stato un torneo dove ha fatto molta autocritica, poco soddisfatto del suo livello di gioco, dopo il quarto di finale contro Raonic ha addirittura ammesso di aver giocato peggio del suo avversario nel primo set (unico set giocato nella partita, visto il ritiro del canadese ad inizio secondo); proprio per questo la vittoria finale è così importante, vincere quando non si è al top, qualunque siano i motivi, è ciò che separa i giocatori forti dai campioni.
La finale è stata la partita più complicata, anche più di quella contro Monfils dove comunque ha perso un set, De MInaur sta giocando il miglior tennis della sua vita e per larghi tratti è stato superiore a Sinner, riuscendo a imporre spesso e volentieri il suo ritmo; una vera novità nelle sfide tra i due, sempre improntate sulla falsariga che conosciamo bene, con Sinner a costringere l’australiano ad una partita di sacrificio, di corse e tanta frustrazione. Il De Minaur visto oggi merita sicuramente il suo posto tra i primi 10 giocatori del ranking ATP(sarà numero 9 da domani), la sua unica sfortuna è stata quella di avere davanti il più forte giocatore del mondo al momento, che anche in una giornata complicata, seppur in difficoltà fisica, ha trovato il suo miglior tennis nei momenti importanti (sul 5-5 del primo set e sul 4-3 nel secondo), imparando l’arte di essere cinico, sfruttando le pochissime occasioni a disposizione.
Il parziale del 2024 per Sinner dice 12 vittorie e 0 sconfitte, due trofei vinti e una sensazione di superiorità che dà ogni volta che scende campo, qualunque sia l’avversario. Pensateci, in queste 12 partite, quando avete pensato, guardandole, che avrebbe veramente potuto perdere? Forse solamente contro Medvedev, in parte anche contro Djokovic (ma solo per i poteri quasi sovrannaturali del serbo, che trascendono la razionalità), negli altri incontri, per quanto fosse in difficoltà (e lo ripetiamo, oggi lo è stato tantissimo), non ha mai dato l’impressione di poter perdere davvero, mai abbiamo pensato ad esempio “ecco adesso se perde questo game non può più recuperare” oppure “ci vuole un’impresa per vincere questa partita”.
La nuova normalità a cui ci ha abituato Sinner è questa: quando gioca non contempliamo più che possa perdere, considerando l’attuale distanza tra lui e gli altri, ci sembra quasi impossibile. De Minaur a fine partita, scherzosamente, gli ha chiesto se avesse intenzione di perdere una partita quest’anno prima o poi; ovviamente la perderà, ne perderà più di una, ma in questo momento il dominio che sta imponendo sul circuito, in attesa del ritorno di Djokovic, è veramente impressionante. E da domani sarà anche il nuovo numero 3 del mondo, come detto, il primo italiano della storia a riuscirci, tutto a soli 22 anni. Auguri sinceri alla concorrenza, perché questo Sinner fa paura.