Con un comunicato piuttosto sintetico nella giornata di ieri, Dorna ha annunciato l’allontanamento di Dan Rossomondo, Chief Commercial Officer of MotoGP, dall’organizzazione del motomondiale a partire dal primo gennaio 2026. Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato della MotoGP, ha commentato così la vicenda in un comunicato consultabile anche sul sito della MotoGP: “Dan è stato una parte importante dell’evoluzione commerciale della MotoGP e un membro fidato del nostro team. Gli siamo grati per la dedizione e l’impatto positivo che ha avuto nello sport. Gli auguriamo il meglio per il futuro”. La risposta, poche righe più in basso, è decisamente sterile: “Vorrei ringraziare Carmelo e tutta la squadra per tutto il supporto ricevuto negli ultimi tre anni”, ha scritto Rossomondo, che di certo ha imparato qualche frase di circostanza dai piloti al parco chiuso. “Ho amato imparare cose su questo sport meraviglioso e sono diventato un vero appassionato. Continuerò a tifare per vederlo crescere negli Stati Uniti mentre torno a casa per stare di più con la mia famiglia”.
Un annuncio così ha fatto sollevare più di un sopracciglio nel paddock. Per i tempi e per i modi, ma soprattutto perché questa storia ricorda il cameo di Leonard Nimoy in una puntata dei Simpson, che poi è la stessa scena che ha reso famosa Sailor Moon tra gli under 20: “Il mio lavoro qui è finito”, dice Nimoy, o se preferite Milord. E la risposta: “Ma non hai fatto niente!”.
La reazione al suo ingresso in Dorna fu, oggi possiamo dirlo, spropositata: la MotoGP diventerà americana, si diceva. Ci toglieranno le corse per renderle uno spettacolino, sarà come l’NBA dove una partita è fatta più di intrattenimento per il pubblico che di gioco effettivo. Eppure, tre anni dopo quasi nulla è cambiato. La cosa più americana arrivata in MotoGP è stata, qualche mese fa, la nuova cerimonia di partenza, con i piloti ad ascoltare l’inno del paese ospitante lontani dalle moto, idea che comunque non è stata necessariamente partorita da Rossomondo.
Il manager statunitense, si racconta nel paddock, è stato allontanato da Carlos Ezpeleta, figlio di Carmelo, per alcune divergenze interne. D’altronde è un fatto che la gestione degli Ezpeleta abbia una forte impronta famigliare, il che non è necessariamente un male, o almeno non sempre: da una parte grande passione per il prodotto e una conoscenza sconfinata dello stesso, dall’altra difficoltà a delegare e affidarsi ad esterni. La famiglia è forte, per cui non farne parte risulta decisamente complicato. È possibile quindi che gli Ezpeleta l’abbiano voluto per trovare nuove idee, avvicinare il prodotto al pubblico statunitense e dialogare con Liberty Media senza però trovare l’intesa sperata con Rossomondo, il quale a sua volta potrebbe essersi sentito poco coinvolto nella causa.
Questa, per quanto verosimile, resta un’ipotesi. È invece piuttosto interessante notare come Liberty Media, che alla festa di fine stagione organizzata da Dorna aveva i posti a sedere più centrali e prestigiosi, non stia ancora intervenendo sull’organizzazione del campionato, su nuove procedure e, in generale, su nuovi modo di intendere lo sport. La sensazione però è che lo farà molto presto, magari proprio partendo da questo brevissimo inverno che, per molti, sarà quello dei grandi cambiamenti.