Luca Marini è ingombrante. Fermi tutti però, perché Valentino Rossi, la VR46 e tutto ciò che ruota intorno alla leggenda di Tavullia non c’entrano proprio niente: Luca Marini è ingombrante davvero. Nel senso che è alto un metro e ottantaquattro e che la RC213V è la moto più piccolina di tutta la MotoGP. Così, un po’ per evitare di dare notizie che non è ancora il momento di dare e un po’ per sviare il discorso, Joan Mir ha puntato proprio su questo aspetto quando gli hanno chiesto cosa ne pensasse del probabile arrivo di Marini nel box del Team Repsol.
“Si vedranno solo guanti e ginocchia” – ha scherzato il campione del mondo del 2020. Non una polemica, meno che mai un modo freddo per dare il benvenuto al nuovo possibile compagno di squadra, ma una semplice battuta per evidenziare, con un sorriso che cela amarezza, il vero problema della Honda: un progetto da rifare da zero. Insomma, Marini o chiunque altro, per Joan Mir il problema resta la moto, che è diversa persino nelle dimensioni da tutte le altre. Anche perché, sul profilo ideale del nuovo compagno di squadra, Joan Mir aveva già detto la sua: “Ci vorrebbe un pilota con grande esperienza, perché non si tratta di sistemare un paio di settaggi, ma di rivedere tutto dall’inizio. L’obiettivo deve essere quello di sviluppare la moto poi le vittorie saranno una conseguenza, ma bisognerà avere pazienza”.
Quanto a esperienza, Luca Marini non è sicuramente il pilota che ha più anni di MotoGP sulle spalle, ma è altrettanto certamente uno molto orientato al lavoro di sviluppo, un puntiglioso che parla molto con i tecnici e che studia i dati molto di più di quei piloti che invece si affidano solo al polso destro e all’istinto. E, poi, viene anche da tre stagioni sulla migliore moto, tanto che Joan Mir sottolinea proprio questo: “Sarà estremamente emozionante vedere un pilota Ducati salire per la prima volta su una RC213V attuale. Questo primo feedback sarà interessante. Conosco Luca e mi piace: è un pilota intelligente ed esperto. Non è un pilota spericolato che guida costantemente al limite e rischia sempre tutto in frenata". Una sottolineatura, quest'ultima, che suona tanto di frecciatina a Marc Marquez.
Ma frecciatina o meno, Marini o meno, sarà la Honda a dover fare il lavoro più grosso, con Joan Mir che rinnova la fiducia verso il colosso giapponese e ribadisce la sua intenzione di non scendere dalla nave, come invece ha scelto di fare Marc Marquez. “Marc ha un’età diversa dalla mia e quindi ha un po’ meno tempo di me: vuole vincere subito o provare quantomeno a vincere subito. Io sono convinto che qualcosa cambierà – ha concluso Mir – Non so cosa, ma cambieranno molte cose. Vedo e sento cambiamenti in Honda che dall'esterno non si capiscono immediatamente. Con un colosso come Honda tutto richiede più tempo, ma qualcosa succederà. Lo so che da fuori è difficile, ma già qualche miglioramento c’è stato. Paradossalmente s’è visto anche a Sepang, anche se in gara ho fatto una fatica terribile e è finita come molte altre volte con una caduta. Ho avuto problemi con la pressione delle gomme subito dopo la partenza e poi, senza alcun preavviso, sono caduto. Spero di poter fare meglio in Qatar, anche per la squadra oltre che per il mio morale”.