Il trailer del documentario apre su Gigi Dall’Igna alla sua prima conferenza stampa da uomo Ducati, nello specifico da Direttore Generale Ducati Corse: “Sono qui per vincere il campionato”, dice scandendo bene le parole. Si passa poi a Claudio Domenicali che ricorda quanto a Borgo Panigale abbiano investito nella MotoGP. È una storia che parte da lontano questa, quando i ‘Bologna Bullets’, così li chiamano gli inglesi, decisero di passare ai prototipi dopo aver dominato la Superbike, un po’ come ha fatto l’Aprilia in tempi più recenti. La Desmosedici di vent’anni fa era radicalmente diversa da quella di oggi, ma incredibilmente il carattere della moto è rimasto lo stesso: vuoi il caso, il marketing o tutti e due, quel proiettile rosso è da sempre veloce oltre misura e difficile da far girare. Su questo compromesso sono passati in molti, da Loris Capirossi a Casey Stoner, da Valentino Rossi a Jorge Lorenzo. In due, a 15 anni di distanza, hanno avuto il privilegio di trovarsi nel posto giusto al momento giusto per scrivere un pezzo di storia. Nel mezzo, un oceano da attraversare a nuoto. È questo che vuole raccontare ‘La Resurrezione Ducati’, un breve documentario prodotto da Dorna disponibile dal 3 marzo sul sito ufficiale della MotoGP. Dentro, compressi come le magliette in uno zaino da viaggio, ci sono gli anni duri, i momenti chiave e le storie che hanno portato Ducati a vincere tutto il possibile lo scorso anno dopo un lungo periodo di frustrazioni.
Ci sono gli anni di Valentino, con Uccio Salucci che semplifica la sofferenza con una frase impossibile da fraintendere: “la moto era un blocco di ferro”. Poi arriviamo ai due Andrea di cui ancora si parla pensando ai coinquilini che oggi abitano il box rosso, Iannone e Dovizioso: il Dovi, che ci era andato vicinissimo dando tutto sé stesso e anche qualcosa di più, ha chiuso il rapporto con Borgo Panigale come fosse il peggiore dei divorzi mescolando rancore, silenzi, accuse e rimpianti.
Lì dentro c’è stato anche Jorge Lorenzo. Troppa frenesia da entrambi le parti, lui che si sente voler male in Yamaha dopo il titolo del 2015 e Ducati che era disposta a spendere qualunque cifra per mettersi in casa un pilota in grado di dominare. Chissà, se Lorenzo non avesse firmato con Honda poco prima di correre al Mugello forse oggi staremmo raccontando una storia diversa. Oggi si può dire che è meglio così: più hai sete e più l’acqua diventa buona.
Così, messa in un angolo l’ansia, un po’ per scelta e un po’ per mancanza di alternative, Ducati ha cominciato a lavorare con un metodo diverso, pensando soltanto a fare la moto perfetta, a lavorare bene e a guardare avanti. Francesco Bagnaia ha ricalcato lo sforzo, arrivando in cima al mondo in rimonta. “Sentivo tutta questa pressione, tutto questo peso”, racconta Pecco alle telecamere. E Gabriele ‘il bistecca’ Conti, uno che li ha visti passare tutti, lo ammette candidamente: “Il titolo non era più un sogno, era un’ossessione”. È questo che vuole raccontare ‘La Resurrezione Ducati’, un percorso che ha portato dal primo titolo vinto nel 2007 al secondo di quindici anni più tardi, titolo che a differenza del primo ha ormai aperto un nuovo ciclo nel mondo delle corse. Ora, almeno per un po’, la strada sarà in discesa. Loro dovranno approfittarne per prendere velocità.