Manca meno di un mese alla prima gara dell’anno in MotoGP: Mauro Sanchini, mentre Sky presenta la stagione 2023 all’Autodromo di Monza, ha gli occhi che ancora brillano per il finale del 2022, quando tra urla e lacrime l’Italia ha festeggiato il mondiale di Pecco Bagnaia e Ducati. Lo incontriamo in una sala che affaccia sulla pitlane del circuito mentre guarda le automobili che Sky ha messo a disposizione degli invitati, una decina di mezzi ad elevata resa emozionale: un paio di Ferrari, una Lamborghini Aventador, il meglio della gamma Mercedes AMG e due velocissime BMW M. Niente al di sotto dei 400 cavalli, molte al di sopra dei 600. “Te lo fai un giro con una di queste?”, gli chiediamo. Lui alza le spalle: “Mica te le fanno guidare, ti siedi a fianco e guardi”. Però non è così, le auto a questa presentazione Sky si guidano davvero. Quando gli diamo la notizia lui si accende e si agita, dà una gomitata a Mattia Pasini che gli è seduto vicino e si precipita al banco accrediti per prenotare un turno in pista. Anche se la pista la conosce già, se ci ha girato tanto e se l’asfalto è umido, perché se hai fatto il pilota questo prurito non te lo toglie nessuno. Così prima di abbandonarlo all’asfalto di Monza ci sediamo per fare due parole sulla stagione.
Mauro, come vedi questo 2023?
“Intanto non dimentichiamo di festeggiare per bene il 2022. Caspita, io ogni tanto ci ripenso: Ducati che torna a vincere un mondiale dopo 15 anni, un pilota italiano… Tolto 2015, quando Valentino Rossi l’ha perso per un pelo, era veramente da molto tempo che uno dei nostri non vinceva il titolo in MotoGP. È stato bello, una grande rimonta. Probabilmente abbiamo anche vissuto un passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione, perché adesso in griglia ci sono molti giovani e questa cosa mi piace molto. Il 2023 sarà incredibile, ci sono tantissimi aspetti che mi caricano. Innanzitutto Pecco, che parte col numero 1”.
Da romantico questa cosa ti avrà fatto un gran piacere, giusto?
“Sì, e mi auguro anche che gli vada benissimo perché i piloti danno sempre la colpa al numero quando scelgono l'1 e non riescono a vincere due titoli in fila. Io da ragazzino andavo a Misano a vedere Lawson, Schwantz, Rainey… per me i primi cinque nel mondiale dovrebbero avere l’1, il 2, il 3 e così via, sarebbe un modo per identificarli subito. Detto questo abbiamo Pecco ma anche Enea Bastianini, che è fortissimo. Se si sistema in alcune piste che magari gli sono più indigeste diventa una bella gatta da pelare anche per Pecco, Ducati ha davvero una grande squadra. Poi cambieranno tanti aspetti: l’Aprilia sta continuando a crescere e bisognerà capire se Honda e Yamaha riusciranno a reagire tecnicamente, perché i piloti non sono in discussione. Con l’anno scorso si è aperto un ciclo, Ducati ha sofferto per tanti anni e ora tocca ai giapponesi rincorrere. Sono curioso di vedere quanto ci metteranno. Anche perché ho visto un Marc Marquez molto in forma, sportivamente mi spaventa tanto”.
Anche con questa Honda?
“Allora, probabilmente la moto ancora non è a posto, però io non voglio nemmeno dare troppo credito a quello che si è visto in Malesia. Secondo me Marquez si è un po’ nascosto, e anche se probabilmente Ducati è ancora superiore sappiamo anche che lui una pezza sa metterla in tutte le condizioni. Probabilmente è più vicino di quello che ha lasciato intendere nei test. Anche perché quando spingi la casa costruttrice a lavorare forte hai tutto l’interesse a non farti vedere davanti: se chiedi molto di più agli ingegneri e poi sei primo loro come fanno a prenderti sul serio? Invece io credo che lui stia tenendo altissima la tensione in Honda perché vuole una moto più competitiva di quella che ha, o almeno questa è la mia ipotesi. Diciamo che Honda non è Ducati, ma non è nemmeno così lontana come sembra adesso: credo che a Portimaõ lo vedremo più avanti”.
In questi giorni si parla molto della nuova centralina Magneti Marelli che verrà data esclusivamente agli ufficiali. Pensi che questo ci riporterà ad una MotoGP in cui possono vincere quasi soltanto i piloti che guidano moto factory, magari penalizzando una Ducati che deve un po’ rinunciare allo scambio di dati?
“Credo di no. La filosofia di Dorna, assieme alla Magneti Marelli, è stata quella di adottare una soluzione per rendere tutti più vicini, per restituirci gare più spettacolari. È vero che molte persone si sono lamentate per i tanti vincitori diversi, però questo non succede perché il livello è basso. Io credo sia esattamente il contrario: il livello è elevato sia per quanto riguarda le moto che per i piloti. Andare ad ampliare di nuovo questo divario mi sembra un controsenso. Immagino che stiano lavorando per fare innovazione tecnologica a partire dagli ufficiali, ma non credo che ci sia una differenza molto importante tra le due componentistiche. Non mi aspetto grande divario”.
Su MOW abbiamo scritto che Marc Marquez dovrebbe pensare all’Aprilia: se si stufa di Honda e in Ducati non lo vogliono KTM sarebbe più logico, ma Noale più romantico. Come vedresti una storia così?
