Che Pecco Bagnaia sia l’uomo da battere in questa MotoGP è fuori discussione. Lo vedi da come arriva in circuito, dalle parole che sceglie e da come gestisce il weekend di gara, dando prova di essere il miglior interprete del nuovo format voluto da Dorna. Non solo: Pecco con la sua Ducati è uno come il numero che ha messo sul cupolino, perché nessuno con la Desmosedici - e ce ne sono altri sette - riesce a guidare così. Eppure, quando lo vedi scivolare a tredici giri dalla fine dopo aver dominato qualifiche, gara sprint e buona parte della corsa sul COTA di Austin ti chiedi come abbia fatto anche stavolta, lui che dall’anno scorso sembrava aver cambiato approccio e per di più veniva da un’altra caduta in Argentina.
Ti chiedi come abbia fatto a sbagliare ancora ed è quello che si sarà chiesto lui scivolando mentre era in fuga con Alex Rins, il quale avrebbe dovuto chiedere un miracolo alla sua Honda per passare Bagnaia: se è vero che lo spagnolo era velocissimo nello snake del T1 e poi nel T2, è altrettanto vero che in quel tratto della pista non si può passare e che l'altro, Pecco, aveva qualcosa in più per tutto il resto del tracciato. Aveva, in più, anche la consapevolezza di chi il giorno prima ha fatto una pole position con tanto di record del circuito per poi vincere la gara del sabato. Razionalmente puoi pensare ad un problema con la gomma, che è quello che ha lasciato intendere lui nell’intervista a Sky dopo la gara: “Difficile accettare per il secondo weekend di fila di cadere senza un motivo, è difficile per me dare una spiegazione”, ha raccontato. “Ovviamente sono qui a metterci la faccia sono il pilota e se sono caduto è perché ho commesso un errore io, ma sarebbe bello capire quale è stato il mio errore, questo è quello che chiederò alla mia squadra perché non sto capendo come sia possibile fare sessanta, ottanta giri in tre giorni e poi cadere il giorno della gara senza fare niente di diverso”.
Col tempo, a mente fredda, Pecco comincerà a pensare che è caduto lui come sono caduti una buona metà dei piloti, probabilmente a causa di una gomma al limite della praticabilità - la hard scelta all’unanimità per l’anteriore - che oltretutto è stata sfruttata quasi esclusivamente nel sabato della Sprint Race perché per tutto il venerdì hanno lavorato con la gomma media. E poi, se è vero che le cadute e gli errori era più facile aspettarseli tra curva 11 e 12, vale a dire nelle due frenate in cui dai trecento orari si raggiungono velocità da centri abitati, dove Bagnaia ha lanciato la moto era caduto anche Jorge Martín in qualifica, a testimonianza del fatto che se vai troppo forte non è certo impossibile sbagliare. Ma questi sono tecnicismi, roba troppo raffinata e mai troppo vera finché si parla di piloti.
Piuttosto, anche se è difficile crederci a vederlo sempre così composto e principesco, la verità è che Pecco Bagnaia è un pilota portato a esagerare: lo fa più degli altri perché è uno che chiede di più a se stesso, non si perdona e pretende la perfezione, motivo per cui dovrà ricordarsi che facendo le corse non può essere quello il suo obiettivo. Non puoi fare venti giri uguali (nemmeno due per la verità) figuriamoci una gara o una stagione intera.
A uno così diresti che dovrebbe trovare la forza di accontentarsi, di chiudere un pochino e a guardare le cose da più lontano. È anche vero che se si fosse accontentato oggi probabilmente lo avrebbe fatto anche lo scorso anno e chissà quante altre volte in vita sua, una strategia con cui in MotoGP neanche ci arrivi. Pecco è così, tutto o niente, corre col cuore su di una moto rossa e sbaglia mentre in quel box Davide Tardozzi si inginocchia per terra. Ci vorrebbe un po' di leggerezza da quelle parti, specialmente quando le cose vanno male.
Anche perché Bagnaia ha avuto la grossa fortuna di cascare in piedi: Marc Marquez ed Enea Bastianini, probabilmente i rivali più credibili per il titolo nonché i migliori sul COTA assieme a Rins che la gara l’ha vinta, sono ancora fermi a zero o poco più e Pecco non è nemmeno chiamato alla folle rincorsa dello scorso anno. Quello che dovrà fare Bagnaia, semmai, è imporsi un obiettivo difficile per restare sveglio e tenere alta la concentrazione, una cosa come superare i 10 podi raggiunti lo scorso anno: il suo primo avversario quest’anno è lui e farà meglio a provare a battersi prima che lo faccia qualcun altro.