È la mattina dei test a Valencia, la pista umida tiene i piloti nei box. Ne abbiamo approfittato per scambiare due parole con Jorge Lorenzo sulla stagione appena passata, quella che arriva e di quello che c’è in mezzo. Lui ride, racconta del rapporto con Valentino e dei piloti che prenderebbe, di Bagnaia e di Acosta, delle sorprese di quest’anno e di quello che vedremo nel 2026, quando a quanto pare farà da coach per Mavericks Vinales.
Sei ancora sulla bocca di tutti, tutti ti chiamano, tutti ti sognano ancora in pista.
“Finalmente, no? Filalmente tutti gli appassionati spagnoli stanno con i piloti spagnoli, no? Perché dieci anni fa non era così. Quindi sono contento che sia cambiato la dinamica”.
A proposito, durante i MotoGP Awards abbiamo sentito dei fischi per Valentino Rossi, che io non avevo mai sentito in vita mia.
“I fischi sono un disastro, non si devono fare perché nessuno li merita. Non li merita in generale nessuno in questo mondo, ma in particolare gli sportivi: ci sacrifichiamo per ottenere cose buone nello sport, diamo tutto e non facciamo male a nessuno, non meritiamo nessun tipo di fischio. Né Marc li meritava nel passato, né Valentino li merita oggi” .
Sei stato bravissimo con Valentino. C'è quel video in cui dici "mi è venuta la febbre gialla" e vai via col trolley 46.
“Dai, bisogna scherzare e non dare tanta importanza a cose che non sono importanti. Sono passati già dieci anni da quella gara. Siamo in pensione, Valentino e io. Lui guida ancora la macchina, ma siamo fuori dalla competizione tra di noi. Non ha senso continuare con la rivalità che prima invece era necessaria. Prima volevi tutta la tarta possibile (la torta, ndr), non volevi darla a nessuno. Per quello c’era quella rivalità estrema”.
Adesso la tarta te la smezzi con noi giornalisti perché fai il tuo podcast: devo dire che in italiano è bellissimo.
“Sì, grazie. Lo facciamo in modo informale, con il telefonino, non super professionale come quello in spagnolo (Duralavita, ndr), ma riceviamo bei commenti da parte degli italiani che seguono la MotoGP. Questo ci fa piacere”.
Un paio di anni fa in un’intervista, quando Marc Marquez era ancora in Honda, mi dicesti: "Marquez dovrà scegliere tra tanti soldi e una Ducati". E così è andata. Cosa succederà ora?
“Sai cosa succede? Che quando non hai soldi, o ne hai pochi, vuoi guadagnare più soldi. Anche se vai su di una moto teoricamente più lenta. Ma se guadagni tanto con una moto lenta e non vinci ti mancano i risultati. Avere tutte e due qualche volta non è possibile. Marquez ha messo i risultati davanti ai soldi e gli è andata bene, è tornato e adesso sicuramente nel prossimo contratto con Ducati chiederà più soldi. Fabio Quartararo è nella stessa situazione: tanti soldi Yamaha o una moto più forte?”.
Ma quale moto? Aprilia? Cosa gli consiglieresti?
“Non so se squadre e piloti cominceranno a muoversi già a fine stagione per firmare i contratti. Sicuramente qualcuno firmerà prima di Buriram, la maggioranza però aspetterà le prime tre, sette gare per capire qual è il livello. Se Quartararo comincia il mondiale con la Yamaha vincendole tutte… a quel punto avrà soldi e moto”.
Tra lui e Acosta chi prenderesti?
“Fabio ha più esperienza in MotoGP, è già stato campione del mondo e lavora tanto, anche se non so esattamente cosa faccia fuori dalle piste è uno che lavora tanto. Acosta però è un animale. Vive solo per vincere e lavora tantissimo, dalle sei del mattino alle dieci di sera. È inevitabile che avrà successo in futuro se continua così”.
Ti rivedi in lui in questa ossessione?
“Nell’ossessione sì. Come guida siamo diversi, io lavoravo di percorrenza e lui angola di più le curve, tipo Stoner. Ma a livello di fame e ossessione per vincere c’è una similitudine tra noi”.
Vedo anche una somiglianza tra te e Pecco Bagnaia nel modo di cercare una moto molto precisa, che si adatti bene… Oltre al fatto che anche lui prova sempre a dire quello che pensa anche se non sempre gli conviene, un po’ come hai fatto tu a volte. Come vedi la sua stagione?
“Tutti e due siamo molto sensibili, anche perché con l’esperienza diventi ancora più precisino. Quando sei giovane non hai paura, vai forte con tutto quello che ti danno. Poi diventi più preciso perché capisci che non è tutto forza e coraggio, hai anche bisogno che la moto sia perfetta, o a posto. Sicuramente Pecco è molto più preciso di uno Stoner o di un Marquez e questo qualche volta non è un vantaggio. Però quando Pecco ha confidenza con la moto è uno che parte forte, non fa errori ed è difficile da battere. Però deve ritrovare fiducia, non solo tecnicamente: in questo brutto momento anche in sé stesso, perché vedendo un Marc Marquez così forte è difficile averla. Deve ritrovare entusiasmo e felicità. Perché adesso sembra che sia un po’ spento. Non so come farà, ma deve ritrovare questo entusiasmo”.
Prima a microfoni spenti mi hai detto che a stupirti di più è stato Alex Marquez. Lui e Marco Bezzecchi con l’Aprilia… hanno fatto un bello step.
“Entrambi hanno sorpreso, quasi allo stesso modo. Sia Bezzecchi con l’Aprilia che Alex Marquez con Gresini: nessuno si aspettava questo rendimento. Come dico sempre, in tutti i mondiali arrivano sempre due sorprese e due delusioni”.
Dammi due sorprese e due delusioni per il 2025.
“Come sorpresa mi piacerebbe vedere il pilota che avrà Jorge Lorenzo come coach. Ma sarà dura con Marquez sulla Ducati, Bezzecchi sulla Aprilia, Acosta sulla KTM… sarà difficile batterli”.
Se dovessi scegliere due piloti per il tuo team quali sarebbero?
“Marc Marquez, anche se ha 33 anni e l’età non perdona nessuno nemmeno se ti chiami Messi, Maradona o Micheal Jordan. L’età non perdona e sicuramente arriverà un giovane in futuro a batterlo, è la vita. Marquez lo scelgo a occhi chiusi. E Pedro Acosta”.