“Sarebbe una storia bellissima, il problema è che Marquez ha ancora altre due stagioni da correre con Honda. È vero anche che comincia ad andare avanti con l’età, quindi potrebbe anche cercare una nuova vita altrove”.
La sensazione è che se la Honda non dovesse venirgli incontro tecnicamente, nel giro di sei mesi potrebbe anche rinunciare al suo contratto con un anno di anticipo. Probabilmente ad oggi la sua voglia di vincere ha superato di gran lunga quella di guadagnare.
“Sinceramente io ero convinto che Marquez avrebbe lasciato la Honda già qualche anno fa: lui ha sempre cercato di replicare - o migliorare - quanto fatto da Valentino Rossi e obiettivamente dopo aver vinto tanto con la Honda pensavo che per lui fosse arrivato il momento giusto per passare a Ducati. In quel modo avrebbe potuto fare quello che a Vale non è mai riuscito, tra l’altro gli sarebbe anche andata bene perché avrebbe trovato una delle moto migliori di sempre. Valentino con Ducati ha dovuto i conti con una situazione più complicata. Invece quella volta Marquez ha fatto un contratto di quattro anni e mi ha sorpreso, probabilmente è stata anche la scelta giusta. Certo, potrebbe davvero cercare uno stimolo come l’Aprilia per andare avanti. Poi bisogna vedere anche cosa vorrà fare la Honda, magari vorranno tenerselo fino a fine carriera e spingeranno molto per questo”.
Parliamo di Yamaha: a Sepang hanno trovato la velocità sul passo, ma sul giro secco fanno una grandissima fatica. Che spiegazione ti sei dato?
“Io non lo so e credo che non lo sappiano neanche loro, altrimenti avrebbero risolto il problema! Comunque provo ad immaginarlo: io continuo a pensare a quando Valentino Rossi diceva che mancava grip: è vero che Fabio Quartararo ha uno stile che si adatta meglio alla moto e forse lo stile di guida di Valentino necessitava di più grip, però col senno di poi mi viene da dire che Vale aveva ragione e in Yamaha non l’hanno ascoltato. Se hai più potenza vai più forte sul dritto, ma rischi di perdere quell’extra grip che ti offre la gomma nuova e il posteriore continua a scivolare, così diventa controproducente. Tant’è che nei tempi sul giro singolo Yamaha ha sempre faticato molto, specialmente negli ultimi anni: c’è un motivo se fanno fatica sul bagnato. Dovizioso per esempio ha fatto malissimo, ma lui era uno di quelli che sotto l’acqua vinceva le gare. Probabilmente devono riuscire a sfruttare bene il grip meccanico come fanno già Ducati e Aprilia riescono. Comunque ripeto: è una mia ipotesi, non mi metto mai davanti agli ingegneri”.
Chi sarà, secondo te, la sorpresa dell’anno?
“Punto sui piloti del Team RNF, Miguel Oliveira e Raul Fernandez”.
Ti piacerebbe rinunciare per un giorno alla cabina di commento e passare le cuffie a Valentino Rossi? Ci state provando con il team di Sky?
“Ah, molto volentieri! Sarebbe bello anche per noi, perché averlo è sempre un valore aggiunto. Poi lui è divertente, noi abitiamo vicini… ma non so se lo vedremo mai. Vale deve già seguire il campionato con le macchine, ha tanti impegni di suo e soprattutto quando viene in circuito gli piace stare nel suo team: va in pista a vedere Luca e Bez, cerca di capire come potrebbero migliorare, sta nel box. È rimasto molto pilota dentro, non viene tanto come spettatore. Però magari, sarebbe bello. Io gliel’ho sempre detto: se vuoi fare una gara o un turno ti presto la mia cuffia, ci vado io a vedere le moto da bordo pista”.
Chiudiamo con le gare sprint: Dani Pedrosa è convinto che i piloti spingeranno costantemente dal primo all’ultimo giro e che di conseguenza vedremo meno sorpassi, anche se forse più cadute. Tu che ti aspetti?
“Il problema dei sorpassi in MotoGP secondo me non è legato al fatto che la gara sia lunga o corta, è un tema di vecchia data: se tu guardi le gare di Valentino, Pedrosa, Lorenzo e Stoner non è che ci fossero tutti questi sorpassi. Questo perché i sorpassi avvengono quando il mezzo tecnico ha un limite elevato e permette al pilota di non superarlo per inventare qualcosa, così man mano che aumentano potenza, aerodinamica e impianti frenanti diventa sempre più difficile. Tu, in Qatar a 360 Km/h, freni a 170 metri: se quello dietro vuole provarci deve frenare venti metri più avanti e va lungo. Poi se prende la scia gli manca il freno aerodinamico allunga ancora, quindi diventa davvero complicatissimo. Oltretutto basta guardare i tempi sul giro, loro martellano dall’inizio alla fine e per chi è dietro è difficile trovare un varco. Io l’ho detto anche agli addetti ai lavori: togliamo i freni in carbonio, mettendo qualcosa di sicuro ma facendo in modo di ridurre un po’ la potenza frenante. In questo modo chi è dietro si può inventare il numero. Per fare come Schwantz al Motodrom di Hockenheim o Bayliss qui a Monza devi avere spazio. La gara sprint secondo me cambierà poco le logiche della corsa, per aumentare lo spettacolo ci vorrebbero moto più leggere e meno potenti. Detto questo, per me la gara sprint sarà una bomba, non è mai già scritta e ti avvicina alla domenica con tanti nuovi punti di vista”.